6 vantaggi delle aziende “climate leaders” impegnate nella sostenibilità
Anticipare e accompagnare il cambiamento conviene sotto numerosi aspetti. Lo studio di Boston Consulting Group in collaborazione con il World Economic Forum
La corsa verso il Net Zero, ossia verso la neutralità climatica, si fa più accesa e urgente che mai per le imprese. Società, mercato e finanza chiedono un cambiamento rapido e autentico e gli obiettivi si fanno sempre più sfidanti, modificando, passo dopo passo, strategie e piani di business. In questo contesto, per chi saprà giocare d’anticipo, investendo sulla sostenibilità e coniugando il contrasto alla crisi climatica alla generazione di valore, non mancheranno i vantaggi, a livello economico ma non solo. Vantaggi che ritroviamo, nero su bianco, nell’ultimo studio firmato da Boston Consulting Group in collaborazione con il World Economic Forum, dall’evocativo titolo Winning the net-zero race.
Sostenibilità, i 6 vantaggi per le imprese
1. La sostenibilità attrae più talenti
La sostenibilità è sempre più un fattore determinante per attrarre talenti e mantenere i dipendenti in azienda. Una ricerca BCG di dicembre 2020 ha messo in luce come per circa metà dei dipendenti la sostenibilità sia un motivo per non scegliere un’impresa, oppure cambiare quella in cui si lavora.
2. Ricavi in aumento
Le vendite di prodotti “green”, responsabili e attenti al cambiamento climatico, stanno crescendo di più rispetto a quelle dei prodotti tradizionali. Per esempio, tra il 2017 e il 2020, negli Stati Uniti le vendite di prodotti a base vegetale sostitutivi della carne sono aumentate del 16% in più rispetto a quelle di carne “classica”. A livello globale, dal 2016 al 2019, i veicoli elettrici hanno visto una crescita delle vendite del 26% ogni anno, mentre per le macchine convenzionali si è assistito al processo inverso e le vendite sono calate del 2% ogni anno. Questi segmenti di mercato potranno essere ancora ridotti oggi rispetto a quelli più tradizionali ma hanno un grande potenziale di sviluppo.
3. Insieme al carbonio si tagliano anche i costi
C’è anche la questione non secondaria del risparmio. Ridurre le emissioni in molti casi significa diminuire costi e spese. Ad esempio, implementando un piano di efficientamento energetico oppure passando alla fornitura di energia da fonti rinnovabili, più a buon prezzo. È il caso di Unilever, che ha risparmiato 800 milioni di euro passando a energia elettrica rinnovabile a basso costo. O di Ikea, che in cinque anni ha messo da parte 130 milioni di euro introducendo energia da fonti rinnovabili. L’analisi BCG degli attuali progetti di decarbonizzazione evidenzia come le imprese di quasi tutti i principali settori possano risparmiare in maniera consistente tagliando le emissioni di Scope 1 e Scope 2[1].
4. Sostenibilità, vantaggi anche a livello di rischi regolatori
Le imprese che investono ora nella decarbonizzazione si troveranno meno in difficoltà in futuro, di fronte a normative e regolamentazioni sul carbonio che saranno sempre più stringenti. Anche qui, ci sono i dati delle analisi di Boston Consulting. Rispetto agli effetti dei dazi verdi proposti dall’Europa (Carbon Border Adjustment Mechanism[2]) su cinque settori energivori, è stato calcolato che le imprese con migliori strategie climatiche avranno margini Ebit[3] dal 2 al 12% maggiori rispetto ai ritardatari.
5. I costi di finanziamento sono minori
Per quanto concerne gli aspetti finanziari, le imprese che hanno allineato il loro business ai principi di sostenibilità e agli obiettivi di neutralità climatica hanno accesso a condizioni di finanziamento migliori. E in alcuni casi il costo del finanziamento può essere legato al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. È quello che ha fatto Enel con i suoi Sustainability-linked Bond: ha legato le proprie condizioni di debito, in qualità di emittente o mutuatario, alla strategia di sostenibilità dell’azienda, incentivando così il raggiungimento di alcuni obiettivi di performance.
6. Più valore per gli azionisti
Con la sostenibilità, aumenta anche il ritorno per gli azionisti. Un report BCG di inizio 2021 ha mostrato come alcuni leader climatici nel settore energetico (come Enel, Iberdrola, Neste, NextEra Energy) abbiano generato ritorni annuali per gli azionisti di circa il 30% dal 2017 al 2020. Un risultato che si aggira intorno a quanto raggiunto da alcune grandi società tech come Google, Apple, Amazon e Facebook.
Opportunità per tutti, Pmi comprese
Lo studio Bcg porta ad esempio grandi nomi, da Unilever a Enel, passando per Ikea. Ma investire nella sostenibilità non è un elemento di competitività che comporta vantaggi solo per multinazionali e grandi aziende. Lo è, forse ancora di più, per le Pmi. Accedere a condizioni di finanziamento agevolate, risparmiare sui costi, efficientare i processi, attrarre talenti, mettersi al sicuro da rischi regolatori sono tutte opportunità che interessano da vicino queste realtà. Che, forse, non saranno ancora obbligate da norme e leggi a implementare processi di sostenibilità e rispettare target di riferimento, ma che da queste normative saranno toccate indirettamente, in quanto parte della filiera. E anche qui la strada indicata da mercato, enti nazionali e internazionali, consumatori e finanza è quella della sostenibilità.
[1] Scope 1: sono le emissioni dirette generate dall’azienda, la cui fonte è di proprietà o controllata dall’azienda.
Scope 2: le emissioni indirette generate dall’energia acquistata e consumata dalla società. Esistono anche le scope 3: rientrano qui tutte le altre emissioni indirette che vengono generate dalla catena del valore.
[2] Meccanismo di adeguamento delle emissioni importate: si tratta, banalmente, di una tassa concepita per tutelare i Paesi europei dalla concorrenza sleale di Paesi con normative meno stringenti a livello di decarbonizzazione. I prodotti ad alta intensità di carbonio pagherebbero così una tassa aggiuntiva.
[3] Earnings Before Interests and Taxes: il risultato aziendale prima delle imposte e degli oneri finanziari.