Business Roundtable, oltre gli azionisti c’è di più
La buona notizia è che qualcosa si è mosso, e nel centro finanziario più importante al mondo. La cattiva è che al momento i soggetti promotori della “Business Roundtable” sono solo 200, anche se si stratta di alcune delle aziende più grandi al mondo come JP Morgan, Amazon, General Motors.
Dicevamo: 200 grandi player dell’economia mondiale hanno sottoscritto un documento in cui sconfessano quello che per anni è stato il mantra dell’economia liberista: prima gli azionisti, costi quel che costi. Oggi sembrano emergere altri interessi, altri obiettivi da associare alla crescita del business: attenzione all’ambiente, in primis, ma anche tutela delle comunità locali interessate dalle attività delle aziende, rapporti sani e corretti con i fornitori, trattamento dignitoso dei dipendenti, trasparenza verso i consumatori. Sono solo alcuni dei nuovi “must” che le grandi aziende si sono date.
Una bella notizia certo, ma è spontaneo chiedersi quando anche le aziende più piccole potranno permettersi questo tipo di attenzione verso elementi ESG come quelli individuati dal documento della Business Roundtable. Quando anche – per esempio – le PMI italiane potranno mettere ai primi posti della propria strategia di crescita l’attenzione all’ambiente a tutti gli stakeholder coinvolti a vario titolo nelle attività produttive, attenzione che al giorno d’oggi viene spesso interpretata come velleitaria, non declinabile in attività concrete, persino costosa e controproducente. Radicare questo tipo di approccio a tutti i livelli dimensionali delle aziende è infatti condizione imprescindibile per attivare un reale cambiamento della gestione economica e rendere la sostenibilità un approccio alla portata di tutti, effettivo ed efficiente.
Fonte: La Repubblica