Come dimostra il SMI-Wizness Social Media Sustainability Index nonostante alcune grandi campagne (per esempio quelle di Sony Futurescapes, Siemens’ Answers e Microsoft’s Youthspark) abbiano svolto un ruolo importante anche nel 2012 , un numero crescente di aziende, tra cui GE, Renault, Ford e il leader dell’indice di quest’anno, Levi Strauss, hanno adottato una strategia editoriale differente, che viene definita “mentalità da rivista”, proprio perché consente di avere un canale preferenziale sempre attivo e accessibile con investitori, dipendenti, media, ONG e clienti, specialmente in ambito di comunicazione di sostenibilità.
Questa mentalità è frutto dell’evoluzione dello stato dell’arte della comunicazione sostenibile, ovvero che la sostenibilità non è più interesse di una sola nicchia di stakeholder. Per le aziende questo cambio di registro equivale all’opportunità di comunicare la sostenibilità a un pubblico più ampio, ma pone anche il problema nella fase di creazione dell’engagement. La ricerca, oltre al cambio di registro delle imprese, mette in luce come le imprese stiano puntando verso giochi e app correlati alle piattaforme social per confezionare e condividere i propri report di sostenibilità.
I social media sono stati la forza che ha spinto il cambiamento del pubblico e della community online. Dando importanza alle persone, facendogli capire che la loro opinione è importante e può fare la differenza, i social media hanno cambiato per sempre il modo in cui le persone comunicano e interagiscono online. Chi si occupa di sostenibilità ci ha messo un po’ a capirlo ma, negli ultimi tre anni, sembra che si sia rifatto del tempo perso.
Infatti, quando è stato pubblicato per la prima volta questo indice nel 2010, solo 60 aziende avevano attivato un canale sui social media per parlare di sostenibilità. Nel 2011 questo numero è raddoppiato. Nel 2012 sono 176 le aziende in tutto il mondo che hanno dedicato risorse e canali dedicati alla sostenibilità.
Se non stupisce che siano Twitter e Facebook i due canali preferiti, desta interesse la presenza di 60 blog o social media magazine dedicati alla sostenibilità, a sostegno dell’importante ruolo svolto dallo storytelling aziendale nel descrivere le attività di sostenibilità o di Csr.
Qual è stato il ruolo dei social media nel guidare questo spostamento della comunicazione sostenibile?
Per prima cosa, la connessione e l’amplificazione propria dei social media ha reso difficile alle aziende l’ignorare le proprie responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle comunità interessate (si vedano a questo proposito le campagne virali delle ONG – Greenpeace in testa). Ma, tralasciando questo aspetto di difesa della reputazione del brand e guardando oltre, è evidente che social media e sostenibilità stanno bene insieme. Sia social media che sostenibilità si fondano sui concetti di autenticità, trasparenza, senso di comunità, innovazione e creatività: tutte caratteristiche che le cinque migliori imprese di quest’anno (Levi Strauss, BBVA, eBay, Danone, e General Electrics) esprimono.
I social non sono più una forma nuova e di tendenza nella comunicazione online. Oggi sono la consuetudine e sono propri di ogni forma di comunicazione online, ma sono anche entrati nelle aspettative e nella sensibilità di chi naviga online. Quindi, prima le aziende capiscono e imparano ad utilizzare i social media per comunicare le loro attività di sostenibilità, prima potranno diventare importanti, dato che questo ora sta diventando la consuetudine.
Matthew Yeomans è co-fondatore di Social Media Influence e direttore Custom Communication.
Fonte: The Guardian