Tra le Pmi quotate AIM ancora poca sostenibilità (e quando c’è non viene comunicata)
Impegno zero sulla sostenibilità per 79 aziende su 149. E solo 3 hanno redatto una DNF
Essere sostenibili ma non comunicarlo a nessuno. Sembrerebbe paradossale, eppure si tratta di un atteggiamento di molte Pmi quotate all’AIM (Alternative Investment Market, il segmento di Borsa Italiana dedicato alle società di dimensioni minori). È quanto emerge dal rapporto sulla rendicontazione Esg redatto da Sustainable Value Investors (SVI) in collaborazione con AcomeA SGR che è andato a indagare il rapporto che queste società hanno con i temi della sostenibilità. I risultati possono lasciare amareggiati: più della metà delle Pmi di questo mercato non dimostra ancora alcun impegno verso la sostenibilità. Andando a scavare, però, la realtà è leggermente diversa.
Solo il 47% delle Pmi quotate all’Aim fornisce informazioni sui criteri Esg
Lo studio ha classificato le aziende in base al loro orientamento alla sostenibilità. Sono state cinque le categorie individuate:
- nessuna divulgazione: aziende che non hanno alcun impegno verso la sostenibilità, né mostrano alcuna forma di condivisione delle informazioni Esg;
- orientamento alle pubbliche relazioni: le Pmi si impegnano in maniera molto vaga e poco definita nella sostenibilità, principalmente per una questione di immagine;
- orientamento alla beneficienza: le imprese sono coinvolte in progetti di beneficienza oppure hanno loro fondazioni, ma questa attività non è legata al loro core business;
- orientamento alla gestione del rischio: comprende le Pmi attive nella gestione del rischio Esg che dimostrano anche una certa divulgazione qualitativa/quantitativa;
- orientamento strategico: gli obiettivi di sostenibilità sono integrati all’interno della strategia aziendale e le aziende hanno un modello di business sostenibile.
È la prima classe, quella delle imprese non impegnate nella sostenibilità, a essere la più numerosa: ne fanno parte il 53% delle Pmi quotate all’Aim, ossia 79 società su 149. Un dato sconfortante, sia pure in miglioramento rispetto al 2020, quando le imprese che non rilasciavano alcuna informativa Esg erano 84. Per quanto riguarda le Pmi orientate strategicamente alla sostenibilità, ovvero quelle che dimostrano un maggior impegno e una maggiore integrazione nel modello di business, il dato è fermo al 6% dell’anno precedente. I settori più “sostenibili” risultano essere il Fashion&Luxury, l’Healthcare e l’Industria manifatturiera. Poco performanti invece la Finanza e la Comunicazione.
Come si comportano le aziende più virtuose?
Le aziende del mercato Aim impegnate più o meno attivamente nella sostenibilità sono il 47%. Lo studio ha messo in luce una varietà di atteggiamenti, soprattutto per quanto riguarda la rendicontazione Esg. Solo il 30% di queste rilascia dati Esg quantitativi, il 27% divulga una matrice di materialità rispetto agli interlocutori strategici e il 26% segue gli standard Gri per il reporting.
E riguardo alla Dichiarazione Non Finanziaria? Quante delle imprese esaminate la rilasciano? Si contano sulle dita di una mano. Sulle 149 aziende quotate all’Aim, solo 3 presentano questo documento. Un numero bassissimo, benché vada tenuto in considerazione che le Pmi, comprese le quotate, non rientrano fra le categorie obbligate a questo tipo di rendicontazione (anche se la nuova proposta di direttiva europea potrebbe cambiare le carte in tavola).
Quindi le Pmi sono molto indietro sulla sostenibilità? Non è detto che sia così…
Leggendo e analizzando questi dati, si ha la netta impressione che le piccole aziende, a differenza delle grandi società, siano molto indietro sui temi della sostenibilità. Da una parte è vero. La cultura della sostenibilità deve ancora diffondersi in maniera capillare tra le Pmi, per diversi motivi: mentalità aziendale, timore della complessità, difficoltà a comprendere l’opportunità strategica, risorse economiche limitate, mancanza di figure professionali specializzate.
Dall’altra parte, il report sulla rendicontazione Esg delle Pmi quotate Aim mette in luce che le aziende più orientate alla sostenibilità sono quelle davvero piccole. Tra le 9 aziende leader di sostenibilità individuate, 3 hanno meno di 100 dipendenti e solo 2 superano i 300 addetti medi annui. Inoltre, molte delle aziende analizzate rispettano alcuni criteri Esg – magari perché fanno parte di supply chain che lo richiedono – ma non ne danno comunicazione in alcun modo. Eppure, in un mondo sempre più attento alla sostenibilità e a tutte le sue declinazioni, in cui gli investitori richiedono a gran voce informazioni Esg, essere sostenibili è necessario ma non sufficiente. Perché l’impegno in questo campo va comunicato e rendicontato.