Cosa dicono le linee guida della Direttiva Europea sulla plastica monouso
Il 3 luglio il provvedimento entrerà in vigore in tutti e 27 gli Stati membri: tra gli oggetti al bando, anche quelli in plastica biodegradabile
L’Unione Europea dice addio alla plastica? In realtà, la situazione è un po’ più sfumata, anche se la Direttiva Europea sulla plastica monouso (SUP – single use plastic) punta con decisione alla riduzione dei rifiuti plastici – l’80% dei rifiuti marini è composto da plastica – e bandisce dal mercato europeo alcuni prodotti. Nel mirino entrano posate, piatti, cotton fioc, cannucce, mescolatori per bevande, bastoncini per i palloncini. Non solo: anche tazze, contenitori per bevande e alimenti, perfino i prodotti in plastica biodegradabile.
La Direttiva Europea sulla plastica monouso: una disposizione del 2019
La Direttiva SUP è stata approvata a giugno 2019. Perché allora se ne è parlato così tanto in queste ultime settimane? I motivi sono due. Il primo è che il 31 maggio 2021 la Commissione ha adottato le Linee guida della Direttiva, per facilitare un’applicazione corretta del provvedimento e chiarire alcuni elementi non certo secondari, come la definizione di plastica. E non sono mancate le proteste, anche aspre. Come quelle del ministro Cingolani che ha definito la direttiva UE «assurda». Il secondo è che la disposizione entrerà in vigore in tutti gli Stati membri entro il 3 luglio 2021, tra meno di venti giorni.
Ma cosa dicono le linee guida? Perché la polemica?
Per capire da dove nascono le proteste di personalità come il ministro Cingolani e il presidente di Confindustria Bonomi, è necessario capire nel dettaglio cosa dicono le Linee guida emanate dalla Commissione Europea.
La Commissione definisce plastica «i materiali costituiti da un polimero a cui possono essere stati aggiunti additivi o altre sostanze, e che possono funzionare come componenti strutturali principali dei prodotti finiti». L’unica eccezione comprende i polimeri naturali che non sono stati modificati chimicamente. Seguendo questi criteri, sono inclusi nel raggio di azione della Direttiva anche i prodotti in plastica monouso biodegradabili e compostabili, perché si tratta di polimeri naturali modificati in modo chimico. Il motivo di questa decisione riguarda la mancanza di conoscenze sufficienti per determinare con certezza se un prodotto sia «adeguatamente biodegradabile nell’ambiente marino in un breve lasso di tempo e senza causare danni all’ambiente».
Non solo: la Direttiva comprende anche tutti i prodotti in carta che hanno rivestimenti o strati di plastica, come tazze, bicchieri, piatti o contenitori per alimenti e bevande. Di qui la preoccupazione da parte del governo e delle imprese italiane che temono un impatto troppo gravoso per un settore in cui l’Italia è leader in Europa.
Un provvedimento, tante azioni diverse
La Direttiva Europea sulla plastica monouso non fa di tutta l’erba un fascio e distingue diverse azioni da mettere in campo in base alla tipologia del prodotto. Diamo un’occhiata alle principali.
- Per prodotti come tazze per bevande, con i relativi tappi e coperchi e contenitori per alimenti, per il consumo immediato, sul posto o da asporto sono previsti degli obblighi di riduzione dei consumi. Questo significa che entro il 2026 ci dovrà essere stata una riduzione quantificabile dell’uso di tali prodotti. Ed entro il 3 luglio 2021 gli Stati dovranno comunicare alla Commissione attraverso quali misure prevedono di raggiungere questo obiettivo.
- Per cotton fioc, posate, piatti, cannucce di plastica o plastica biodegradabile, contenitori e tazze per alimenti e bevande in polistirene espanso, è previsto il divieto di immissione sul mercato. Le restrizioni dovranno essere introdotte nell’ordinamento nazionale entro il 3 luglio.
- Per i contenitori di bevande, la Commissione prevede dei requisiti di progettazione. Nello specifico, i contenitori per bevande in plastica o compositi (come il tetrapak) con tappi e coperchi potranno essere immessi sul Mercato solo se «i tappi e i coperchi in plastica restano attaccati ai contenitori per la durata dell’uso previsto del prodotto». Inoltre, le bottiglie in PET (polietilene tereftalato) dovranno contenere almeno il 25% di plastica riciclata.
- Per altri prodotti di plastica monouso, come assorbenti e tamponi igienici e applicatori per tamponi, salviette umidificate per l’igiene personale e per uso domestico, prodotti del tabacco con filtri e filtri commercializzati in combinazione con i prodotti del tabacco, tazze per bevande, la Direttiva ha introdotto un obbligo di marcatura. Sull’imballaggio o sul prodotto stesso dovrà comparire una dicitura che informerà i consumatori della presenza di plastica nel prodotto, delle conseguenze a livello ambientale di uno scorretto smaltimento e delle modalità corrette per gestire i rifiuti.
Responsabilità estesa del produttore e misure di sensibilizzazione
Oltre alle misure che abbiamo appena visto, la Direttiva europea sulla plastica monouso prevede anche l’avvio di campagne di comunicazione negli Stati membri per sensibilizzare sul tema della plastica e del suo smaltimento e l’introduzione della responsabilità estesa del produttore.
Ma cosa è il concetto di “responsabilità estesa”? Gli Stati membri dovranno assicurarsi che i produttori coprano anche i costi delle misure di sensibilizzazione, della raccolta dei rifiuti derivanti dai prodotti in plastica monouso e della loro rimozione. Insomma, un approccio che sembra dire “chi inquina paga tutto”. Sarà questa la Direttiva che porterà l’economia circolare su un nuovo livello? Per il momento i dubbi non sono pochi: aspettiamo le prossime evoluzioni.
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