Sfidare le contraddizioni della sostenibilità
Il Salone della CSR affronta un tema centrale per istituzioni, imprese e cittadinanza. Ma che investe in primo luogo la consulenza e la comunicazione ESG. Articolo di Sergio Vazzoler uscito originariamente sul numero 4/2024 di CSRoggi, disponibile integralmente qui.
“Sfidare le contraddizioni”: è questo il titolo che è stato scelto dal Comitato Promotore per l’edizione 2024 del Salone della CSR e dell’innovazione sociale, il principale evento in ambito di sostenibilità in Italia e che ospita oltre 270 organizzazioni in oltre 100 eventi in soli tre giorni. Un titolo che, nella volontà dei promotori, getta lo sguardo sulla complessità che caratterizza tutte le dimensioni della sostenibilità e, appunto, le tante contraddizioni che ne derivano. Contraddizioni che prima di essere risolte devono essere comprese.
I paradossi istituzionali
Un concetto importante, quello dello sfidare le contraddizioni, che si applica non solo alla sostenibilità vista nel suo perimetro più largo ma anche in quello più specifico della comunicazione. Basterebbe pensare alle recenti dichiarazioni della (o del, a seconda delle sensibilità politiche) Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che all’ultima Assemblea Nazionale di Confindustria ha definito semplicemente “disastroso” il Green Deal europeo, pochi giorni dopo che era diventata legge dello Stato l’insieme di norme sulla rendicontazione di sostenibilità, recependo così quella Direttiva europea (CSRD) che alza l’asticella degli impegni e allarga la platea delle imprese obbligate a rendere conto dei propri comportamenti in chiave di responsabilità sociale e ambientale.
La domanda nasce spontanea: perché proprio nel momento in cui mi chiedi di diventare sempre più compliant nei confronti della sostenibilità di processo e di prodotto, mi prometti (o forse mi illudi?) che si farà presto (o tardi?) marcia indietro verso i bei tempi dei combustibili fossili dove anziché optare per un’ecologica quanto dispendiosa auto elettrica, si viaggiava, citando Amitav Gosh, su una bella e veloce decapottabile, simbolo di libertà e vento nei capelli?
E quelli aziendali
Ma le contraddizioni linguistiche non riguardano solo i più alti livelli istituzionali e politici, nascono e si alimentano anche all’interno di imprese, associazioni e cittadini. Nel mondo aziendale, ad esempio, proprio la direttiva sul reporting sostenibile sta provocando una forsennata e pericolosa corsa alla pubblicazione di un bilancio ESG a tutti i costi, perdendo di vista la visione a lungo termine (affinché il processo di transizione sostenibile sia effettivamente trasformativo) e la vicinanza a persone e territori (va bene l’Agenda 2030 ma cosa stai facendo oggi per ripensare i turni nei fabbricati o nei cantieri quando le temperature diventano torride e insostenibili?). Spesso più per scarsa consapevolezza che per dolo, il linguaggio dei report si schiaccia e si uniforma e le parole rischiano di svuotarsi di significato identitario.
E che dire degli ambientalisti duri e puri che si riempiono la bocca di circolarità ma non spendono una sola parola su come gestire le frazioni residue dei processi di riciclo e recupero che da qualche parte dovranno essere pur collocate e smaltite? Termovalorizzatori e discariche (seppur dotate delle migliori tecnologie disponibili) non sono presenti nel vocabolario green della transizione ecologica: prima o poi, però, come l’amante che suona alla porta durante la cena di Natale in famiglia, anche la responsabilità di occuparsi fino in fondo dei rifiuti che produciamo andrà affrontata e comunicata!
La dimensione cittadina
E noi cittadini? Invochiamo le fonti rinnovabili per decarbonizzare il pianeta in tutti i sondaggi d’opinione che certificano la nostra crescente preoccupazione per la crisi climatica in atto ma poi ci angosciamo davanti a una pala eolica che deturpa le nostre colline o a un campo fotovoltaico che ruba terreno alle nostre coltivazioni. Oppure scriviamo post al vetriolo sui social del Sindaco per il livello di polveri sottili nelle città ma al contempo non rinunciamo a portare i nostri figli a scuola usando l’automobile fin davanti al portone d’ingresso. O, ancora, cerchiamo strenuamente nei punti vendita i prodotti biologici e salutistici ma spesso e volentieri li preferiamo se confezionati in monoporzioni comode e plastificate.
Il linguaggio e la realtà della sostenibilità
Parole e comportamenti sono vasi comunicanti dove scorre un fluido zeppo di contraddizioni che richiama alla responsabilità tutti quanti: istituzioni, imprese, associazioni e cittadini. Ma, in particolare, un ruolo centrale lo ricoprono le professioniste e i professionisti della comunicazione ESG che siano in qualche ministero, in un organigramma aziendale o nel crescente mercato della consulenza. Siamo noi a essere chiamati a cogliere appieno le radici profonde di tali contraddizioni. La portata della sfida è tale da imporre una continua presa in carico dei dubbi che sorgono, delle incertezze che contraddistinguono il nostro agire, degli inciampi che si commettono e persino delle difficoltà ad abbandonare vecchie consuetudini e rassicuranti egoismi, ben sapendo, come scriveva Voltaire, che “nessun fiocco di neve in una valanga si è mai sentito responsabile”.
Come affrontiamo gli ostacoli
Ebbene, a che punto siamo con questa “assunzione in carico”? Diciamo che la strada da compiere è ancora lunga e richiede un cambio di passo. Troppo spesso, anziché prendere per mano i nostri interlocutori e accompagnarli sui tragitti più faticosi ma che portano in cima, scegliamo le scorciatoie della semplice conformità normativa, della standardizzazione comunicativa (che rifugge la responsabilità) e, seppur con strumenti digitali nuovi di pezza e intelligenze artificiali, subiamo il fascino irresistibile della comunicazione prêt-à-porter, che illude di far risparmiare tempo prezioso e guadagnare in efficienza. Ma così ci limitiamo a fornire le generalità come in questura anziché declinare le nostre singolarità identitarie con passione, responsabilità e creatività. E anziché affrontare le contraddizioni, finiamo soltanto per aggirarle!