Economia circolare 2024: un traguardo lontano ma essenziale per l’Italia

15 Dic, 2024 | Focus Italia

Economia circolare, qual è la situazione

Crescita finanziaria e progressi limitati: il quadro della transizione circolare in Italia delineato dall’ultimo Circular Economy Report

Il Circular Economy Report 2024, prodotto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, fotografa un’Italia ancora lontana dal pieno sfruttamento delle opportunità offerte dall’economia circolare. Nonostante alcuni segnali di progresso, come il crescente interesse del sistema finanziario verso modelli sostenibili, rimangono barriere strutturali e culturali che frenano l’adozione di pratiche circolari, soprattutto tra le piccole e medie imprese (PMI).

Un’adozione ancora timida: i numeri che parlano chiaro

Secondo il report, solo il 42% delle imprese italiane ha adottato almeno una pratica di economia circolare, con una netta distinzione tra grandi aziende (46% di adottanti) e PMI, dove gli scettici rappresentano il 39%, una quota in crescita rispetto agli anni precedenti.

Le pratiche più diffuse, come il riciclo (adottato dal 60% delle aziende), rimangono legate agli aspetti più semplici e consolidati della circolarità. Tuttavia, altre soluzioni, come la riparazione (8%) o la servitizzazione (22%; ndr una strategia in cui le imprese passano dalla semplice vendita di prodotti alla fornitura di soluzioni integrate di prodotti e servizi), che potrebbero incidere maggiormente sul ciclo di vita dei prodotti e ridurre lo spreco di risorse, stentano a decollare. Questo “stato dell’arte” dimostra una visione ancora limitata e prevalentemente tattica dell’economia circolare, lontana dall’essere parte integrante delle strategie aziendali.

Investimenti limitati e un divario geografico evidente

Il volume degli investimenti nel 2024 cresce del 5%, ma rimane concentrato nella fascia medio-bassa: il 50% delle aziende investe meno di 50.000 euro. Il dato riflette un approccio esplorativo, spesso focalizzato su soluzioni a breve termine che garantiscano un ritorno degli investimenti entro 12 mesi.

Geograficamente, emerge un’Italia divisa: il Nord si conferma epicentro delle iniziative circolari, mentre il Sud continua a soffrire di un’assenza di infrastrutture, competenze e supporto istituzionale. Gli enti di certificazione che offrono servizi legati alla circolarità, per esempio, sono quasi inesistenti nel Meridione. Anche così si rafforza un divario territoriale già evidente in altri ambiti economici.

Il potenziale non sfruttato: un “tesoretto” circolare da 119 miliardi

Il risparmio economico generato dall’economia circolare nel 2024 è stimato in 16,4 miliardi di euro, pari solo al 14% del potenziale teorico di 119 miliardi che potrebbe essere raggiunto entro il 2030. La riduzione delle emissioni di gas serra segue un andamento simile: i 2,3 MtCO2eq risparmiati annualmente rappresentano una frazione minima delle 16,8 MtCO2eq potenzialmente ottenibili.

Questo divario non è solo un’occasione persa dal punto di vista economico e ambientale, ma un campanello d’allarme sulla necessità di accelerare l’adozione di modelli circolari e di ampliare il raggio d’azione delle imprese italiane.

I segnali dal mondo finanziario: una leva ancora poco sfruttata

Un elemento positivo che emerge dal report è il crescente ruolo del sistema finanziario. I green bond emessi dalle banche italiane hanno raggiunto gli 8 miliardi di euro, segnando un aumento del 74% rispetto all’anno precedente. Anche il settore della consulenza per la sostenibilità è in espansione, con una crescita del 25% che porterà il valore complessivo a 800 milioni di euro nel 2024.

Questi trend dimostrano che il capitale c’è, il mercato è vivo e che il mondo finanziario è pronto a sostenere imprese che vogliano intraprendere percorsi circolari. Tuttavia, per tradurre questa disponibilità in impatti concreti, è necessaria una maggiore consapevolezza e capacità progettuale da parte delle aziende, soprattutto tra le PMI.

Dall’esplorazione alla strategia

Il report ci dice che l’economia circolare, per molte imprese italiane, rimane ancora una dimensione sperimentale, con pratiche frammentate e orientate al breve termine. Per colmare il divario tra il potenziale teorico e i risultati attuali, sono necessari interventi strutturali e culturali che includano:

  1. Rafforzamento della normativa e incentivi: Semplificare l’accesso ai fondi e alle agevolazioni per sostenere le imprese nella transizione verso modelli circolari.
  2. Sviluppo di infrastrutture e competenze: Creare un ecosistema integrato che supporti le PMI e riduca il divario geografico.
  3. Integrazione dell’economia circolare nel core business: Passare da soluzioni tattiche a una trasformazione strategica che coinvolga intere filiere produttive.

Il Circular Economy Report 2024 ci ricorda che il percorso verso un’Italia pienamente circolare è lungo e complesso, ma imprescindibile per rendere effettiva e reale la transizione sostenibile. Le imprese hanno il potenziale per guidare questa trasformazione: il momento di agire è adesso.

Micol Burighel