Cittadini europei coinvolti, ma non ancora protagonisti: il sondaggio UE

17 Apr, 2025 | Focus Mondo

Cittadini europei e partecipazione, il sondaggio sulle missioni Horizon

La partecipazione dei cittadini europei è fondamentale per affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Ma è davvero reale questa partecipazione? Servono ancora fiducia, strumenti e ascolto.

La voglia di partecipazione dei cittadini europei è forte, ma ancora troppo spesso ostacolata da sfiducia e mancanza di opportunità concrete. È quanto emerge dal sondaggio Engaging citizens in EU missions, condotto tra giugno e luglio 2023 in sei Paesi dell’Unione – Italia, Finlandia, Francia, Irlanda, Polonia e Romania – su un campione di oltre 4.600 persone. L’iniziativa, promossa dalla Commissione europea, ha cercato di fotografare il rapporto tra cittadini e le grandi sfide collettive del nostro tempo. I risultati sono chiari: l’interesse c’è, ma non basta. Per trasformarsi in azione, ha bisogno di visione, strumenti e una nuova cultura della partecipazione.

Tra interesse e scetticismo: L’Europa che vuole fare la sua parte

Le sfide sociali e ambientali sono considerate prioritarie dalla maggior parte degli intervistati.  Il sondaggio fa riferimento alle cinque missioni del programma Horizon Europe, il grande piano dell’Unione Europea dedicato alla ricerca e all’innovazione. Le missioni riguardano la lotta contro il cancro, l’adattamento ai cambiamenti chiamati, la sostenibilità delle città, la salute delle acque e la tutela del suolo.

Il cancro è il tema che genera maggiore preoccupazione (52%), seguito dal cambiamento climatico (47%) e dalla salute degli oceani (45%). Tuttavia, alcuni ambiti, come quello legato alla salute e fertilità del suolo, risultano ancora poco noti: in media, il 27% dei cittadini europei dichiara di non averne mai sentito parlare. In Italia il dato si abbassa al 20%, segno di una consapevolezza leggermente più diffusa, ma comunque migliorabile. In generale, più di sei persone su dieci si dichiarano disponibili a partecipare attivamente in scenari civici che spaziano dal monitoraggio dei progetti pubblici al co-design delle politiche. Un dato che testimonia la volontà diffusa di contribuire al bene comune.

Ma l’entusiasmo si scontra con un senso diffuso di inefficacia: solo il 24% dei cittadini ritiene di avere un impatto reale sulle decisioni politiche. In Italia, la percentuale sale al 29%, ma resta comunque limitata. Il messaggio è chiaro: i cittadini vogliono essere ascoltati, non solo consultati.

Cosa spinge (e cosa frena) la partecipazione dei cittadini europei

Uno dei dati più rilevanti dell’indagine riguarda la motivazione alla partecipazione: non si tratta di ambizioni personali, ma di desiderio di impatto collettivo. Il 68% degli italiani intervistati si è detto disposto a contribuire, spinto soprattutto dal senso di comunità, dalla voglia di acquisire nuove competenze e dal desiderio di condividere conoscenze.

Ma le barriere restano importanti: il 44% indica la mancanza di informazioni, il 40% la sfiducia nelle istituzioni. Seguono la percezione di scarse competenze e l’accesso limitato ai processi decisionali. La buona notizia? La partecipazione non dipende dal formato: online o in presenza, da soli o in gruppo, i cittadini si mostrano pronti, purché ci sia trasparenza e reale ascolto.

I giovani e il volontariato: un’opportunità per il futuro

I giovani tra i 18 e i 34 anni, pur essendo ben informati, appaiono meno allarmati rispetto agli adulti. Tuttavia, mostrano una forte inclinazione al volontariato, soprattutto in ambiti come l’ambiente e l’educazione. Il Corpo europeo di solidarietà, per esempio, rappresenta un’opportunità concreta per coinvolgere le nuove generazioni in progetti di impatto reale nelle comunità locali. Un capitale sociale che l’UE dovrebbe valorizzare di più e meglio.

Fiducia attraverso l’azione

Un aspetto interessante dell’indagine è stato l’inserimento di 13 prove pratiche (chiamate “esperimenti randomizzati”) per capire come reagiscono i cittadini in diverse situazioni di partecipazione. Uno dei risultati più rilevanti riguarda il cosiddetto effetto “avversione alla perdita”: le persone si sentono molto più coinvolte e reagiscono peggio quando viene tolta loro una garanzia che avevano, per esempio la certezza che la loro opinione avrà un impatto. Al contrario, quando questa garanzia viene aggiunta, la reazione è più debole. Questo suggerisce che i cittadini tengono molto al sentirsi presi sul serio, e percepiscono come una perdita il fatto di non avere un ruolo reale.

Curiosamente, il termine “esperimento” – spesso associato a incertezza – è stato ben accolto, in quanto sinonimo di trasparenza. I cittadini preferiscono “testare prima di decidere”, anche su temi complessi come trasporti o inclusione lavorativa.

Strategie per il futuro: serve una cultura della partecipazione

Emergono quindi indicazioni precise: serve un cambio di passo. Informare meglio, coinvolgere davvero, garantire impatto. La partecipazione non è solo un’opzione democratica, è una necessità per affrontare le sfide comuni. Rafforzare la fiducia tra cittadini e istituzioni è il primo passo. Il secondo è dotarsi di strumenti inclusivi, accessibili e chiari.

Per rispondere a questa domanda crescente di coinvolgimento, l’Unione Europea sta mettendo in campo strumenti concreti. Tra questi, il programma CERV (Cittadini, Uguaglianza, Diritti e Valori) rappresenta una delle iniziative chiave. Pensato per finanziare progetti che promuovano la partecipazione attiva dei cittadini e delle organizzazioni rappresentative della vita democratica dell’Ue.

Il futuro dell’Europa passa dai cittadini

Il sondaggio Engaging citizens in EU missions mostra con chiarezza che il desiderio di partecipare è forte, ma ancora ostacolato da sfiducia, disinformazione e scarsa percezione di impatto. Per affrontare le grandi sfide collettive del nostro tempo – dal cambiamento climatico alla salute pubblica – i cittadini europei devono diventare protagonisti attivi, non solo destinatari di politiche. Servono fiducia, strumenti accessibili e una nuova cultura del coinvolgimento. Rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni non è solo un obiettivo democratico, ma la condizione necessaria per guidare una transizione giusta, partecipata e davvero sostenibile.

Francesco Pogliano