Il Governo britannico ha recentemente annullato il divieto relativo al controverso processo di fratturazione idraulica, il cosiddetto fracking, che pompa grandi quantità di liquidi sotto pressione in un pozzo per recuperare gas naturale dalle rocce bituminose. Il fracking è stato indicato come possibile causa di alcuni terremoti di minore impatto e le preoccupazioni relative al suo impatto ambientale sono in forte crescita. La BBC a questo proposito pubblica sul suo sito le opinioni, a favore e contrarie, di alcuni specialisti del settore.
Il prof. Richard Davies, direttore del Durham Energy Institute, citando le sue ricerche, afferma che il grande timore di un collegamento tra il fracking e la contaminazione dell’acqua non è provato; la questione più importante è l’integrità a lungo termine dei pozzi, che deve essere una priorità per le compagnie di shale gas e per gli organismi regolatori.
Monica Cristina, portavoce di Shale Gas Europe, afferma che il Regno Unito ha eseguito un’indagine approfondita sul fracking, che porta diverse prove scientifiche a sostegno della decisione del Governo di annullare il divieto, scelta che potrebbe portare anche grandi benefici per l’occupazione e per l’economia del Paese.
Da parte sua, Helen Rimmer, di Friends of the Earth, ritiene allarmante il nullaosta per il fracking, dati gli alti rischi di contaminazione dell’acqua e di inquinamento atmosferico, nonché i grandi quantitativi di acqua richiesti dal processo. Propone maggiori investimenti nell’energia pulita del vento, delle onde e del sole al posto di una continuata dipendenza dal gas.
Kevin Anderson, del Tyndall Centre for Climate Change Research, osserva che lo shale gas è un carburante ad alto contenuto di carbonio e non può rappresentare un carburante di transizione verso un futuro a bassi livelli di carbonio.