Molto si è detto e scritto sul nuovo Piano Nazionale di Azione sul Clima presentato da Barack Obama nel discorso pronunciato all’Università di Georgetown e accompagnato da un video-appello dove il Presidente americano si rivolge direttamente ai cittadini per stringere un patto comune di azione. Qui di seguito il video in lingua italiana, criticato da alcuni per l’eccessiva enfasi:
Media e opinionisti si sono subito divisi sugli effetti economici di questo annuncio. C’è chi, come il Wall Street Journal, ha bollato il nuovo Piano come un intervento ammazza-lavoro: “Nonostante 12 milioni di disoccupati, la continua diminuzione delle paghe reali da cinque anni, l’impossibilità per il 75{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} degli americani a mettere a parte dei risparmi, il Presidente annuncia nuove tasse e limiti energetici che creeranno disoccupazione, abbasseranno ulteriormente i redditi e rallenteranno la crescita”. D’altro canto, c’è invece chi, come l’Huffington Post, chiama a confutare questa tesi di depressione economica esperti quale Richard Revesz, direttore dell’Institute for Policy Integrity alla New York University, secondo cui “la perdita e la creazione di posti di lavori si controbilanciano e le nuove proposte di Obama potrebbero portare più benefici che svantaggi”.
Sembra essere invece passato sotto silenzio un passaggio che, al contrario, a noi interessa molto. Ecco cosa si legge a pag. 16 del Piano:
“For the first time, the National Climate Assessment will focus not only on dissemination of scientific information but also on translating scientific insights into practical, useable knowledge that can help decision-makers anticipate and prepare for specific climate-change impacts”.
La Casa Bianca mette finalmente i piedi nel piatto del problema rappresentato dalla complessità delle informazioni scientifiche e annuncia per la primavera del 2014 l’avvio di un programma di diffusione e comunicazione basato sulla traduzione dei dati a carattere scientifico in conoscenza pratica e di facile utilizzo. L’obiettivo è aiutare in questo modo i decisori (pubblici e privati) ad anticipare e prepararsi al meglio nei confronti degli impatti del climate change.
Questo cambio di passo nasce evidentemente dal fallimento sin qua della comunicazione scientifica di un tema così “lontano” e complesso come il cambiamento del clima e i suoi impatti: gli obietti di riduzione delle emissioni, i dati allarmistici, i modelli e le previsioni statistiche sembrano essere, infatti, del tutto inadeguati a catturare l’attenzione tanto dei cittadini quanto dei rappresentanti istituzionali che dovrebbero guidare questo processo.
Al contrario, siamo convinti che la scelta di intraprendere una nuova strada nella comunicazione del climate change sia fondamentale: a costo di passare per blasfemi, pensiamo che questa sfida non sia meno rilevante del taglio delle emissioni all’economia del carbone…Verificheremo la portata della novità nei prossimi mesi, nel frattempo anche un video che ripete messaggi e concetti fondamentali e fa ricorso alla potenza delle immagini non può che fare bene alla causa: meglio la retorica che l’aridità dei dati scientifici…