di Sergio Vazzoler

Le professioni tecniche possono trasformare le sfide ambientali in opportunità? Del tema si è discusso nei giorni scorsi a Milano al convegno di GEOMETRINEXPO Oltre l’efficienza: la nuova sfida della sostenibilità sarà far dialogare il costruito con l’ambiente”.

Dal dibattito, raccontato anche su Formiche, è emerso come si stia aprendo una grande opportunità per i professionisti: il mercato della riqualificazione energetica ed edilizia, infatti, stando alle più recenti stime CRESME, vale 115,4 miliardi di euro, ossia oltre il 61{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} dell’intero fatturato di settore. Numeri che lo investono della responsabilità di configurarsi quale principale driver del ciclo edilizio, a sua volta motore della ripresa e capace di attivare ben 1,7 milioni di posti di lavoro. 

Attorno a queste cifre” ha commentato Maurizio Savoncelli, Presidente CNGeGL “occorre costruire strategie di breve e lungo periodo finalizzate a riqualificare il patrimonio edilizio italiano e in grado di fare ripartire il settore dell’edilizia e l’economia del Paese. Come? Da un lato, rendendo strutturali le agevolazioni fiscali previste per questa tipologia d’interventi, dall’altro mettendo a sistema e qualificando la filiera della sostenibilità, all’interno della quale i geometri e più in generale i professionisti di area tecnica possono rendersi promotori del cambiamento, cogliendo nuove opportunità di lavoro”.

Le opportunità, però, non sono solo legate alla sostenibilità economica e sociale, ma anche a quella più tradizionalmente intesa come “green”, come ha brillantemente illustrato Giorgio Zampetti, geologo, membro della segreteria nazionale di Legambiente e responsabile scientifico nazionale dell’associazione.

Nel suo intervento “Le politiche di adattamento per rispondere all’esigenza climatica”, Zampetti ha ricordato come in questo 2015 – proclamato “Anno Internazionale del suolo” dall’ONUsia necessario un forte richiamo a un nuovo modello economico e sociale, industriale e istituzionale, che riporti al centro del confronto la persona, le relazioni umane, la qualità della vita.

Zampetti ha mostrato le evidenze registrate nel rapporto “L’Italia delle alluvioni”, lo studio di Legambiente sugli impatti degli eventi alluvionali estremi nelle città, presentato all’ultima Conferenza sugli impatti dei cambiamenti climatici nelle città. Si tratta di una vera e propria mappa dei rischi climatici dalla quale emergono i due elementi chiave che espongono ben 6 milioni di connazionali al pericolo di frane e alluvioni: l’aumentato rischio di dissesto idrogeologico, soprattutto in alcune specifiche zone d’Italia; gli indiscutibili cambiamenti climatici in atto, relativi in particolare ai pericoli dovuti all’aumento della frequenza e della concentrazione delle piogge, alternata a prolungati periodi di siccità.

A parere di Zampetti, i professionisti dell’edilizia oggi hanno la grande opportunità di farsi motore del cambiamento, non limitandosi a strategie e a puntuali progetti di difesa e messa in sicurezza del territorio, ma affrontando la nuova grande sfida di costruire veri e propri piani clima”, declinati sulle singole realtà urbane e che non prescindano dalle variabili dovute al climate change. In Europa, si distinguono numerosi progetti di riconversione urbana sostenibile, come ad esempio quello di Potsdamer Platz, a Berlino: qui l’intuizione di sfruttare le grandi potenzialità dell’elemento acqua a fini architettonici e paesaggistici si è unita alla creazione di un sistema in grado di “reggere” dal punto di vista idraulico i volumi d’acqua piovana, anche di fronte ad eventi di forte intensità, prestando attenzione agli aspetti ecologici e in particolare al grande tema del risparmio e del riutilizzo idrico.

In Italia, a livello istituzionale, il richiamo del Responsabile Scientifico di Legambiente va alla necessità di realizzare un regolamento unico per l’edilizia urbana che abbia poche, chiare, semplici norme. Sarebbe efficace prendere spunto dai tanti comuni virtuosi che hanno fatto, e stanno facendo, scelte innovative e coraggiose proprio con l’obiettivo di adattare il proprio sistema edilizio ai cambiamenti climatici. Il Comune di Pavia, per esempio, è tra gli oltre 400 comuni sul nostro territorio che obbliga alla realizzazione di almeno il 50{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} di copertura a verde dei tetti, nel caso di edifici industriali o del terziario.

Il tema del recupero delle acque piovane, invece, è presente nel regolamento edilizio di oltre 600 comuni, da nord a sud della Penisola, dove spiccano esempi interessanti come quello di Contursi Terme, in provincia di Salerno, e di Celle Ligure, in provincia di Savona: qui viene obbligato il risparmio idrico mediante la raccolta finalizzata al riutilizzo delle acque meteoriche da superfici impermeabili.

La strada verso la sostenibilità, insomma, passa da un approccio pragmatico che sappia trasformare i rischi in opportunità economiche e ambientali.

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