Aree Idonee per le rinnovabili: nuove direttive e obiettivi per le regioni italiane
Il Decreto Legge mira a distribuire 80 GW di capacità rinnovabile aggiuntiva rispetto a quanto installato a fine 2020 tra le regioni italiane entro il 2030, stabilendo criteri chiari per le aree idonee e non idonee.
Il Decreto Legge Aree Idonee recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale suscita reazioni contrastanti: da una parte le associazioni ambientaliste e le imprese del settore, preoccupate di uno stallo nello sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese, dall’altra gli enti locali, soddisfatti della maggiore libertà di decisione. Si sblocca un nuovo tassello per la decarbonizzazione in Italia? Oppure si rischia di frenare ancora di più la strada delle rinnovabili?
Attualmente, l’Italia ha raggiunto circa 73 gigawatt di capacità rinnovabile installata a fine giugno 2024, con un incremento del 10,4% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati del centro studi Terna, fino al 2021, il Paese aggiungeva poco più di 1 GW annuo, mentre nel 2023 si sono aggiunti 5,8 GW, grazie allo sblocco di molti progetti incagliati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri a causa delle diatribe tra il MASE e il Ministero della Cultura. Le richieste di connessione a Terna hanno superato a fine giugno i 341 GW, con una fetta significativa proveniente da Puglia, Sicilia e Sardegna. Per il raggiungimento degli obiettivi che l’Italia si è prefissata, si dovrebbe procedere alla realizzazione di circa 10 GW all’anno fino al 2030. Un obiettivo molto difficile da raggiungere, e che forse il nuovo decreto potrebbe non agevolare.
Vediamo nel dettaglio quanto prevede il Decreto appena entrato in vigore.
Il punto di partenza
Il nuovo provvedimento mira a ripartire tra le regioni e le province autonome l’obiettivo di aggiungere 80 GW di capacità da fonti rinnovabili entro il 2030, rispetto ai livelli del 31 dicembre 2020. Questo incremento è cruciale per rispettare gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) e allinearsi con le nuove direttive europee del pacchetto “Fit for 55” e “Repower EU”.
Il decreto stabilisce principi e criteri omogenei che le regioni devono seguire per identificare le superfici e le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Ogni regione dovrà, entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto, individuare e classificare le aree secondo le nuove direttive, garantendo un processo di pianificazione che tenga conto delle peculiarità locali e delle esigenze di tutela ambientale e paesaggistica.
Dettagli del decreto e obiettivi regionali
Il decreto prevede che le regioni massimizzino le aree individuate per facilitare il raggiungimento degli obiettivi di potenza installata, rispettando nel contempo i principi di tutela dell’ambiente, del patrimonio culturale, del territorio e della biodiversità. In particolare, il decreto stabilisce che “sono considerate non idonee le superfici e le aree che sono ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela“. Inoltre, le regioni possono stabilire fasce di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela con ampiezza variabile a seconda della tipologia di impianto, proporzionata al bene oggetto di tutela, fino a un massimo di 7 chilometri. E già questo da adito a interpretazioni diverse tra le singole Regioni.
Per quanto riguarda le zone agricole, il decreto recepisce la norma del DL Agricoltura che vieta l’installazione di pannelli solari a terra sui terreni agricoli. Tuttavia, possono essere utilizzate superfici di strutture edificate come capannoni industriali e parcheggi, oltre a aree industriali e artigianali.
Per quanto riguarda la ripartizione regionale della potenza minima regione per regione, la Sicilia è al primo posto con 10.485 MW al 2030, seguita da Lombardia (8.766 MW), Puglia (7.387 MW), Emilia-Romagna (6.330 MW) e Sardegna (6.264 MW).
Sfide e rischi
Il decreto rappresenta una sfida per le Regioni, che dovranno pianificare attentamente l’allocazione delle aree idonee per le rinnovabili, bilanciando la necessità di sviluppo energetico con la tutela ambientale. L’augurio è proprio questo: che si riesca a mantenere un buon equilibrio tra esigenze diverse, e apparentemente in contraddizione, ma non per questo inconciliabili. Si auspica inoltre che il termine dei 180 giorni per definire le aree idonee da parte delle Regioni venga rispettato, altrimenti si rischia uno stallo, visto che proprio alcune amministrazioni stanno bloccando le autorizzazioni in corso in attesa proprio della definizione delle aree idonee.
Non va infine trascurato il rischio che il decreto dia impulso a leggi regionali disomogenee, complicando ulteriormente il già complesso quadro regolatorio per le rinnovabili.