La generazione dei baby boomers è quella che inquina di più: manca la sensibilità o la resilienza?
Secondo uno studio della Norwegian University of Science and Technology, i nati tra il 1946 e il 1964 emettono più gas serra rispetto alle restanti fasce della popolazione.
Nessuna generazione nell’ultimo secolo può ritenersi senza peccato quando si parla d’inquinamento. Tuttavia, esiste una “worst class” che dovrebbe riflettere più delle altre sul proprio operato. Si tratta della generazione dei baby boomers, ossia di coloro che oggi hanno tra i sessanta e gli ottant’anni e che, specialmente nell’ultimo ventennio, non hanno dato gran prova di sé a livello ambientale. Questo è quanto emerge dalla ricerca condotta dalla Norwegian University of Science and Technology (Ntnu) e pubblicata su Nature Climate Change.
Il complicato rapporto con le emissioni di gas serra
Lo studio analizza le emissioni nazionali di gas serra di 32 Paesi occidentali quali Stati Uniti, Giappone, Australia, Regno Unito, Francia, Italia, Norvegia e numerosi altri Stati europei, dividendole per fasce d’età e in tre momenti storici diversi (2005, 2010, 2015). Cosa si è scoperto? Che la quantità di gas serra prodotta dagli over 60 è raddoppiata in soli dieci anni, passando dal 15% del 2005 al 33% nel 2015. Un risultato decisamente preoccupante, che sembra evidenziare un certo egoismo da parte di questa fascia della popolazione, soprattutto verso le generazioni future.
E gli over 60, con i loro consumi in costante crescita, sembrano lontani dall’abbandonare le radicate e malsane abitudini. Per fortuna le altre fasce della popolazione si comportano meglio. Spiccano in questo caso gli under 35, che hanno diminuito maggiormente consumi ed emissioni. Un dato che fa ben sperare: gli anziani di domani (che raddoppieranno rispetto ad oggi entro il 2050) saranno più responsabili e potranno essere presi a modello dalle nuove generazioni.
Riflessioni e soluzioni per i baby boomers
Lo studio mette il dito nella piaga: i baby boomers tendono a evitare quei gesti che comportano un cambiamento della propria routine. Ma cambiare direzione, impattando meno sul Pianeta, è possibile. Gli autori dello studio lasciano qualche suggerimento. Quante emissioni di gas serra si eviterebbero se più persone si trasferissero in case più piccole una volta che i figli escono di casa o se si costruissero comunità abitative con sistemi di trasporto e assistenza dedicati agli anziani? E come si potrebbe ridurre l’uso delle auto? Anche su questo fronte gli over 60 non fanno ben: le loro macchine sono a uso personale, spesso datate e di conseguenza molto inquinanti. Perché non prendere spunto dagli under 35, fruitori dei servizi di sharing e frequentatori dei mezzi pubblici?
La sfida per sensibilizzare i baby boomers occidentali
Questa situazione relativa ai baby boomers è abbastanza diffusa nei 32 Paesi occidentali analizzati. Nella classifica dei peggiori spiccano gli Stai Uniti e l’Australia che hanno le emissioni pro capite più elevate e il Giappone, che da solo inquina quanto la metà di tutti i Paesi esaminati. L’Italia può vantare una posizione nella seconda metà della classifica con un carbon footprint (ossia un’impronta ecologica relativa alla produzione di gas serra) di “solo” sette tonnellate. Ma questo valore oscilla in base al reddito (più si guadagna e più si inquina) e al livello d’istruzione (meno si studia e più si inquina).
La situazione è molto delicata e manca di soluzioni condivise. Per questo è fondamentale sensibilizzare maggiormente i baby boomers mostrando i benefici ambientali, sociali ed economici delle scelte ecologiche portate avanti dalle altre generazioni e in particolare dagli under 35. Solo così si potrà capire se il comportamento tenuto dagli over 60 è frutto di una mancanza di sensibilità o se al contrario denota un’allarmante assenza di resilienza.