Bilancio di sostenibilità, solo l’1,76% delle imprese italiane lo redige
Tanta sostenibilità nelle parole e poca nei fatti, lo rileva la ricerca di ConsumerLab
Quasi una pubblicità su cinque in Italia fa riferimento alla parola sostenibilità. Ma grattando la superficie rimane un po’ di sostanza dietro alle dichiarazioni? La ricerca “Sostenibilità alla sbarra” di ConsumerLab porta alla luce come nel nostro Paese si stia gestendo “in maniera superficiale e comoda l’esigenza fondamentale della trasformazione sostenibile”. Nonostante si parli molto di queste tematiche e l’attenzione sia più alta che mai, la diffusione del bilancio di sostenibilità rimane a dir poco scarsa. Solo l’1,76% delle imprese con più di venti addetti, infatti, lo redige[1].
Bilancio di sostenibilità, ancora poche pubblicazioni per le imprese italiane
Se le aziende con più di venti addetti non fanno bene, la situazione è ben peggiore per le imprese con più di dieci addetti: la percentuale si abbassa ancora e arriva allo 0,63%. Insomma, l’indagine ConsumerLab testimonia una scarsa diffusione della cultura della rendicontazione di sostenibilità in Italia. Soprattutto se si tengono in considerazione le realtà che dovrebbero o potrebbero fare il report. Oggi solo le Imprese d’interesse pubblico – cioè meno di 200 – sono obbligate a redigere la Dichiarazione Non Finanziaria. Una situazione che cambierà presto: nel 2023 l’obbligatorietà sarà estesa a molte più aziende e la platea si amplierà notevolmente. Prepararsi per tempo sarà fondamentale.
Dai dati ConsumerLab, però, non pare che le principali imprese italiane stiano giocando d’anticipo. Solo il 28,2% sulle 1.915 principali imprese italiane (classifica Mediobanca) presenta un bilancio di sostenibilità. Di queste, le prime 345 banche si fermano al 18,2% e le 76 società di assicurazione al 27,6%. E anche quando pubblicano un bilancio, non sempre lo rendono facilmente consultabile e fruibile. Ad esempio, quasi l’8% delle principali imprese italiane non dispone di un sito accessibile al pubblico: il consumatore non ha alcun modo di ottenere informazioni o di venire a conoscenza della pubblicazione del bilancio.
I cittadini-consumatori cosa dicono?
I cittadini-consumatori sono scettici, confusi e disorientati. Da una parte la scarsa conoscenza della materia: neanche il 2% degli intervistati legge un bilancio di sostenibilità e ben più della metà (61%) non conosce gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Onu. Dall’altra una comunicazione della sostenibilità che viene percepita come poco trasparente e puntuale dalla maggioranza del campione intervistato da Consumerlab, che vorrebbe anche un maggior impegno sul tema della sostenibilità da parte delle imprese.
L’attenzione è sempre più alta
Quello che è certo è che ormai il livello di attenzione su queste tematiche è alto. Il 57% dei consumatori crede che le attività non finanziarie adottate dalle imprese concorrano al benessere diffuso e il 46% ritiene che impattino sullo sviluppo sostenibile. Quasi la metà (43,6%) è convinto che la fiducia e, di conseguenza, la propensione all’acquisto dipendano dall’essere a conoscenza dell’impegno di un’azienda verso il benessere diffuso. Infine, il 37,7 % è interessato a conoscere tanto gli aspetti positivi quanto quelli negativi relativi all’agire di un’impresa di cui sono clienti.
Il rapporto ConsumerLab conferma una tendenza sempre più marcata. Le persone non si accontentano più di una generica etichetta “sostenibilità” attaccata precariamente a servizi e prodotti, ma vogliono informazioni dettagliate e oneste. Perché non partire da un bilancio di sostenibilità chiaro e trasparente, redatto non solo per gli addetti ai lavori ma a misura di consumatore?
[1] Il dato è il rapporto tra i bilanci di sostenibilità pubblicati e le aziende attive in Italia con più di venti addetti (80.429). ConsumerLab ha individuato i bilanci pubblicati attraverso il metodo Web Opinion Reader.