Jack Mirkinson
Quando, qualche mese fa, il New York Times eliminò il proprio blog sul cambiamento climatico e soppresse l’unità redazionale dedicata all’ambiente, promise che il proprio impegno a favore di entrambi i temi sarebbe rimasto forte come sempre. Domenica scorsa, invece, Margaret Sullivan, public editor del giornale [redattore incaricato di verificare la corretta applicazione del codice deontologico, di valutare eventuali errori ed omissioni e di fare da interfaccia con il pubblico, ndr], ha scritto che in questi mesi il NYT non ha mantenuto la promessa.
Secondo Sullivan, sia “la quantità” che “il volume di reporting approfondito sul cambiamento climatico” sono calati in seguito alla scomparsa del blog verde e la reintegrazione della redazione dedicata nella redazione complessiva.
Ciò sembra confermare i timori degli osservatori esterni preoccupati che il NYT si stesse allontanando dall’argomento in un periodo in cui la copertura dei temi ambientali forse non è mai stata così importante.
“Forse i direttori del NYT hanno dimenticato il fatto che lavorano su un’isola e che l’ingresso ai loro uffici si trova poco sopra il livello del mare”, scrisse un redattore nel mese di marzo.
Sullivan precisa che figure importanti come Al Gore continuano a lodare la copertura del giornale, e che nuovi giornalisti ambientali vengono assunti, ma, aggiunge, il NYT è stato “frammentato, se non addirittura ridotto a non avere più un timone” nella gestione della questione.