Certificazione per la parità di genere: cos’è, come funziona e i risultati dopo due anni

31 Gen, 2025 | Focus Italia

Certificazione per la parità di genere

Un sistema per promuovere l’uguaglianza di genere in azienda.

Negli ultimi anni, la parità di genere ha iniziato finalmente a essere riconosciuta come un obiettivo strategico per le aziende, non solo per una questione etica, ma anche per i benefici economici e reputazionali che comporta. In Italia, un ruolo fondamentale in questo processo lo gioca la certificazione per la parità di genere. La UNI/PdR 125:2022 è la prassi di riferimento introdotta dal PNRR, che definisce un sistema di gestione certificato per le organizzazioni che vogliono impegnarsi concretamente su questo tema. A inizio 2025, le imprese certificate sono oltre 5.200 secondo le ultime elaborazioni del Dipartimento per le politiche della famiglia, un risultato che ha superato il numero di quelle previste dal PNRR entro il secondo trimestre del 2026 (stimato a 800).

La certificazione per la parità di genere si basa su un insieme di Key Performance Indicators (KPI) che misurano e valutano il livello di inclusione di un’azienda. Non si tratta solo di un’analisi statica, ma di un percorso che punta a favorire un cambiamento sostenibile e progressivo nel tempo.

Come funziona la certificazione per la parità di genere UNI/PdR 125:2022?

La UNI/PdR 125:2022 stabilisce un sistema di gestione strutturato per la parità di genere, basato su sei aree strategiche, ognuna con un suo “peso” specifico:

  1. Cultura e strategia (15%): promozione di una cultura aziendale inclusiva.
  2. Governance (15%): equilibrio di genere nei processi decisionali.
  3. Gestione delle risorse umane (10%): equità nelle assunzioni e nelle promozioni.
  4. Opportunità di crescita e inclusione delle donne (20%): accesso paritario ai percorsi di carriera.
  5. Equità salariale (20%): riduzione del gender pay gap.
  6. Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%): politiche a supporto della genitorialità.

Per ottenere la certificazione, un’organizzazione deve raggiungere un punteggio minimo del 60% su questi indicatori. La certificazione ha una validità triennale, con due monitoraggi annuali per verificare i progressi e l’effettiva applicazione delle misure adottate.

La certificazione è aperta a tutte le aziende, indipendentemente dal settore o dalla dimensione. Tuttavia, il numero di KPI applicabili varia in base alla grandezza dell’impresa: micro (1-9 dipendenti), piccole (10-49), medie (50-249) e grandi (250 o più dipendenti).

Quali sono i vantaggi per le aziende?

Oltre a essere un atto di responsabilità sociale, la certificazione porta benefici concreti. Le aziende certificate accedono a incentivi fiscali e punteggi premiali nei bandi pubblici, migliorano la propria reputazione presso clienti e investitori e attraggono talenti. Inoltre, studi dimostrano che una leadership più inclusiva porta a un aumento fino al 35% dei profitti, al 20% dell’innovazione e a una migliore gestione dei rischi. Infine, certificarsi aiuta le imprese a rispettare le normative sulla parità di genere (come l’obbligo per le aziende con oltre 50 dipendenti di redigere il rapporto sulla situazione occupazionale di uomini e donne) e le nuove direttive europee sul reporting di sostenibilità.

Certificazione e parità di genere: cosa è successo in questi due anni?

Dopo due anni dall’introduzione della norma, è possibile valutare il suo impatto sulle aziende italiane. Uno studio condotto da Chiara Arrighini, dottoranda dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha analizzato i dati di 85 aziende certificate, raccolti da Bureau Veritas, per capire quali aree della certificazione risultano più difficili da implementare.

Dove le aziende stanno facendo progressi e dove ancora ci sono difficoltà

Sul fronte delle politiche e dei processi interni, i progressi sono evidenti: le aziende certificate hanno strutturato meglio le proprie strategie, migliorato la governance e reso più equi i processi di selezione e gestione del personale. Tuttavia, quando si passa ai dati concreti – dalla crescita professionale delle donne all’equità salariale – emergono ancora criticità significative.

Le aree più critiche sono invece quelle legate agli indicatori quantitativi, che misurano risultati concreti. Solo il 49,85% delle aziende certificate ha raggiunto gli obiettivi nell’area delle opportunità di crescita per le donne, che valuta la presenza femminile nei ruoli di leadership e nei percorsi di carriera.

Anche l’equità salariale rimane un obiettivo lontano per molte realtà: il 70% delle grandi aziende certificate ha eliminato il gender pay gap, ma tra le piccole imprese la percentuale scende al 56%. Questo dimostra che, soprattutto nelle realtà più piccole, persiste il modello tradizionale in cui gli uomini sono considerati i principali percettori di reddito.

Infine, la tutela della genitorialità e la conciliazione vita-lavoro resta un punto critico. Un dato significativo è la bassa adesione dei padri al congedo di paternità: solo il 63% nelle grandi aziende e il 52% nelle medie. Questo evidenzia che la genitorialità è ancora vista prevalentemente come una responsabilità femminile, con conseguenze sulla carriera delle donne.

La certificazione è un primo passo, ma il cambiamento è culturale

L’analisi mostra che la certificazione UNI/PdR 125:2022 sta aiutando le aziende a strutturare il proprio impegno per la parità di genere, soprattutto nelle aree più legate alla governance e alla gestione delle risorse umane. Tuttavia, quando si passa ai dati concreti – come la crescita professionale delle donne, l’equità salariale e il bilanciamento tra vita lavorativa e personale – i risultati sono ancora lontani dagli obiettivi. La strada per rendere la parità davvero presente e reale è ancora lunga.

La certificazione rappresenta quindi un punto di partenza, uno strumento sicuramente molto utile per arrivare a un traguardo che oggi si fa sempre più urgente. Perché la parità di genere diventi una realtà effettiva, serve un cambiamento culturale più profondo, che riguardi in maniera integrata e strutturata le aziende, le politiche pubbliche e il contesto sociale più ampio.

Micol Burighel