Crisi climatica, la situazione è peggiore di quanto previsto dagli scienziati
A Borrowed Planet – Inherited from our ancestors. On loan from our children. by Alisa Singer.
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L’ultimo rapporto dell’Ipcc (Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici) avverte: se non agiamo in maniera più decisa le conseguenze per persone e ambiente saranno terribili.
Il tempo delle mezze misure è finito. Se davvero intendiamo limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C (oggi siamo all’1,1°C), dobbiamo impegnarci di più ed essere più rapidi nell’adottare politiche di adattamento. Perché, anche se rimaniamo all’interno dei fatici 1,5°C, gli impatti sul pianeta, sugli ecosistemi e sul benessere delle persone saranno comunque gravi. E se li superiamo, le conseguenze della crisi climatica saranno ancora più dure. Il grido di allarme arriva dall’ultimo rapporto dell’Ipcc, l’organismo intergovernativo che monitora i cambiamenti climatici, dedicato all’analisi degli impatti, delle vulnerabilità e delle politiche di adattamento del cambiamento climatico. Il documento è il secondo volume del Sesto Rapporto di Valutazione del Panel, la cui prima parte, uscita ad agosto del 2021, aveva indagato le basi fisico-scientifiche dei cambiamenti in atto.
Crisi climatica, i rischi per le popolazioni e gli ecosistemi
“Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione“, ha detto Hoesung Lee, presidente dell’Ipcc. “Mostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un Pianeta sano.”
“Gli eventi estremi hanno esposto milioni di persone a grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, America centrale e meridionale, nelle piccole isole e nell’Artico” – si legge nel report. Se non saremo rapidi nel reagire, le conseguenze per moltissime popolazioni potranno essere addirittura fatali. Perché la situazione è ben peggiore rispetto a quanto previsto in precedenza dagli scienziati.
Già a un aumento di temperatura intorno ai 1,7/1,8°C, quasi metà della popolazione mondiale sarà esposta a condizioni potenzialmente letali. E lo stesso vale per animali e vegetali: a queste temperature, rischia l’estinzione il 14% delle specie. Inoltre, l’aumento di ondate di calore, siccità e inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali, causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli.
Almeno un miliardo di persone sarà a rischio inondazioni nei prossimi anni. Per quanto riguarda le attività umane, anche contenendo le emissioni di gas serra, per il 2100 l’8% dei terreni agricoli diventerà inadatto alla coltivazione. In simili condizioni, entro la fine del secolo i pescatori delle regioni tropicali dell’Africa perderanno fino al 41% dei risultati della loro pesca, a causa dell’estinzione dei pesci locali marini. Sempre in Africa, circa il 30% di tutte le aree di coltivazione di mais andrà fuori produzione. E se vogliamo parlare di salute, un aumento della temperatura di 3°C, invece che di 1,5, potrebbe duplicare – se non triplicare – il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore.
Gli effetti della crisi climatica in Europa
Anche in una regione geografica relativamente meno a rischio come l’Europa le conseguenze della crisi climatica si faranno sentire. Il report identifica quattro rischi-chiave per il nostro continente: maggiore frequenza e intensità delle ondate di calore; scarsità della produzione agricola; scarsità della risorsa idrica; maggiore frequenza e intensità delle inondazioni.
Pur con un aumento di “soli” 1,5°C a livello globale, il 18% della popolazione dell’Europa meridionale sarà soggetta a scarsità idrica. Un numero che crescerà vertiginosamente all’aumentare della temperatura: con 2°C la popolazione coinvolta sarà il 54%. A livello di aridità del suolo e desertificazione, se si toccheranno i 3°C, il suolo diventerà più arido del 40% rispetto a uno scenario di aumento della temperatura di 1,5°C.
Inoltre, se le temperature dovessero innalzarsi fino a 3°C, le ondate di calore nell’Europa meridionale triplicheranno rispetto a un incremento di 1,5°C. Dal punto di vista delle precipitazioni, entro la fine del secolo le inondazioni costiere, fluviali e pluviali cresceranno sensibilmente. Allo stesso modo, nel Mediterraneo si innalzerà il livello del mare: nello scenario più cupo potrebbe aumentare fino a un metro.
Il tempo per agire si riduce: le azioni di adattamento
Ai processi di mitigazione su cui il mondo si è concentrato finora sarà indispensabile affiancare le attività di adattamento. Già oggi – il report Ipcc lo racconta chiaramente – lo sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici è una sfida per l’umanità. In questo contesto serve “un’azione ambiziosa e accelerata per adattarsi al cambiamento climatico”. La crisi climatica ha già attivato fenomeni irreversibili a livello globale (come l’innalzamento del livello del mare). Se la temperatura supererà i 2°C, in alcune regioni non sarà possibile fare nulla per tornare indietro. Nemmeno le attività di adattamento, in quel caso, saranno utili.
Il report Ipcc divide i limiti all’adattamento in due categorie, soft e hard. Il primo gruppo fa riferimento a tutti gli ambiti in cui l’umanità può agire, come il sistema economico, industriale, finanziario. L’altra categoria richiama invece i limiti naturali e biologici dell’essere umano, come l’impossibilità di vivere in luoghi troppo caldi. Su questo fronte si potrà fare ben poco.
Alcune azioni possibili
Quali possono essere le soluzioni? “Ecosistemi in salute sono più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e forniscono servizi essenziali per la vita, come cibo e acqua”, ha detto il copresidente del gruppo di lavoro II dell’IPCC Hans-Otto Pörtner. “Ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat terrestri, d’acqua dolce e marini, le società umane possono trarre beneficio dalla capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio. In questo modo possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma sono essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico”.
Anche le città, nonostante i rischi complessi legati all’urbanizzazione poco controllata e pianificata, offrono opportunità di azione a favore del clima. “(…) edifici verdi, forniture affidabili di acqua potabile ed energia rinnovabile, sistemi di trasporto sostenibili per collegare aree urbane e rurali. Sono tutte iniziative che possono portare a una società più inclusiva e più giusta”.
Il messaggio arriva forte e chiaro dal report Ipcc: se non agiamo ora, con più decisione e consapevolezza, la crisi climatica potrebbe mettere a serio rischio la vita di molte persone e la salute del Pianeta. L’augurio è che questo segnale di allarme arrivi a tutti – decisori politici, cittadini, mercato, finanza, parti sociali – perché le azioni da mettere in campo sono così sfidanti che solo insieme sarà possibile ottenere qualche risultato.
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