Il cambiamento climatico e il ruolo delle grandi imprese. In dialogo con Edison
Dall’investimento sulle rinnovabili alla tutela della biodiversità, passando per il dialogo con territori e comunità: Elena Guarnone, Head of Sustainability, ci racconta la strategia di sostenibilità del Gruppo
Edison è tra i primi player energetici in Italia ed Europa, con 135 anni di storia e attività alle spalle. Il suo percorso di crescita responsabile viene da lontano. Redige il rapporto di sostenibilità dal 2004, nel 2017 è stata la prima azienda a pubblicare la DNF come parte del fascicolo dei Bilanci di esercizio e dal 2019 vuole essere leader della transizione energetica e operatore responsabile. Ma come si concretizza questo impegno nella lotta al cambiamento climatico? Quali sono le azioni di contrasto che Edison mette in campo? Ne abbiamo parlato con Elena Guarnone, Head of Sustainability della società.
I target dell’Agenda 2030 si avvicinano e, come dimostrano i recenti fatti accaduti in Germania e non solo, gli effetti della crisi climatica “mordono”. Come si muove Edison in questo contesto?
Nel 2019 il CdA ha allineato l’attività di business agli SDGs, i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Questo ci ha permesso di formulare la nostra politica di sostenibilità, che è composta da 6 ambizioni declinate in 10 target quantitativi, monitorati annualmente attraverso specifici KPI.
Tra queste ambizioni c’è, ovviamente, il contrasto al cambiamento climatico. Le altre 5 ambizioni del Gruppo sono relative alla sostenibilità dei processi aziendali, alla produzione sostenibile grazie anche alla tutela della biodiversità, allo sviluppo delle persone, alla vicinanza a clienti e territori, oltre al confronto continuo con gli stakeholder.
Nell’ottica del contrasto al cambiamento climatico, gli interventi di mitigazione che abbiamo messo in atto sono molteplici. Innanzitutto, la produzione da fonti rinnovabili. È un obiettivo che abbiamo da tempo: il nostro mix produttivo è cresciuto negli anni e nel 2020 la produzione da fonti rinnovabili si è ulteriormente rafforzata, arrivando al 26%. L’obiettivo al 2030 è produrre il 40% di energia da fonti rinnovabili. In aggiunta al rafforzamento nell’idroelettrico, settore storico di impegno industriale (la Centrale Bertini sull’Adda ha compiuto 122 anni), questo significa passare dall’attuale quota di capacità rinnovabile installata, eolica e fotovoltaica, di 1,1 GW a 4 GW al 2030.
E qual è la politica di Edison quando si parla di gas?
Edison crede il gas continui a essere una fonte di transizione per la sicurezza energetica, necessaria per soddisfare i bisogni di adeguatezza del sistema elettrico e in grado di consentire la riduzione progressiva del carbone ancora purtroppo presente in molte economie. Parliamo di gas naturale ma in prospettiva sempre più di green gas[1], biometano, biogas, GNL. E per il futuro anche di idrogeno verde.
L’azienda è poi impegnata fortemente sul tema della decarbonizzazione. Negli ultimi 15 anni ha ridotto di più di due terzi le emissioni dirette di CO2, le cosiddette emissioni di scope 1, dalla generazione elettrica. Il nostro obiettivo per il 2030 è ridurre le emissioni specifiche di CO2 legate alla produzione di energia a 260 gCO2/KWh, soglia che stiamo in questo periodo rivedendo ancora in miglioramento.
Il contrasto al cambiamento climatico passa anche dalla relazione con il cliente. Quali sono le leve attivate per incidere su questa dimensione?
Puntiamo a migliorare l’efficienza e la competitività dei nostri clienti, riducendone così l’impatto ambientale e migliorando di fatto anche la loro qualità di vita. Dal punto di vista dei clienti residenziali e delle Pmi questo significa fare leva su servizi innovativi a supporto del “menage familiare”, oltre le commodity, cioè l’energia elettrica e il gas. Sui clienti industriali e le pubbliche amministrazioni, occorre invece puntare sul digitale e sulle nuove tecnologie per massimizzare la competitività e ridurne l’impatto ambientale. Infine, l’ultimo tassello in questa grande strategia di contrasto al cambiamento climatico: la mobilità sostenibile. Ci impegniamo tanto sul fronte della mobilità elettrica per le percorrenze brevi quanto su quello del trasporto pesante su gomma e marittimo, con i progetti di small scale GNL.
[1] Green gas: gas prodotto da fonti rinnovabili
La sostenibilità non si fa da soli: il rapporto con territori e comunità è la cartina di tornasole della complessità della sfida. Sei d’accordo?
Le azioni che abbiamo messo in campo sono molte, la strategia è strutturata e articolata, gli obiettivi sono sfidanti. Edison, però, ha ben presente che la sostenibilità non è una partita che si gioca in solitaria. Un po’ per la natura del suo business, che tocca da vicino territori e comunità, un po’ perché crede con convinzione che il coinvolgimento degli stakeholder non sia solo una buona pratica ma una soluzione vincente.
Il rapporto con il territorio è un vero valore per Edison. Dallo scouting alla progettazione, dalla realizzazione alla gestione e al fine vita degli impianti, le interazioni con il territorio e le comunità sono molteplici. Manteniamo vivo il rapporto con i fornitori locali, con le imprese e con gli studi tecnici e, tutte le volte che è possibile, ricorriamo a risorse locali per consolidare il capitale umano aziendale.
Con le nostre iniziative, cerchiamo di divulgare all’esterno quello che è il valore generato dai nostri impianti: un valore sicuramente economico e sociale, ma che mette anche in risalto la cultura e le caratteristiche salienti dei territori. Lo facciamo attraverso l’ascolto delle esigenze, il sostegno a iniziative che stanno a cuore al territorio come gare sportive, premi, borse di studio. Lavoriamo con le scuole, organizzando visiting day e hackathon e valorizziamo gli asset durante le “giornate aperte”, anche in collaborazione con il FAI e tutte le associazioni attive sui territori.
Non mancano, poi, progetti territoriali più sistemici. Come il progetto ADA 270: una ricerca scientifica sull’Adamello che attraverso la perforazione del ghiaccio intende ricostruire la storia del ghiacciaio. Inoltre, mettiamo la nostra professionalità anche al servizio di progetti altrui. Ne è un esempio la collaborazione con l’Accademia del Sole e del Vento insieme a Elis.
Il rapporto con i territori passa anche dal confronto con le Pmi. Come “ingaggiare” le imprese che costituiscono il tessuto connettivo del nostro Paese?
Una linea d’azione che stiamo portando avanti, in modo sempre più sistemico, è la collaborazione con le “territoriali” di Confindustria, per avviare dei tavoli di lavoro con le Pmi locali e portare la nostra esperienza di energia rinnovabile ed efficienza energetica, facendo leva sulla competitività per il comparto industriale e terziario. Riteniamo questa una parte fondamentale del rapporto con il territorio, le comunità, le imprese che in questi luoghi operano e vivono.
Ma il coinvolgimento e l’ingaggio degli stakeholder passa anche da soluzioni innovative. Come il crowdfunding. Abbiamo utilizzato questo metodo di coinvolgimento dei residenti delle province limitrofe per finanziare un progetto di idroelettrico e uno di teleriscaldamento. La finalità, oltre a consentire l’accesso agli investimenti anche in “piccola scala”, è quella di coinvolgere le persone del posto in un progetto di energia rinnovabile per il proprio territorio.
Non da ultimi l’ascolto e la vicinanza al cliente. Negli ultimi anni abbiamo adottato una politica di attivazione di tanti contact point sul territorio per rispondere alle domande e ai bisogni delle persone.
La perdita della biodiversità è un tema che dopo una fase di colpevole sottovalutazione oggi sta emergendo in maniera sempre più decisa, rendendosi protagonista del dibattitto internazionale, istituzionale e politico.
È un’istanza, peraltro legata al cambiamento climatico, per noi fondamentale e a cui ci siamo già approcciati con progetti concreti nel passato. Ne è esempio lo studio e il lavoro fatto sul Tracciolino, un sentiero a mezza costa in Valchiavenna vicino a un nostro impianto idroelettrico, che ha coinvolto esperti naturalisti, biologi, i ragazzi delle scuole locali e tutta la comunità. O ancora il nostro impegno a Melissa Strongoli, in Calabria, dove sono ormai 10 anni che monitoriamo l’avifauna nei pressi del nostro eolico: abbiamo scoperto con sorpresa che alcune specie protette, come la ghiandaia marina, sono tornate dopo tanto tempo.
Nel 2020, poi, abbiamo fatto una mappatura della vulnerabilità ecologica e del rischio per la biodiversità dei nostri siti produttivi, raccogliendo dati da oltre 200 impianti tra termoelettrico, idroelettrico. eolico e fotovoltaico. L’obiettivo futuro è realizzare almeno tre progetti, co-progettati con gli stakeholder locali, entro il 2023.
Veniamo al futuro. Su cosa puntare per fare sempre meglio?
A livello di metodo, la standardizzazione delle metriche è un passo importantissimo. È fondamentale misurare quello che si fa, avere degli obiettivi codificati ma anche poter comparare le performance, all’interno dell’azienda e tra aziende e sistemi produttivi. Altro punto su cui battere e spingere ancora di più è l’aspetto delle partnership e delle collaborazioni, seguendo quello che dice l’SDG numero 17. La sostenibilità si fa tutti insieme, imprese, istituzioni, società civile.
Oltre a questo, sono fondamentali cultura e consapevolezza. La cultura della sostenibilità deve diventare pervasiva e contaminare tutti per poter arrivare insieme a un obiettivo comune, che sta diventando sempre più urgente. In particolare, bisogna essere consapevoli che il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono in atto e le conseguenze non sono più così lontane, né nel tempo né nello spazio. Contrastare il cambiamento climatico e difendere il capitale naturale sono sfide che riguardano tutti e che vanno affrontata ora.
Leggi altre interviste ai protagonisti del cambiamento sostenibile qui.