Leon Kaye L’industria delle uova è spesso brutale: la vita delle galline ovaiole non è certo quella idilliaca spesso raffigurata sui pacchi di uova che si comperano al supermercato. Ma grazie agli sforzi di Humane Society, la situazione sta migliorando. Il 2015 è stato un anno epocale per chi vuole eliminare le gabbie, grazie alla decisione di molte imprese tra cui Carnival Cruises, Caribou Coffee, Peet’s Coffee, Shake Shack, McDonald’s e Starbucks di abbandonare le gabbie nei prossimi anni. Ora anche la divisione Usa di Nestlé si è aggiunta all’elenco delle società impegnate ad eliminare le pratiche crudeli dalle proprie filiere. E’ di questi giorni l’annuncio di Nestlé che entro il 2020 tutte le uova che utilizzerà negli Usa verranno procurate da allevamenti senza gabbie. Ogni anno la società impiega circa 9 milioni di chilogrammi di uova, in prodotti come il gelato, i pasti pronti surgelati, la pasta per i biscotti. Per quanto riguarda la filiera in Europa e nelle altre regioni globali, Nestlé collabora con l’Ong World Animal Protection per promuovere l’utilizzo di uova provenienti da allevamenti senza gabbie in tutte le proprie attività. Secondo Humane Society, la scelta di Nestlé equivale a una riduzione di 780.000 galline chiuse in gabbia ogni anno. Di conseguenza, sarà possibile per un numero maggiore di galline seguire i comportamenti naturali, tra cui i bagni di polvere, la nidificazione e l’appollaiarsi. In media, afferma Humane Society, una gallina chiusa in gabbia dispone di uno spazio pari a circa 432 cm2 – meno di un foglio A4. E’ però importante notare che “senza gabbia” non significa necessariamente l’eliminazione delle pratiche crudeli. Come osserva Humane Society, le galline non in gabbia potranno muoversi più liberamente, ma ciò non vuol dire necessariamente che staranno all’aria aperta. Il taglio del becco continua ad essere una pratica diffusa, come quella di forzare la muta con un’alimentazione poco energetica per manipolare il ciclo del deposito delle uova. Inoltre, quasi tutti gli allevamenti uccidono i pulcini maschi poco dopo l’uscita dalle uova – una pratica crudele oltre che uno spreco. Grazie comunque alle attività di organizzazioni come Humane Society, continua a crescere la sensibilità verso temi che riguardano le condizioni di vita degli animali e le pratiche adottate negli allevamenti, come l’uso di box per confinare le scrofe o il taglio delle code. Con numeri sempre maggiori di consumatori che vengono a sapere di queste e altre pratiche, aumentano le pressioni sulle imprese a cambiare. I produttori come Nestlé si troveranno sempre più costretti ad addottare politiche sostenibili e rispettose del benessere animale, se non vogliono allontanare i clienti. Fonte: http://www.triplepundit.com/2015/12/nestle-u-s-going-cage-free-by-2020/]]>