Il balzo in avanti delle società benefit in Italia
Il numero è quasi quadruplicato negli ultimi due anni. Secondo i dati InfoCamere, queste imprese sono passate a marzo di quest’anno a 1922 rispetto alle 511 presenti all’inizio della pandemia.
Cosa si cela dietro l’aumento delle società benefit in Italia? Una semplice tattica di marketing o un reale cambio di paradigma improntato al benessere comune? Questo è il dilemma, tra chi vede il boom di società benefit come un’operazione pubblicitaria e chi lo considera una scelta consapevole e lungimirante verso un sistema socio-economico migliore. In ogni caso il fenomeno si sta estendendo rapidamente e merita un’analisi approfondita, anche alla luce delle agevolazioni statali a copertura delle spese di costituzione o trasformazione in società benefit.
La diffusione in Italia
Le realtà che hanno scelto di perseguire oltre al profitto anche degli obiettivi di beneficio comune sono numerose e diverse tra loro. Da un lato ci sono le imprese già esistenti ‒ che spaziano dalle quotate alle Pmi ‒ con una certa sensibilità verso i temi legati all’impegno collettivo e con un forte legame al territorio di origine e alla comunità. Dall’altro lato, invece, troviamo start up guidate dagli under 40, specialmente nel settore high-tech e medico. Si aggiungono poi numerose partecipate pubbliche, legate per esempio al settore idrico, dei trasporti o dei rifiuti, dai grandi player del mercato alle realtà locali.
I dati InfoCamere sulle società benefit
InfoCamere sottolinea come oltre il 97% delle imprese benefit (1875 su 1922) sono costituite come società di capitali e più della metà (976 su 1922) opera nell’ambito dei servizi. Seguono poi la manifattura (254 imprese) e il commercio (169). A livello di distribuzione territoriale, la Lombardia conta 661 società benefit, ossia un terzo del totale, superando Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna messe insieme, nonostante si tratti di tre Regioni in cui il fenomeno è particolarmente diffuso. I numeri invece restano ancora limitati nel Meridione nonostante gli ottimi avvii in Puglia, Sicilia e Campania.
Le finalità di beneficio comune e la loro misurazione
Per quanto riguarda gli obiettivi di beneficio comune i fronti su cui una società può impegnarsi possono essere sia interni che esterni. Nel primo caso si ricerca ad esempio il benessere dei dipendenti oppure si promuove la parità di genere e la valorizzazione delle diversità all’interno dell’azienda, attraverso attività ludiche, formazione, campagne di sensibilizzazione, volontariato aziendale o iniziative di team-building. Nel secondo, invece, l’impegno di una società può andare dalla riduzione e ottimizzazione dei consumi di energia e materie prime, alla scelta di fornitori in linea con i valori di sostenibilità e responsabilità sociale, dal supporto nei confronti della comunità locale a progetti per lo sviluppo del territorio.
Queste finalità di beneficio comune vanno dichiarate nello Statuto per poi essere misurate, valutate e rendicontate con regolarità. Proprio per questo motivo è obbligatorio nominare un responsabile d’impatto che controllerà l’esecuzione e che predisporrà annualmente una relazione d’impatto da allegare al bilancio a favore di tutti gli stakeholder aziendali.
Ecco quindi che la scelta morale dietro alla trasformazione in società benefit presuppone un certo impegno per migliorarsi costantemente: questo, insieme alla volontà di generare un impatto positivo sul mondo circostante, deve essere il principale obiettivo di un’azienda socialmente responsabile.