Recensione | Il Bugiardino. Le parole della comunicazione per il terzo settore
Il Bugiardino. Le parole della comunicazione per il terzo settore
Elena Zanella editore, 2022
ISBN 979-12-80228-08-6
Un presente sdrucciolevole
Le tue parole sono mine/le sento esplodere in cortile cantava Cesare Cremonini nel 2006. Pur depurato da ogni lirismo, questo verso rimane straordinariamente attuale, evocando il rischio che si annida in ogni parola, pronunciata in ogni contesto: la nostra risorsa più preziosa che si trasforma in barriera, e in certi casi in alibi strumentale e meschino. Per non assumersi la responsabilità degli effetti della loro pronuncia. A questo pericolo, tutto sommato istituzionale, si aggiunga uno stile sempre più morbosamente attratto da una spettacolarizzazione semantica. Che esige periodi brevi e possibilmente ad alto impatto. Per guadagnarsi una manciata di consenso o per attirare risposte dello stesso tenore, poco importa.
Parole chiave: comprensione e decenza
Quello che avete tra le mani è un glossario di 50 parole, selezionate dall’autore per orientare l’implementazione di una metodologia comunicativa consapevole nella cornice di un terzo settore che non si accontenta più di essere giusto perché buono (e viceversa) ma cerca di essere efficace ed efficiente. Non per semplice ostinazione ma per stretta contingenza. Secondo Stefano Martello “il terzo settore italiano si trova dinanzi ad un bivio decisivo. Alla sua destra, un sentiero conservativo, per tentare di conservare quel consistente capitale di fiducia che pure inizia ad erodersi; alla sua sinistra, il tentativo di consolidare un approccio relazionale sempre più ampio e diversificato”.
La strada da seguire – e molte delle parole raccolte lo confermano in maniera lampante – è, secondo l’autore, proprio questa ultima, per cercare di incanalare la fiducia in un percorso sempre più solido e progettuale. Sempre più capace di misurarsi con le sopraggiunte sfide relazionali ed operative.
Per farlo, e per farlo bene, serve una comunicazione responsabile del terzo settore che non sfugga dalla complessità ma che ad essa dia voce e reazione, con attività sempre più pianificate e strutturate nel medio lungo periodo, declinate attraverso strumenti funzionali e selezionati.
In questo senso, la comprensione delle parole, del loro significato visibile e di quelli più soffusi diviene indispensabile sia in una ottica progettuale che operativa. “Troppo spesso” osserva ancora Martello “è la percezione dei miei primi interlocutori ad essere distorta; e questo comporta aspettative irrealistiche che il comunicatore non può semplicemente accontentare. È importante, a questo punto, spiegare ciò che, per esempio, un piano di comunicazione è, in termini organizzativi, logistici, temporali disinnescando l’idea di un processo esclusivamente creativo o intuitivo e veloce”.
La comunicazione multidisciplinare per il terzo settore
Tra gli aspetti più stimolanti del testo, risalta il fatto di non dedicarsi esclusivamente alla tecnicalità comunicativa intercettando pienamente la dimensione multidisciplinare della materia. Sul perché di questa scelta autoriale, Martello spiega che “in ballo non ci sono solo aspetti tecnici ma anche prettamente culturali; la sensazione, anzi, è che proprio a questi si debba prestare la massima attenzione per ridare senso alla professione del comunicatore, non solo nel terzo settore”.
Parole come #ascolto, #coraggio, #fiducia, #generazioni (dialogo tra) e #no divengono, così, centrali per la definizione di un metodo comunicativo forte e coeso (ancora una volta, non solo nel terzo settore), riconosciuto e riconoscibile non solo dagli addetti ai lavori ma da tutti i pubblici coinvolti, nessuno escluso. In questo senso, particolarmente prezioso appare il corredo bibliografico che accompagna ogni parola e ogni Lettore e Lettrice ad un ulteriore approfondimento. Non si tratta (o almeno, non esclusivamente) di seriosi manuali ma anche di testi di letteratura e di saggistica, di eventi storici e persino di riferimenti cinematografici facili da trovare e da visionare. Una scelta stimolante e non scontata che incentiva e promuove un modello di consultazione auto formativo e di facile applicazione.
Considerazioni finali
Perché leggere questo libro? In fondo si tratta di un testo che non indaga nulla di particolarmente innovativo. Al dilemma ha voluto rispondere lo stesso Martello, sottolineando i pericoli di una routine professionale che, pur rassicurante, è in grado di imbalsamare e talvolta incancrenire alcuni passaggi: “scrivere questo libro è stata una occasione salvifica per riflettere sulla coerenza tra le mie parole ed i miei comportamenti; su certi aspetti a cui magari nella fretta di una consegna non davo più peso. Farlo, con la libertà concessa dal mio interlocutore editoriale, mi ha permesso di comprendere alcune vulnerabilità che mi riguardano o che riguardano l’ambito in cui lavoro, costringendomi ad una serrata analisi critica che ha arricchito me e che, spero, arricchirà i Lettori e le Lettrici del libro”.
In tempi di saggistica usa e getta, un obiettivo niente male.