Il paradosso del vitivinicolo: la sostenibilità c’è ma non è comunicata
In Italia 8 aziende vitivinicole su 10 hanno una certificazione ambientale o sociale ma più della metà non comunica adeguatamente i propri impegni. Lo evidenzia l’ultimo report dell’Università Cattolica (ALTIS) e dell’Osservatorio Europeo per l’Agricoltura Sostenibile (OPERA).
Il settore vitivinicolo è un simbolo del “made in Italy” con un fatturato che è cresciuto durante il Covid da 11 miliardi (2020) a 13 miliardi (2021). Il comparto conta oltre 310 mila aziende sul territorio e soddisfa il 19% della richiesta mondiale del prodotto. Sono poco conosciuti e valorizzati, però, i progetti e le azioni di sostenibilità delle imprese che ne fanno parte. Manca ancora una cultura della comunicazione, capace di trasmettere gli impegni per il rispetto del territorio e proiettata alle sfide del prossimo futuro.
L’ascesa della sostenibilità nel vitivinicolo
Il vitivinicolo è un comparto storicamente sostenibile. L’attenzione alle buone pratiche agricole, ai processi produttivi e alle risorse impiegate nel territorio sono tutti input necessari per garantire un’elevata qualità del prodotto. Ciononostante, è inevitabile che si verifichino anche degli impatti negativi sull’ambiente, considerando le emissioni di gas e l’utilizzo elevato di fertilizzanti e carburante, oltre che gli aspetti relativi alla gestione di acqua ed energia. Il settore è da tempo sensibile a queste tematiche e da oltre 20 anni si è mosso in tal senso, dimostrandosi “green” ben prima di numerosi altri ambiti.
Nel 2004, l’OIV (Organizzazione Internazionale del Vigneto e del Vino) ha cominciato a investire sulla transizione sostenibile del settore, cominciando con la definizione di viticoltura sostenibile e arrivando nel marzo 2022 all’approvazione in Italia del “disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità nella filiera vitivinicola”, attraverso cui si tratteggia un percorso di buone pratiche finalizzato a condurre le aziende verso le certificazioni ESG del proprio prodotto.
Che cosa racconta il report ALTIS-OPERA?
Il report ALTIS-OPERA rivela come la sostenibilità faccia ormai parte della quotidianità per la maggioranza delle aziende vitivinicole italiane. E i risultati sono davvero eloquenti. Il campione di indagine è stato costruito estrapolando una lista delle migliori aziende del settore in termini di fatturato, ettari coltivati e numero di bottiglie prodotte, a cui sono state aggiunte quelle che hanno ottenuto le certificazioni sostenibili VIVA ed EQUAILITAS. Si è così costituito un panel finale di 70 imprese, di cui ben 59 possono vantare una certificazione “green”.
Tuttavia, questo ottimo risultato nasconde dei risvolti negativi. Ciò che sembra mancare alla sostenibilità pratica del vitivinicolo è una visione integrata e a lungo termine, che vada oltre al semplice ottenimento delle certificazioni e fondi la propria strategia su pianificazione, rendicontazione e comunicazione. Solo così, dimostrando con continuità il proprio impegno sulle tematiche ESG, sarà possibile trasmettere al pubblico il valore della sostenibilità e aprire un dialogo trasparente ed efficace.
Report di sostenibilità, si può fare meglio
Il report si sofferma anche sull’importanza della pubblicazione dei report di sostenibilità. Questa pratica è ancora abbastanza nuova per le aziende vitivinicole: soltanto il 26% del campione redige il report e, di queste, l’81% ha cominciato a redigere il documento per la prima volta tra il 2019 e 2020. Eppure, quasi il 63% delle aziende presenta all’interno del proprio sito web una sezione dedicata alla sostenibilità. Il restante 37%, invece, non comunica nulla da questo punto di vista o fornisce dati poco approfonditi.
Un altro dato da segnalare è che solamente il 44% delle aziende che pubblicano un report di sostenibilità ha realizzato un’analisi di materialità e solo l’11% ha collegato gli obiettivi della propria strategia di sostenibilità ai Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda Onu 2030. Questi dati sottolineano la difficoltà per le aziende del comparto di adottare una strategia di rendicontazione e comunicazione strutturata. La maggior parte di loro si concentra soltanto sulla comunicazione web, tralasciando lo strumento del bilancio e quello del Piano strategico di sostenibilità (solo il 21% lo fa), a cui si potrebbe aggiungere lo scarso impiego degli Standard GRI (utilizzati solo dal 38% delle imprese) e l’assenza di una revisione adeguata dei report da parte di terzi.
In conclusione, l’analisi evidenzia un approccio alla rendicontazione ancora acerbo e tutto da sviluppare. Una spinta da questo punto di vista verrà sicuramente dall’approvazione della Corporate Sustainability Reporting Directive, prevista entro la fine del 2022, con il quale sempre più imprese saranno obbligate a presentare il bilancio di sostenibilità.