di Martina Pugno
Inalca, società italiana leader nella produzione di carni bovine e derivati, punta sulla produzione sostenibile. Lo stabilimento di Ospedaletto Lodigiano ha raggiunto il 70{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} di autoproduzione energetica tramite la cogenerazione industriale e la valorizzazione delle proprie biomasse. Giovanni Sorlini, Responsabile Ambiente Qualità e Sicurezza Inalca, illustra il percorso verso la sostenibilità intrapreso all’interno dello stabilimento.
In che modo lo stabilimento Inalca guarda alla sostenibilità?
Il nostro è il secondo gruppo alimentare italiano e leader in Europa nel settore delle carni bovine, con 15.200 dipendenti e piattaforme distributive di food and beverage in tutto il mondo, per un modello integrato che noi chiamiamo “dall’allevamento alla tavola”. L’impianto a biogas di Ospedaletto Lodigiano, con il quale abbiamo raggiunto il 70{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} dell’autosostentamento energetico, è uno dei passi in direzione della sostenibilità compiuta all’interno dei nostri stabilimenti. Il migliore sfruttamento delle risorse e la riduzione di scarti e sprechi sono al centro della nostra attenzione in tutto il ciclo produttivo: dall’allevamento diretto dei capi, che è pari al 10{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} di quelli macellati negli stabilimenti Inalca, all’utilizzo di capi provenienti da allevamenti del nostro territorio, che vanta la più alta concentrazione bovina d’Europa.
Come è nata la decisione di ricorrere alle fonti rinnovabili e, in particolare, alle biomasse?
Il recupero degli scarti come risorse è da sempre una nostra filosofia. Questi percorsi sono inizialmente nati per contenere i costi, per poi trasformarsi in veri e propri progetti energetici. Gli impianti a biomassa richiedono una fornitura costante di materie prime per poter funzionare e, con i 1200 capi macellati ogni giorno, noi possiamo rispondere a questa esigenza. Scegliere di realizzare un impianto di cogenerazione è stato un primo passo verso la sostenibilità energetica che ci ha permesso di ridurre gli sprechi, ottimizzare le risorse e contenere i costi anche per il consumatore finale: senza l’impianto, i consumi inciderebbero sul costo del prodotto finito per 3 o 4 punti percentuali. 1 Mw prodotto dall’impianto risponde al 10{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} del fabbisogno elettrico dello stabilimento.
Qual è il peso degli incentivi nella realizzazione di un modello di produzione energetica fondato sulle biomasse?
Indubbiamente, se gli incentivi sparissero dall’oggi al domani ne risentirebbero tutti, noi compresi. Ma abbiamo puntato su un modello in grado di reggersi anche in assenza di incentivi, perché sappiamo che si ridurranno nel tempo. Questo perché per alimentare l’impianto sfruttiamo lo scarto, non la risorsa.
Quali sono gli scarti di produzione risultanti, al termine del processo di lavorazione delle carni e di riutilizzo delle biomasse all’interno dell’impianto di cogenerazione?
Il biogas permette il recupero di ogni parte. Il problema della necessità di alimentazione costante dell’impianto, a fronte di una produzione altalenante di scarti, viene risolto tramite un gasometro di accumulo. Per ridurre al minimo gli scarti, il “digestato” viene indirizzato in un digester freddo, nel quale produce un ulteriore quantitativo di gas. Il digestato esausto viene invece inspessito e gli scarti indirizzati verso un piccolo depuratore. Si ottiene, grazie a questo processo, un secco all’80 – 90{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}, che in un apposito impianto di compostaggio viene ritrasformato in compost e reinserito nella catena del valore, per essere venduto come fertilizzante.
Quali saranno i prossimi passi in direzione della sostenibilità?
Il primo obiettivo è quello di applicare il principio del biogas anche ai nostri allevamenti, dal quale proviene il 10{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} circa della nostra produzione. Vorremmo riuscire a coinvolgere in questa visione anche gli stakeholder emergenti, in modo tale che migliaia di allevatori possano apportare un valore aggiunto all’intera filiera. Si può avere sia etica sia profitto, non serve scegliere.