Italia, la strada per le rinnovabili è ancora lunga

9 Giu, 2022 | Focus Italia

Rispetto agli altri Paesi europei, infrastrutture e investimenti sono rallentati. Gli obiettivi di neutralità climatica rimangono lontani.

Iter autorizzativi lunghissimi (in alcuni casi anche di cinque anni), battibecchi tra Ministeri (quello della Transizione Ecologica e quello dei Beni Culturali), acerrime opposizioni locali. In Italia le rinnovabili non prendono piede, i progetti rimangono bloccati e con loro la transizione ecologica. Un problema lampante se si confrontano i dati nazionali con quelli europei. Secondo il rapporto “I 10 key trend sul clima per l’Italia” di Italy for climate, l’Italia nel 2021 ha installato solo 1,4 Gigawatt di potenza da impianti eolici e fotovoltaici. Molto meno di tutti gli altri grandi Paesi europei. Di questo passo, l’obiettivo dei 70 GW di nuovi impianti fissato per il 2030 si fa sempre più lontano.

Tra i grandi d’Europa siamo gli ultimi

La potenza installata nel 2021 registra un miglioramento rispetto agli anni precedenti, quando si attestava intorno al Gigawatt, ma il dato è ancora troppo basso per incontrare gli obiettivi di neutralità climatica e rispetto alle altre grandi economie europee. La Germania nel 2021 ha installato 6,3 GW da eolico e fotovoltaico, l’Olanda 5,5, la Spagna 4,1, Francia e Polonia rispettivamente 3,9 e 3.

Il confronto è spietato. Soprattutto se si guarda al trend degli ultimi sette anni: rispetto alla prima della classe Germania, con i suoi 46 GW, l’Italia nello stesso periodo ha installato meno di 7 GW da eolico e fotovoltaico. Insomma, dopo il picco degli anni Dieci del Duemila, con il record assoluto di 13 GW da eolico e fotovoltaico installati nel 2013, l’Italia sulle rinnovabili si è bloccata.

E visti questi dati, non stupisce apprendere anche che il nostro Paese sia in Europa tra quelli con la più alta dipendenza dall’estero rispetto all’import di combustibili fossili, che va a soddisfare il 77% dei consumi energetici del Paese.

Rinnovabili in Italia, i dati sull’eolico

A oggi, in Italia abbiamo 11 GW di eolico installati. Nel 2021, secondo i dati dell’associazione WindEurope, l’energia eolica ha coperto in Italia solo il 7% della domanda media annuale di energia elettrica. E a livello di investimenti in questo settore, il nostro Paese si colloca al 13° posto a livello europeo: abbiamo investito circa 600 milioni di euro per 600 megawatt di impianti. Sul podio, lontanissima, la Gran Bretagna con 9,4 miliardi, la Germania con 8 e la Francia con 4,6. Dati che si rispecchiano nel numero di richieste non ancora approvate per l’allacciamento alla rete elettrica di impianti di rinnovabili: solo nei primi 10 mesi del 2021, sono state 465 per l’eolico e 974 per il fotovoltaico. Tutti progetti bloccati.

Essere fanalino di coda in Europa non è semplice questione di orgoglio: serve il contributo di tutti per raggiungere gli obiettivi al 2030 dell’Unione Europea. Ossia l’installazione di 30-35 GW da eolico ogni anno e il passaggio da 190 a 480 GW di capacità eolica cumulativa per il 2030. Il continente l’anno scorso è arrivato solo a 19 gigawatt (25 contando altri Paesi come Gran Bretagna, Turchia, Ucraina, ecc), per un totale di circa 29 miliardi investiti. Serve più spinta.

E per il fotovoltaico?

L’obiettivo europeo su questo fronte è installare 600 nuovi GW entro il 2030. E le cose qui vanno meglio, sia a livello continentale che nazionale. Il 2021 è stato un anno record a livello europeo: nei 27 Stati membri l’energia solare è aumentata del 34% e ha raggiunto i 25,6 GW di nuova capacità. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2021 il nostro Paese ha installato quasi un GW (937 MW) in più di potenza, arrivando così a quota 22,5 GW. Certo, il confronto con la Germania è sempre impari: solo nei primi sei mesi del 2021 questo Paese aveva già installato 2,75 GW ed è arrivato a più di 5 alla fine dell’anno. Ma a livello di potenza totale installata per il momento è nostro il secondo posto in Europa (prima di noi l’onnipresente Germania, con quasi 59,9 GW). Speriamo di mantenere l’andamento.

Una cosa è certa: finché mancherà una strategia nazionale chiara e definita (oltre al balletto gas sì/gas no, e oltre alle Soprintendenze che si smentiscono a vicenda), finché la burocrazia continuerà ad attorcigliarsi su se stessa, finché non si comprenderà che per limitare le contestazioni è necessario aprire dei canali di dialogo, coinvolgimento e ascolto con territori e comunità, il percorso delle rinnovabili continuerà a essere accidentato.

Micol Burighel