La CSDDD è realtà: arriva l’approvazione del Parlamento europeo
L’Europa procede con la direttiva sulla Due Diligence (la CSDDD), , che chiude il pacchetto di misure necessarie a implementare il Green Deal Europeo. La strada è tracciata.
Il Parlamento Europeo ha approvato ufficialmente la Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence (CSDDD): a seconda dell’entità dell’organizzazione, si avrà tempo di adottare la normativa dai 3 ai 5 anni. Direttiva “sorella” della CSRD (ndr: dedicata al reporting), la CSDDD è stata approvata nella sua versione ridimensionata, dopo le pressioni esercitate da alcuni Stati fondatori, come Germania e Italia. Pur nella versione light che è stata approvata, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) dell’Unione Europea rappresenta un importante passo avanti nell’ambito della responsabilità d’impresa per quanto riguarda i diritti umani e l’ambiente, andando a coinvolgere intere catene del valore. Ed è proprio su questo punto che si concentra valore trasformativo di questa normativa: a cascata andrà a toccare moltissime aziende, rendendo i principi di sostenibilità sempre più operativi e diffusi.
Cosa succede ora?
I prossimi passi
L’ultima versione del testo della Direttiva riduce significativamente il numero di società coperte dalla legge ed estende i tempi per la piena attuazione (qui quanto era previsto in precedenza). La Direttiva riguarderà le aziende con più di 1.000 dipendenti (prima era 500) e un fatturato superiore a 450 milioni di euro (prima erano 150). Le nuove soglie, così, ridurrebbero di circa due terzi il numero delle imprese che rientrano nel campo di applicazione della CSDDD. Inoltre, sono previsti diversi scaglioni a partire dal 2027 con le aziende con più di 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro. La cosiddetta phase-in si concluderà nel 2029.
La CSDDD ora deve essere formalmente approvata dal Consiglio prima di poter entrare in vigore.
Un ripasso sui nuovi obblighi
Obbligo di due diligence. Le aziende interessate dalla CSDDD dovranno assicurarsi che la due diligence sia un fattore chiave nello sviluppo e nell’attuazione delle politiche aziendali. Questo include l’identificazione di impatti ambientali e sociali negativi reali o potenziali delle loro operazioni, delle filiali e della catena di fornitura. Il perimetro da mappare si amplia.
Mitigazione dei rischi. Dopo l’identificazione dei rischi, i soggetti interessati dovranno attivamente mitigare i rischi identificati all’interno delle proprie operazioni e lungo l’intera catena di fornitura. Monitorare deve tradursi in azione concreta (vedi anche sotto).
Piano d’azione. Sarà necessario sviluppare e implementare un piano d’azione, insieme a una tempistica, per affrontare i rischi ambientali e sociali identificati delle operazioni dell’azienda.
Meccanismi di reclamo. Le imprese dovranno istituire meccanismi di reclamo per lavoratori e altre parti interessate, consentendo loro di sollevare quesiti e contestazioni, se sorgono, in maniera tutelata e sicura.
Allineamento con gli obiettivi climatici. Alle organizzazioni sarà richiesto di allineare il loro modello di business e la strategia con l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi. Ambientale e sociale, così, vanno di pari passo, riprendendo la strategia globale dell’Unione Europea.
Reporting. Sarà obbligatorio sviluppare e pubblicare relazioni sulla sostenibilità con un focus particolare sulla due diligence. Un punto, questo, in piena coerenza con quanto previsto dalla CSRD, l’ultima direttiva sul reporting di sostenibilità.