La proposta di moratoria del Primo Ministro francese Michel Barnier sulla CSRD: cosa succede?
Una manovra elettorale o un segnale di cambiamento?
L’Europa si trova a un bivio delicato nella sua corsa verso la sostenibilità, tra pressioni crescenti per la trasparenza e un’ondata di cautela politica. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), accolta inizialmente come uno strumento per rafforzare la responsabilità delle imprese, oggi è al centro di un acceso dibattito sulla sua effettiva applicabilità. La recente proposta del Primo Ministro francese Michel Barnier di una “moratoria” ha riacceso l’interesse sulla direttiva, sollevando interrogativi non solo sul futuro della CSRD stessa, ma anche sul percorso del Green Deal europeo.
La CSRD e le incertezze sull’implementazione: un tema divisivo
Introdotta nel 2021, la CSRD rappresenta una rivoluzione nella trasparenza delle imprese, sostituendo la precedente Non-Financial Reporting Directive e ampliando e standardizzando i requisiti di rendicontazione. Le nuove norme non sono rivolte solo alle grandi imprese, ma si estendono anche alle piccole e medie imprese, richiedendo loro una disclosure su temi complessi e potenzialmente onerosi. Nel luglio 2023, la Commissione Europea ha adottato il primo set di European Sustainability Reporting Standards (ESRS), con entrata in vigore prevista a partire dal 2024. Tuttavia, la scadenza per il recepimento a livello nazionale, fissata al 6 luglio 2023, è trascorsa con soli otto dei 27 Stati membri in regola, costringendo la Commissione ad avviare procedure di infrazione per i Paesi non conformi. Questo ritardo ha stimolato riflessioni sui costi e sulle complessità dell’attuazione della direttiva, rafforzando il dibattito interno all’Unione.
Barnier e la moratoria, un segnale da interpretare alla luce delle dinamiche politiche
Le dichiarazioni di Barnier, che propone un rinvio di due o tre anni per alcune delle normative più impegnative, riflettono sia una preoccupazione per l’equilibrio tra transizione ecologica e competitività, sia una certa sensibilità politica verso le sfide percepite da molte aziende. Il Primo Ministro ha dichiarato: “Sono consapevole degli sforzi che chiediamo a chi lavora e produce, senza che debbano essere imposti standard e vincoli irragionevoli,” prospettando così una possibile revisione della portata della CSRD.
L’importanza di una chiarezza normativa per le imprese
Si tratta davvero di vincoli irragionevoli, come dice il Ministro? Giulia Devani, responsabile dell’Area reporting di Amapola, osserva: “In un contesto generale poco favorevole alle misure europee per la transizione green, non sorprende che Barnier parli alla pancia degli elettori e proponga una moratoria. La Francia è stata tra i primi Paesi a recepire la Direttiva, e questa presa di posizione evidenzia come l’aria stia cambiando. Tuttavia, simili dichiarazioni generano incertezza per le aziende, che necessitano di stabilità normativa per poter pianificare e adeguarsi ai nuovi standard, soprattutto in momenti di cambiamento come quelli che stiamo vivendo.”
L’UE si trova ora a un bivio, con il rischio che una revisione al ribasso della CSRD possa ridurre gli standard di reporting e ostacolare il cammino verso gli obiettivi del Green Deal.