Polly Courtice* Preoccupa quanto sia basso il livello di fiducia della società nei leader del business. Secondo il Barometro di Fiducia Edelman 2014, solo una persona su cinque è fiduciosa che i business leader sapranno risolvere le problematiche sociali, che ci racconteranno la verità, che prenderanno decisioni etiche e morali. E la fiducia nei nostri rappresentanti eletti è ancora più bassa. Non manca la retorica sulle imprese che abbracciano un approccio verde. I siti internet aziendali abbondano di valori relativi all’ambiente e alla società, con espressioni quali “contribuire in modo positivo alle nostre comunità e al nostro ambiente”, o “aiutare a migliorare il mondo”. La maggior parte concorda sul principio generale che si tratta di fare la cosa giusta. La prova, però, sta non in quello che dicono le imprese o i loro capi, ma in quello che effettivamente fanno; non in quello che si afferma nelle vision statement o nelle politiche, ma in quello che sta al cuore del business plan e della strategia, riconosciuto e premiato nella pratica. Di fronte al cambiamento climatico – e quindi alla necessità della sostenibilità – che sono i temi caratterizzanti della nostra era, per le imprese fare la cosa giusta non è più una questione di non agire in modo nocivo, o di prestare attenzione alle regole e alla gestione della reputazione. La questione è se, in quanto motori delle nostre economie, le imprese sapranno rispondere in modo proporzionale alle sfide odierne. Commentando l’ultimo Synthesis Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha detto, “La scienza ha parlato. Il messaggio non contiene alcuna ambiguità. I leader devono agire; il tempo non è dalla nostra parte.” In senso lato, questo è il contesto per una leadership trasformazionale del business. Che si tratti moralmente della cosa giusta, o semplicemente della cosa giusta per il business, rimane il fatto che al business globale tocca un ruolo cruciale per promuovere il cambiamento a favore della sostenibilità. L’onere della leadership tocca necessariamente alle imprese con maggiore potere e influenza, a quelle in alto nella catena di valore.

Oggi che la leadership politica globale sembra aver raggiunto un minimo storico, deve essere il settore privato a innovare e a investire in modo più efficace nelle tecnologie e in quei nuovi sistemi richiesti per un’economia a basse emissioni. Il settore privato si trova in una posizione privilegiata per promuovere il cambiamento positivo, non solo tramite i propri prodotti e servizi, ma anche tramite il capitale, il talento, la prospettiva internazionale, e l’influenza sulla politica e sulla società. Imprese come DSM, Kingfisher, Unilever e Nedbank si sono distinte per i propri sforzi finalizzati a stabilire un allineamento tra la redditività e la sostenibilità e, per quanto imperfetti possano essere tali sforzi, è rassicurante assistere all’emergere di una leadership genuina.

Data la portata della sfida a fronte delle imprese, è ovvio comunque che sarà necessario non solo sviluppare le capacità interne per stimolare il cambiamento, ma anche adottare nuove modalità collaborative che aprano la strada a un cambiamento più ampio, sistemico. Al Cambridge Institute for Sustainability Leadership (CISL) abbiamo visto per esperienza diretta l’importanza della leadership di ottima qualità e il potere della collaborazione nella nostra Banking Environment Initiative, grazie alla quale alcune tra le maggiori banche del mondo – tra gli altri Barclays, BNY Mellon, China Construction Bank, Deutsche Bank, Goldman Sachs, e Standard Chartered – si sono unite per orientare il capitale verso lo sviluppo economico socialmente e ambientalmente sostenibile, con la creazione di prodotti e servizi finanziari commerciali che aiutano i propri clienti a raggiungere una situazione di zero deforestazione netta entro il 2020.

Il potere dei CEO nella promozione del cambiamento è dimostrato dal Corporate Leaders Group del Principe di Galles, nel cui ambito CISL ha lavorato con un gruppo di imprese per sostenere e guidare la definizione delle policy e dell’architettura istituzionale che renderanno possibile la transizione verso emissioni basse. I leader che fanno parte del gruppo hanno pubblicamente tenuto discorsi di business a favore di politiche robuste nazionali e internazionali sul tema del cambiamento climatico. In una serie di comunicati, premono per obiettivi ambiziosi, a base scientifica, e per accordi internazionali, guadagnando l’appoggio di CEO e business leader di oltre 1200 imprese in 61 paesi, tra cui molti brand mondiali, per sensibilizzare la comunità internazionale in merito al bisogno urgente di azioni contro il cambiamento climatico.

ll 2015 sarà un anno critico. Le decisioni della Climate Change Conference che si svolgerà a Parigi a dicembre saranno enormemente potenti, mettendo il mondo sulla strada di un’economia a basse emissioni, oppure mandandoci alla deriva. Oggi, e nel lungo termine, i business leader devono lavorare insieme ai decisori pubblici e alla società per trasformare l’economia globale. Altrimenti si correrà il grave rischio di metter a repentaglio la prosperità globale futura e di infliggere sul mondo costi sociali, economici ed ambientali non necessari. Solo se questa sfida sarà affrontata come priorità, la fiducia della società nei business leader comincerà a crescere.

 

*Direttrice dell’University of Cambridge Institute for Sustainability Leadership Fonte: http://www.theguardian.com/sustainable-business/2014/dec/03/business-leaders-prioritise-sustainability-society-trust

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