La svolta sostenibile nelle catene di valore: quello che c’è da sapere sulla CSDDD
Il concetto di sostenibilità si espande oltre i confini aziendali. Il perimetro di applicazione, le richieste, le organizzazioni interessate.
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) dell’Unione Europea rappresenta un importante passo avanti nell’ambito della responsabilità d’impresa per quanto riguarda i diritti umani e l’ambiente. Questa normativa intende promuovere comportamenti aziendali sostenibili e responsabili, richiedendo alle grandi imprese di eseguire un’accurata due diligence sulle proprie attività e quelle dei loro fornitori per identificare, prevenire, porre fine o mitigare qualsiasi impatto negativo – attuale o potenziale – sui diritti umani e sull’ambiente. Di fatto, la CSDDD impone alle organizzazioni di espandere il proprio impegno sociale e ambientale, andando oltre le proprie specifiche attività e facendosi promotrici e ambasciatrici della transizione sostenibile presso tutta la catena del valore.
L’iter della normativa
Adottata dopo un voto del Parlamento Europeo il 1° giugno 2023, con 366 voti favorevoli e 224 contrari, la CSDDD impone nuovi e ampi obblighi di due diligence su diritti umani e ambiente per le compagnie sia dell’UE che non, operanti all’interno dell’Unione. La direttiva rientra a pieno nelle strategie di sviluppo sostenibile dell’Europa, nei duplici obiettivi di contrasto alla crisi climatica e transizione equa e giusta. La prima bozza della CSDDD ha suscitato dibattito per diverse ragioni, tra cui le preoccupazioni riguardanti la sua applicabilità al settore finanziario e le condizioni per la responsabilità civile sotto la CSDDD. La decisione di escludere temporaneamente il settore dei servizi finanziari dagli obblighi di due diligence della CSDDD, con la promessa di una revisione futura, è stato un punto di tensione significativo nelle trattative.
L’iter di approvazione e finalizzazione si sta rivelando più complesso di quanto previsto. In particolare, sul testo di compromesso finale il Comitato permanente dei rappresentanti presso l’Unione europea (Coreper) non ha trovato accordo. La Presidenza del Consiglio dell’Unione è attualmente al lavoro per proporre concessioni strutturali in grado di eliminare o mitigare le obiezioni alla CSDDD. Questo ritardo si colloca in un quadro più ampio di resistenze alla transizione e alle iniziative dell’Unione Europea per incentivarla (ne abbiamo parlato QUI e QUI).
Perché?
I nuovi obblighi previsti dalla CSDDD individuano nelle grandi aziende lo snodo centrale per rendere la sostenibilità pratica diffusa, sfruttando la capillarità delle loro catene del valore. L’adozione delle misure previste dalla normativa dovrebbe non solo aiutare a mitigare i rischi ambientali e sociali ma anche offrire opportunità strategiche a lungo termine per le organizzazioni, attraverso la creazione di un quadro legale armonizzato nell’UE, una gestione del rischio migliorata, l’aumento della fiducia dei consumatori e dei dipendenti, e un migliore accesso ai finanziamenti.
CSDDD, quali aziende sono coinvolte?
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) dell’Unione Europea si applica a diverse categorie di imprese, sia all’interno che all’esterno dell’UE. Si stima che, con i requisiti attualmente previsti dalla norma, le aziende europee coinvolte possano essere oltre 15mila. Saranno soggette a questa normativa:
- grandi imprese dell’UE con responsabilità limitata. Le imprese dell’UE sono divise in due gruppi principali in base alla loro dimensione e al settore di attività: aziende con più di 500 dipendenti e un fatturato netto mondiale superiore a 150 milioni di euro e aziende con più di 250 dipendenti e un fatturato netto mondiale superiore a 40 milioni di euro, che operano in settori ad alto impatto ambientale o sociale, come tessile, agricoltura ed estrazione di minerali.
- Aziende non UE. Circa 4.000 aziende non appartenenti all’UE rientrano nel campo di applicazione della direttiva se generano un fatturato nell’UE in linea con le soglie stabilite per i gruppi 1 e 2.
- Micro-imprese e PMI. Sebbene le micro-imprese e le piccole e medie imprese (PMI) non siano direttamente interessate dalle nuove regole, la direttiva prevede diverse misure di supporto chiave per le piccole aziende. Queste misure devono essere considerate dalle imprese che desiderano non solo mitigare i rischi di sostenibilità, ma anche cogliere i benefici strategici a lungo termine della decarbonizzazione. Inoltre, rispetto alle Pmi non va sottovalutato (come per la CSRD) l’effetto a cascata che vivranno, in quanto parte delle catene del valore delle grandi imprese.
Cosa dovranno fare le imprese che ricadranno sotto l’obbligo?
Obbligo di due diligence. Le aziende interessate dalla CSDDD dovranno assicurarsi che la due diligence sia un fattore chiave nello sviluppo e nell’attuazione delle politiche aziendali. Questo include l’identificazione di impatti ambientali e sociali negativi reali o potenziali delle loro operazioni, delle filiali e della catena di fornitura. Il perimetro da mappare si amplia.
Mitigazione dei rischi. Dopo l’identificazione dei rischi, i soggetti interessati dovranno attivamente mitigare i rischi identificati all’interno delle proprie operazioni e lungo l’intera catena di fornitura. Monitorare deve tradursi in azione concreta (vedi anche sotto).
Piano d’azione. Sarà necessario sviluppare e implementare un piano d’azione, insieme a una tempistica, per affrontare i rischi ambientali e sociali identificati delle operazioni dell’azienda.
Meccanismi di reclamo. Le imprese dovranno istituire meccanismi di reclamo per lavoratori e altre parti interessate, consentendo loro di sollevare quesiti e contestazioni, se sorgono, in maniera tutelata e sicura.
Allineamento con gli obiettivi climatici. Alle organizzazioni sarà richiesto di allineare il loro modello di business e la strategia con l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi. Ambientale e sociale, così, vanno di pari passo, riprendendo la strategia globale dell’Unione Europea.
Reporting. Sarà obbligatorio sviluppare e pubblicare relazioni sulla sostenibilità con un focus particolare sulla due diligence. Un punto, questo, in piena coerenza con quanto previsto dalla CSRD, l’ultima direttiva sul reporting di sostenibilità.
E quindi?
In conclusione, la CSDDD è un elemento chiave dell’agenda dell’UE per una transizione verso un’economia verde, giusta e sostenibile, che richiede un cambiamento significativo nel modo in cui le aziende operano e si rapportano con i loro partner commerciali e la società in generale. Nonostante le nuove sfide che questo cambiamento impone, la CSDDD offre anche l’opportunità per le aziende di posizionarsi come leader nella sostenibilità, dimostrando il proprio impegno nei confronti di persone, comunità, pianeta. La chiave per il successo risiede nella collaborazione, nell’innovazione e nell’impegno a lungo termine verso la sostenibilità, principi che saranno sempre più centrali nel panorama aziendale globale.