I riflettori si sono accesi sulla 70° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e, come l’anno scorso, anche questa edizione è caratterizzata da un’anima ‘green’. Torna, infatti, il Green Drop Award, il premio collaterale del festival dedicato ai film con una maggiore sensibilità ai temi ambientali. Il premio sarà assegnato al film che «meglio abbia interpretato i valori dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla conservazione del Pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli».
Il Premio che verrà consegnato al film vincitore è strettamente legato alla città lagunare: il Green Drop Award consiste, infatti, in un vaso a forma di goccia, soffiato da un maestro vetraio di Murano al cui interno trova posto un campione di terra che ogni anno proviene da un paese diverso, quest’anno l’Egitto. Il legame tra terra e acqua e il collegamento con un luogo sempre diverso del mondo vogliono simboleggiare l’humus fertile nel quale le generazioni future potranno conciliare sviluppo ed ecologia. La goccia simbolizza, invece, la forza di ogni piccola azione anche quella, potentissima, di un film.
L’anno scorso il Green Drop Award è andato al film di Jessica Woodworth “La cinqiuème saison”, scelto da Ermanno Olmi.
Anche scorrendo la programmazione cinematografica degli ultimi mesi si può notare un interesse crescente del grande schermo nei confronti delle tematiche ambientali. Tralasciando i film catastrofici che spesso raccontano scenari improbabili, nelle sale italiane è uscito nella prima metà dell’anno “Promised Land”, di Gus Van Sant, dedicato ai potenziali rischi del fracking, le trivellazioni per estrarre gas naturale. Un film non completamente riuscito e certo non privo di difetti ma che consigliamo di vedere per una ragione in particolare: anziché schierarsi apertamente con giudizi di valore, la pellicola lascia il compito allo spettatore di formarsi un’opinione, limitandosi a far emergere i nodi più critici in chi deve compiere una scelta difficile, tra opportunità economiche in una fase di crisi e scelte etiche e di tutela ambientale.
Una curiosità: quando il protagonista del film, Matt Dammon, che interpreta il ruolo del “commerciale” del gruppo estrattivo, inizia a trovarsi in difficoltà nel convincere gli agricoltori a cedere il diritto di estrazione dei loro terreni, si lamenta con la propria collega per il fatto che l’azienda non aveva previsto azioni di “public relations” ma nel finale, come in ogni film americano che si rispetti, arriva il colpo di scena…