Le aziende di fronte al Net Zero: sfide, progressi e il silenzio inquietante del green hushing
Non solo obiettivi ambiziosi, ma anche difficoltà operative e una trasparenza che viene meno: il fenomeno del green hushing e le nuove sfide della sostenibilità aziendale.
La ricerca Net Zero and Beyond di South Pole ci restituisce un quadro affascinante, e al tempo stesso preoccupante, dello stato delle aziende globali nella corsa al Net Zero e alla decarbonizzazione. Con un campione di oltre 1.400 organizzazioni, l’indagine svela un percorso fatto di progressi significativi ma anche di ostacoli imprevisti che minacciano di rallentare la transizione. Il report analizza le politiche delle cosiddette aziende “consapevoli a livello climatico”, cioè quelle che presentano un ruolo interno dedicato alla sostenibilità, con poteri diretti sulla strategia ESG aziendale, e hanno più di 1.000 dipendenti. Di queste, l’83% ha individuato un target Net Zero (tendenzialmente nel periodo 2025-2030), rispetto all’8% delle aziende “comuni”. Un bel divario.
Tuttavia, ciò che colpisce più di tutto è l’aumento del fenomeno del green hushing: il silenzio intenzionale di molte aziende sui propri risultati climatici. Questa tendenza rischia di intaccare la trasparenza e la fiducia necessarie per un cambiamento autentico.
Green hushing: la scelta del silenzio in un’epoca che chiede trasparenza
La crescita del green hushing è un segnale inquietante. In base al report, il 58% delle aziende sta diminuendo le sue comunicazioni e il 18% delle aziende con obiettivi scientificamente validati ha deciso di non diffondere e comunicare i propri risultati. Perché questo silenzio? Per timore di essere accusate di greenwashing o di suscitare l’attenzione critica di media, ONG e opinione pubblica. Si preferisce così il basso profilo alla visibilità, anche se questo può compromettere la possibilità di condividere pratiche virtuose e ispirare altre imprese.
In un’epoca in cui la trasparenza dovrebbe essere il cardine della sostenibilità, il green hushing rappresenta un cortocircuito: tacitare i progressi significa ridurre la pressione positiva che si potrebbe esercitare sull’intero sistema economico. Le aziende che evitano la comunicazione perdono così l’occasione di affermarsi come leader e di costruire una rete di supporto che favorisca il cammino verso gli obiettivi climatici. Il rischio è una crescente sfiducia: consumatori e investitori chiedono infatti informazioni chiare e verificabili. Le mancate dichiarazioni non solo frenano la condivisione, ma minano anche la credibilità complessiva del settore, rischiando di aggravare un clima di diffidenza generalizzata che – ahimé – l’Edelman Trust Barometer ci segnala in crescita da anni.
Il timore di deludere consumatori e investitori
La ricerca di South Pole mette in evidenza altri due aspetti critici che influenzano il green hushing. Sono due le evidenze significative: il forte driver che viene dalle richieste dei consumatori (per il 46% è la richiesta di prodotti low carbon a spingere il Net Zero in azienda) e il timore di un esame minuzioso da parte degli investitori (per il 51%).
La lezione qui è chiara, la decarbonizzazione richiede non solo ambizione, ma un piano dettagliato e la capacità di adattarsi ai vincoli tecnici e operativi di ciascun settore. Sfide per nulla semplici, che si intersecano ai nuovi obblighi provenienti dall’Europa (pensiamo a CSRD e CS3D) e che potrebbero non essere raggiunte nei tempi e nei modi prestabiliti. Andando a deludere le aspettative di consumatori e investitori. Quindi, la soluzione che si sta diffondendo sempre più è tenersi per sé gli obiettivi e non diffonderli.
Trasparenza e responsabilità, ingredienti fondamentali
Il report di South Pole evidenzia come la corsa al Net Zero non possa basarsi su promesse vaghe o su obiettivi non dichiarati. Il green hushing, in questo senso, è più di una semplice tendenza; è un sintomo di insicurezza e di mancanza di fiducia in una transizione che si prospetta difficile ma indispensabile. Scegliere il silenzio, in un contesto di crisi climatica, significa rinunciare alla responsabilità. Serve, invece, una comunicazione onesta che includa successi e difficoltà, per costruire una cultura della sostenibilità basata sui fatti.
In quest’epoca, la sostenibilità non può più restare nell’ombra. Il compito delle aziende è assumersi le proprie responsabilità, confrontarsi apertamente con i propri stakeholder e, soprattutto, ispirare un cambiamento reale e tangibile.