Dominique Hes e Andreanne Doyon La nostra società si trova a un punto di svolta tra due fasi, nel passaggio dalla vecchia società a una nuova. Secondo il prof. Jan Rotmans dell’istituto olandese di ricerca per le transizioni, l’ultima importante transizione è stata la rivoluzione industriale, e le successive modernizzazioni sono state un balzo in avanti importantissimo. Ora, però, è tempo di compiere una transizione verso qualcosa di nuovo. Rotmans lo chiama Society 3.0, le cui principali caratteristiche saranno la decentralizzazione, il cambiamento dal basso, reti e organizzazioni piatte, un approccio sistemistico, la flessibilità e la collaborazione. Al Thrive Research Hub si parla della transizione dalla società vecchia a quella nuova come di un passaggio da una concezione meccanistica del mondo a una concezione ecologica. Questa idea si inquadra in una visione del mondo ove le persone e la natura non sono separate, ma co-esistono e co-evolvono in maniera olistica, sostenendosi reciprocamente per la crescita. La chiave sta in un cambiamento di atteggiamento verso lo sviluppo e la crescita, per modificare la narrazione del successo e il modello di base delle nostre comunità. Ci vuole un nuovo approccio, dove, invece di prendere dal mondo, dalla comunità, dall’economia e dall’ambiente, si dà. Il modo per incrementare la capacità del sistema è di contribuire ad arricchirlo, non svuotarlo: quando incrementiamo la capacità del sistema, prosperiamo e ci adattiamo al cambiamento in modo positivo. Il mondo del business ha un ruolo chiave da svolgere. In una società sempre più privatizzata, le imprese possono implementare e contribuire al cambiamento, relazionandosi con molti aspetti della vita quotidiana dei consumatori. Questo lo si vede in iniziative come la Certificazione delle B Corporation, che mira a sfruttare “la potenza del business per creare un impatto positivo sul mondo e generare una prosperità condivisa e durevole per tutti”. Analogamente, imprese di successo come Patagonia, che crea abbigliamento e attrezzatura outdoor, si sono date l’obiettivo di “sviluppare il prodotto migliore, evitare di recare danni gratuiti e utilizzare il business per ispirare e realizzare soluzioni alla crisi ambientale”. In Australia, esistono organizzazioni come Breathe architects, i cui progetti Commons e Nightingale sono all’avanguardia per le pratiche contributive sociali, ecologiche e finanziarie adottate. Lo scopo è la realizzazione in ambienti urbani moderni di alloggi in grado di sostenere il benessere, la comunità e la vivibilità. Questi tre esempi vanno oltre il “fare meno peggio”, per porre l’attenzione sul “fare più bene”. Queste imprese hanno capito qualcosa di importante. L’economia verde rappresenta una delle industrie a più rapida crescita del mondo. Nel 2014 il Dipartimento del Lavoro statunitense ha detto che 3,1 milioni di persone erano occupati in posti di lavoro verdi, rispetto agli 800.000 dell’estrazione oil & gas. Dice Rotmans: “Ogni dollaro investito nell’economia nuova restituisce tre dollari di valore aggiunto in termini di innovazione e occupazione. In confronto, ogni dollaro investito nell’economia vecchia ha un costo per la società di due dollari”. Il mondo del business in senso lato deve fare di più. Deve creare valore anziché dipendenza. Concetti quali impresa sociale, finanza sociale e responsabilità ambientale e sociale stanno guadagnando terreno. I consumatori danno il loro appoggio alle imprese che affrontano questi temi. Il successo di aziende come il produttore di carta igienica Who Gives a Crap e il fornitore di sapone Thank You deriva sicuramente dal fatto che il 50{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} e il 100{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} rispettivamente dei loro utili è destinato alla lotta contro la povertà e al finanziamento di strutture per l’acqua potabile. Un rapporto pubblicato recentemente dalla Responsible Investment Association individua un forte aumento degli investimenti etici da parte dei consumatori, mentre gruppi come Clean Capital o Market Forces stanno crescendo perché forniscono informazioni sugli investimenti responsabili e sulla prevenzione di investimenti in progetti che nuoceranno all’ambiente. Esiste parecchio valore anche nella promozione di concetti non monetizzati. Ad esempio, il Living Future Institute sta studiando soluzioni per catturare il valore economico di un “ambiente costruito ecologicamente e socialmente responsabile”. Un futuro prosperoso richiede che tutti – e le imprese in particolare – contribuiscano al capitale sociale e ambientale condiviso. E’ ora che ci chiediamo cosa possiamo fare per migliorare le cose, non solo per renderle meno brutte. Fonte: https://www.theguardian.com/sustainable-business/2016/aug/09/thriving-not-just-surviving-why-business-needs-to-go-beyond-doing-less-bad]]>