Kate Newbury-Helps Da tempo l’engagement è considerato un elemento centrale delle strategie aziendali di sostenibilità e le grandi imprese lavorano assieme agli stakeholder da molti anni. Negli ultimi due decenni, lo stakeholder engagement è stato alla base di molte storie di successo nella sostenibilità. Pensate a Nike che affronta il problema dello sfruttamento dei lavoratori nella propria supply chain, grazie anche allo stretto rapporto, tra gli altri, con la Fair Labor Association. Oppure a Unilever e Greenpeace che hanno istituito un dialogo per esaminare l’approvvigionamento dell’olio di palma dopo che Greenpeace aveva messo in luce alcune pratiche non sostenibili. Certe imprese si sono spostate da una forma negativa di engagement reattivo ad un positivo engagement proattivo – basti pensare alle imprese farmaceutiche che collaborano con organizzazioni di sviluppo tramite rapporti di partnership pubblico-privato tipo GAVI per rispondere a importanti sfide per la salute globale. Con il mondo che cambia, deve cambiare anche il corporate engagement. Negli ultimi cinque anni, si è visto un declino costante di fiducia del pubblico nel business fino a raggiungere la stagnazione: come indica l’Edelman Trust Barometer, oggi solo il 52% della popolazione si fida che l’impresa ‘faccia ciò che è giusto’. Eppure aumentano le aspettative che il business si impegni nella sostenibilità. Con la forza crescente dei Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite, l’attenzione si sta focalizzando su quali temi possono essere influenzati dal business. Si preme sempre di più perché la sostenibilità e la strategia di business diventino un’unica cosa. Le aspettative dei consumatori continuano a porre domande specifiche per i brand e per le loro catene di valore. Si cercano prodotti che vengono realizzati in modo equo senza danni per l’ambiente. I comportamenti di spesa cambiano di conseguenza. Come evidenziato dal recente Globescan-SustainAbility Leaders Survey, i giovani si allontanano dalle tipologie più tradizionali di engagement con il settore privato in tema di sostenibilità, come il volontariato o l’influenza sui datori di lavoro, per abbracciare forme di azione più dirette come ad esempio l’investimento, l’imprenditoria e il cosiddetto advocacy. L’iper-trasparenza sfida le istituzioni a rivalutare la modalità di engagement con i propri pubblici. I dispositivi digitali e la grande disponibilità dei dati consentono ai consumatori di pretendere maggiore visibilità delle pratiche di business e di ricevere informazioni in tempo reale. Le imprese trovano difficile controllare i tempi, il contenuto o l’interpretazione delle informazioni che divengono di dominio pubblico, come si è visto l’anno scorso nei casi #BoycottStarbucks o #deleteuber. I temi nascono e si sviluppano sempre più velocemente, come dimostra in quest’ultimo anno la questione della plastica usa e getta, che ha portato 11 produttori di articoli di rapido consumo a impegnarsi nell’utilizzare imballaggi di plastica che siano al 100% riciclabili o riutilizzabili entro o prima del 2030, e molti locali ad eliminare le cannucce di plastica. Il mondo del business deve mettere una marcia in più e rendere più sofisticato il proprio engagement. Identifichiamo due importanti opportunità per le imprese:
- Accogliere voci emergenti e più diversificate
- Relazioni di sostegno in grado di portare benefici per il business e impatto sociale