L’Italia recepisce la CSRD: nuove regole di rendicontazione di sostenibilità per le aziende
Un percorso non più rimadabile verso la trasparenza e la responsabilità
Il 30 agosto, il Consiglio dei Ministri ha formalizzato l’adozione della Direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) attraverso il Decreto Legislativo 125/2024. La pubblicazione ufficiale in Gazzetta è arrivata il 6 settembre, con entrata in vigore il 25 dello stesso mese. L’Italia ha fatto così seguito alla norma europea sulla rendicontazione di sostenibilità, elevando gli standard di trasparenza e responsabilità delle imprese. La nuova normativa coinvolge, a partire dalle società quotate che rientravano già nell’obbligo, una platea sempre più ampia di aziende, che saranno coinvolte in maniera progressiva.
Ripasso delle principali novità della Direttiva CSRD
La Direttiva UE 2022/2464, conosciuta come CSRD, è pensata per rafforzare la trasparenza delle informazioni ESG (ambientali, sociali e di governance) e inserirle in un framework standardizzato e condiviso a livello europeo. Si tratta di un cambiamento radicale per il panorama aziendale italiano, con l’introduzione di requisiti sempre più stringenti e una progressiva applicazione che parte dall’esercizio finanziario 2024 per le quotate e dall’esericizio 2025 per le grandi aziende, fino ad arrivare alle PMI quotate negli anni successivi.
Obblighi per le imprese italiane: quali criteri rispettare?
Uno dei principali cambiamenti riguarda le PMI quotate, che si aggiungono alle grandi imprese già interessate dalle normative. I criteri di inclusione sono chiari e definiti:
- Dal 1° gennaio 2024: imprese quotate con un attivo superiore a 25 milioni di euro, ricavi oltre i 50 milioni di euro e oltre 500 dipendenti.
- Dal 1° gennaio 2025: imprese non quotate con un attivo sopra i 25 milioni di euro, ricavi netti superiori a 50 milioni di euro e più di 250 dipendenti.
- Dal 1° gennaio 2026: PMI quotate con un fatturato sopra i 900.000 euro, un attivo di almeno 450.000 euro e più di 50 dipendenti.
- Dal 1° gennaio 2028: imprese extra UE che generano ricavi superiori a 150 milioni di euro nel mercato europeo.
Adozione degli ESRS: uniformare la sostenibilità in Europa
Un elemento centrale della CSRD è l’obbligo per le aziende di conformarsi agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), sviluppati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG). Questi standard mirano a uniformare le informazioni di sostenibilità, fornendo un quadro comune per la rendicontazione ESG in tutta l’Unione Europea. Gli ESRS coprono un ampio spettro di temi, tra cui l’impatto ambientale, sociale e di governance, e offrono linee guida precise per garantire la qualità e la comparabilità dei dati. Con l’adozione degli ESRS, le aziende potranno contare su una maggiore coerenza nelle loro dichiarazioni di sostenibilità, facilitando la trasparenza verso investitori e stakeholder.
Regime sanzionatorio e revisione flessibile
Per facilitare l’adeguamento, il Decreto introduce un sistema sanzionatorio rivisitato. Le sanzioni per le attività di revisione saranno più moderate nei primi due anni: fino a 125.000 euro per le società di revisione e 50.000 euro per i revisori della sostenibilità. Inoltre, per garantire maggiore equità, le sanzioni saranno equamente distribuite tra aziende, membri degli organi amministrativi e revisori, consolidando la trasparenza e la conformità alle nuove procedure di rendicontazione.
Impatto per le aziende e prossimi passi: un’opportunità di crescita
Queste nuove regole rappresentano una sfida significativa, ma offrono anche alle aziende italiane un’opportunità di crescita. Allinearsi agli standard internazionali di sostenibilità non solo favorisce la competitività sui mercati globali, ma rafforza la reputazione e la resilienza dell’azienda stessa. Con il Decreto in Gazzetta Ufficiale, l’Italia dimostra il suo impegno per una maggiore trasparenza e responsabilità, un passo che invita le aziende ad adattarsi rapidamente per essere pronte a cogliere i benefici di questa trasformazione. Ora è il momento per le imprese di preparare i propri processi interni e garantire piena conformità alla CSRD, sfruttando questa occasione per costruire un futuro più sostenibile e competitivo.