La circular economy dell’usato ha effetti positivi su sistema economico, salute e tasse. Intervista con Sebastiano Marinaccio, presidente di Mercatino È stato calcolato, grazie alla consulenza scientifica dei ricercatori dell’Università La Sapienza, S.Anna, di Leyden e di Città del Messico, che si sono avvalsi del capitolato LCA, che gli oggetti transitati negli oltre 200 negozi della catena Mercatino (franchising dell’usato presente ormai in tutta Italia) hanno comportato un risparmio di CO2 immessa in atmosfera, tale da tutelare la salute della popolazione in maniera significativa. E non solo. Che legame c’è fra riciclo e ambiente? «Un legame strettissimo. Riciclare ha molti effetti e non solo sull’ambiente. Banalmente riutilizzare un oggetto permette di non immettere in atmosfera la CO2 che sarebbe necessaria per produrne uno nuovo. Riutilizzare una lavatrice, ad esempio, salva un metro quadrato di ambiente naturale, preservandone il 97.5{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}. Al tempo stesso ha un effetto di filiera che non è da sottovalutare». Mi spieghi. «Nel 2016 abbiamo restituito agli italiani, che si sono recati nelle nostre sedi, 40 milioni di euro in termini di provvigioni derivanti dalla vendita dei beni che ci avevano conferito. Ebbene: questi soldi rientrano in circolo. Abbiamo condotto una ricerca: i proventi della vendita di un bene vengono reinvestiti principalmente in cibo e indumenti. Vuol dire creare un’economia circolare che incide sulla filiera delle PMI. Inoltre la seconda vita dell’oggetto crea anche una seconda tassazione, il cui gettito si spalma in termini di servizi su tutta la popolazione. Crea stipendi per chi lavora nelle nostre sedi. E potrei continuare. L’effetto è a cascata». Come siete arrivati a calcolare il beneficio ambientale effettivo che deriva dalla vostra attività? «Abbiamo finanziato in proprio una ricerca condotta da Occhio del Riciclone in collaborazione con quattro università. I risultati dell’analisi, condotta con il protocollo LCA e con il database di ECOINVENT2000, sono stati sorprendenti. Solo nel 2016 abbiamo evitato la produzione di oltre 100mila tonnellate di CO2 equivalenti ed abbiamo fatto risparmiare oltre 1,4 miliardi di mega joule di energia primaria. I beni che abbiamo transato avrebbero riempito oltre 2244 tir da oltre 80 metri cubi di carico. La seconda vita degli oggetti ha un impatto insospettato: riciclare non è più solo una scelta economica, a questo punto diviene una scelta etica». State siglando protocolli con le PA per incentivare il riuso ed abbattere il costo della Tari. Come procede la sperimentazione? «Abbiamo iniziato con Torino, con cui abbiamo lavorato per oltre due anni con la precedente amministrazione, arrivando a siglare un protocollo che consente al cittadino che “riutilizza” di avere una certificazione della propria virtuosità ecologica. Tale certificazione, in termini di riduzione della CO2, a regime comporterà uno sgravio sulla TARI. Lo stesso abbiamo fatto con il comune di Cava dei Tirreni. Ma c’è di più. Questa attività di certificazione crea un database che noi regaliamo alla PA, in modo che possano avere dati puntuali sul risparmio di CO2. Sono dati spendibili in ottica del protocollo Ue Horizon2020 e sono un primo passo verso la tariffazione puntuale poiché, fra i nostri dati, vi sono i codici fiscali dei cittadini che hanno rivenduto i loro beni tramite le nostre filiali».]]>