SOS Villaggi dei Bambini è un’organizzazione internazionale privata, apolitica e aconfessionale. Dal 1949 accoglie bambini privi di cure familiari, garantendo loro istruzione, cure mediche e tutela in situazioni di emergenza, e promuove programmi di sostegno alle famiglie in stato di necessità. È presente in 133 Paesi nel mondo, dove aiuta quasi 2 milioni di persone ed è l’unica Associazione a livello mondiale che accoglie, all’interno dei suoi Villaggi SOS, oltre 80 mila bambini.
In Italia fa parte dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e aiuta 475 bambini e ragazzi (così come le loro famiglie) attraverso 7 Villaggi SOS e un Programma di rafforzamento familiare a Torino, rivolto alle famiglie in stato di necessità. Sostiene, infine, il Centro Estivo Internazionale di Caldonazzo, in provincia di Trento.
Mattia Dell’Era è il Responsabile Web e New Media dell’organizzazione: lo abbiamo incontrato per parlare di comunicazione sociale e di nuove forme di interazione con l’opinione pubblica su temi sensibili.
La vostra organizzazione compie i suoi primi 50 anni di attività in Italia proprio quest’anno. Quali sono le iniziative più significative messe in cantiere per questo importante traguardo?
Proprio 50 anni fa nascevano il primo Villaggio SOS a Trento e l’Associazione nazionale in Italia. E’ dal 1963, infatti, che lavoriamo a sostegno dell’infanzia in difficoltà in Italia e desideriamo celebrare questo importante traguardo con gioia insieme ai nostri sostenitori e testimonial lungo tutto l’anno. Abbiamo iniziato con la Tavola rotonda “Accoglienza dei bambini al tempo della crisi”, con l’obiettivo di approfondire la situazione dei bambini e ragazzi accolti fuori dalla loro famiglia d’origine in Italia. A maggio inaugureremo un temporary outlet che devolverà parte del ricavato ai nostri programmi di accoglienza dedicati alle gestanti o mamme sole in difficoltà, con i loro bambini. Seguiranno eventi in tutta Italia che coinvolgeranno i nostri testimonial, i Villaggi SOS, i nostri sostenitori e i nostri volontari. Promettiamo di tenervi aggiornati!
Quando si ha a che fare con il tema dei minori, l’attenzione nei confronti dei contenuti e degli strumenti di comunicazione assume un ruolo assai delicato. Quali sono i principali rischi della comunicazione via web? E quali le ricette per gestirli efficacemente?
Parlare di temi delicati, com’è quello dell’infanzia, è sempre difficile. Sul web, come in ogni altro media, si deve sempre fare attenzione a come ci si rivolge al lettore e a quali sono i contenuti da comunicare. La mia esperienza mi ha insegnato che attraverso il web si ottiene il meglio differenziando la strategia comunicativa in base al “luogo” in cui ci si trova. Le campagne di fundraising e il reclutamento di nuovi sostenitori hanno maggior successo facendo leva sulla commozione e il senso d’ingiustizia. Diversamente, sui social network il coinvolgimento maggiore si ottiene condividendo immagini e notizie relative a successi raggiunti, gioia e speranza. Sul web, differenziare la comunicazione è la soluzione per ottenere il massimo.
È interessante sapere quali sono dal tuo punto di vista i canali più efficaci per le diverse aree d’intervento, partendo dalle adozioni a distanza.
In merito ai canali, il “keyword advertising” (Google AdWords, PPN, contextual link) è il più efficace per reclutare adozioni a distanza, mentre display e Direct Email Marketing non funzionano più come una volta. Il SEO si sta rivelando un nuovo canale molto interessante. Per quanto riguarda i social network (Facebook in primis) attualmente è ancora difficile utilizzarli per attivare nuovi sostenitori. Vengono utilizzati per lo più per comunicare e instaurare un rapporto di trasparenza e per fidelizzare i donatori.
La velocità delle nuove tecnologie sembra inarrestabile e di pari passo anche i cambiamenti delle preferenze da parte degli utenti. Nel settore sociale quali tendenze noti?
Il “Sociale” in Italia è ancorato a vecchie tipologie di raccolta fondi, ma c’è una gran voglia di fare e di portare la tecnologia in questo mondo. Molti utenti, in costante crescita, ci contattano su Facebook e scelgono questo social per comunicare con l’associazione, prediligendolo alla mail o al telefono.
In tempi di crisi economica, come cambiano le attitudini delle famiglie occidentali verso la solidarietà? E, d’altro canto, come evolve la vostra comunicazione dinnanzi alle nuove emergenze sociali del mondo fino a qualche anno fa definito “benestante”?
La crisi economica è un fenomeno che coinvolge tutti, compreso il mondo del sociale. La raccolta fondi subisce così un ridimensionamento. Le famiglie scelgono di abbandonare le donazioni cosiddette “continuative” prediligendo quelle “one shot”, per ovvi problemi di disponibilità economica.
Un’ultima domanda: quale aspetto del tuo lavoro ti regala maggiore soddisfazione e quale maggiore pena?
Il mio lavoro consiste nel reperire nuovi sostenitori sfruttando i canali web e mobile. Le mie mansioni sono simili a qualsiasi altro web manager di altri settori. Amo il mio lavoro perché il panorama online muta in brevissimo tempo e per me è entusiasmante seguire questi cambiamenti. La differenza più forte che c’è tra me e un collega di un altro settore è la realtà con cui mi confronto quotidianamente: povertà, crisi alimentari, guerre, siccità e catastrofi. Il tutto amplificato, perché queste tragedie coinvolgono spesso migliaia di bambini, i più innocenti. La parte più bella e fonte di grande soddisfazione è la possibilità di interpretare il mio lavoro come una piccola missione: contribuire nel mio piccolo, attraverso il mio impegno quotidiano, a donare aiuto, stabilità, felicità e speranza ai bambini meno fortunati di tutto il mondo.