Omnibus UE: una proposta per cambiare le regole della sostenibilità aziendale

27 Feb, 2025 | Analisi e commenti

Normative europee sulla sostenibilità: quali sviluppi?

Snellimento o incertezza? Le nuove soglie per la rendicontazione e il rischio di trasparenza ridotta.

Era da mesi che il mondo imprenditoriale attendeva una revisione del quadro normativo ESG europeo. Da un lato, molte aziende chiedevano meno complessità amministrativa per restare competitive, dall’altro gli investitori premevano per mantenere standard di trasparenza elevati. La Commissione Europea ha cercato di mediare tra queste esigenze con il primo pacchetto Omnibus[1], una riforma che vorrebbe ridisegnare in modo significativo il perimetro della sostenibilità aziendale e che per ora, almeno per quanto riguarda la rendicontazione, “ferma l’orologio”.

Presentato il 26 febbraio, il Pacchetto prevede una revisione sostanziale delle principali normative sulla sostenibilità. Nelle intenzioni della Commissione, questo piano dovrebbe consentire risparmi sui costi amministrativi che dovrebbero permettere di mobilitare una capacità di investimento pubblico e privato aggiuntiva di 50 miliardi di euro. L’ambizione della proposta è quella di semplificare le norme senza compromettere gli obiettivi ambientali e sociali.

La proposta tocca tre pilastri fondamentali della regolazione ESG:

  • la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la direttiva che disciplina l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità per le aziende europee;
  • la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD o CS3D), che stabilisce le responsabilità delle imprese lungo la catena di fornitura in termini di diritti umani e impatti ambientali;
  • la Tassonomia UE, il sistema di classificazione che definisce quali attività economiche possono essere considerate sostenibili.

La direzione presa dall’UE è chiara: meno burocrazia, più focus sulle grandi imprese e maggiore libertà per le aziende più piccole. L’evoluzione normativa andrà seguita da vicino.

Le principali modifiche: cosa cambia con Omnibus?

CSRD – Riduzione del numero di aziende obbligate alla rendicontazione

Il Pacchetto Omnibus intende modificare i criteri di applicazione della CSRD, restringendo il perimetro delle aziende obbligate alla rendicontazione di sostenibilità. La soglia minima per rientrare nell’obbligo sale a 1.000 dipendenti e 50 milioni di euro di fatturato o 25 milioni di euro di balance sheet, escludendo circa l’80% delle imprese precedentemente coinvolte.

Viene inoltre proposto un rinvio di due anni per le aziende ancora in scope (quelle delle “wave” 2 e 3 della direttiva), che dovranno quindi iniziare a rendicontare nel 2028, anziché nel 2026 o 2027.

Il cambiamento avrà un impatto concreto sul mercato:

  • Per le aziende che restano in scope, il rinvio rappresenta un’opportunità per prepararsi meglio, ma anche un rischio di rallentare l’integrazione della sostenibilità nei processi aziendali
  • Per le imprese out of scope, il venir meno dell’obbligo normativo non significa necessariamente che potranno ignorare la sostenibilità. Dovranno ascoltare i propri stakeholder, investitori, clienti e fornitor, per capire in che modo essere in linea con le loro richieste.
  • Si registra incertezze per le aziende della wave 2 con sede negli Stati Membri in cui è stata già recepita la CSRD, come il caso dell’Italia: bisognerà capire se effettivamente il procedimento “fast-track” porterà a un recepimento lampo, cosa alquanto improbabile viste le tempistiche della legislazione europea.
  • Rimane la doppia materialità, confermando quindi la necessità per le aziende di un approccio comprensivo, che non dimentichi gli impatti finanziari.
  • Gli ESRS alla prova della semplificazione. I due anni di proroga servono anche perché gli ESRS verranno rivisti: meno data points, più focus sui dati quantitativi e alcuni data points saranno volontari.
  • Rimane solo la limited assurance: non ci sarà più lo shift alla reasonable assurance da parte dei revisori.

Importante per le PMI

Per le imprese che non rientreranno più nell’ambito di applicazione della CSRD, la Commissione adotterà mediante atto delegato uno standard di comunicazione volontario, basato sullo standard per le PMI (VSME) sviluppato dall’EFRAG. Tale standard fungerà da scudo, limitando le informazioni che le aziende o le banche che rientrano nell’ambito di applicazione della CSRD possono richiedere alle aziende nelle loro catene del valore con meno di 1.000 dipendenti.

CSDDD – Responsabilità ESG più limitata per le aziende

La CSDDD viene modificata in due punti chiave:

  1. Monitoraggio solo sui fornitori diretti: le imprese non saranno più obbligate a controllare l’intera catena di fornitura, ma solo i rapporti con i fornitori immediati.
  2. Meno verifiche periodiche: le valutazioni ESG obbligatorie passano da annuali a quinquennali, riducendo il monitoraggio continuo.

Viene inoltre eliminata la responsabilità civile a livello UE: in caso di violazioni, saranno gli Stati Membri a definire le modalità di compensazione. Questo aspetto potrebbe portare a una frammentazione normativa, con aziende soggette a regole diverse a seconda del Paese in cui operano.

Tassonomia UE – Più flessibilità per PMI e aziende di medie dimensioni

Il quadro della Tassonomia UE viene alleggerito. Le novità principali includono:

  • Restano obbligate a riportare in maniera obbligatoria le aziende con più di 1.000 dipendenti e sopra i 450 milioni di euro di ricavi netti.
  • Per le altre aziende che rientrano nel nuovo obbligo CSRD sotto i 450 milioni di euro rendicontare sulla Tassonomia diventa volontario.
  • Un’attività per essere considerata materiale deve rappresentare almeno il 10% del fatturato.
  • Per semplificare la rendicontazione volontaria si possono omettere gli OpEx.
  • È in previsione anche la revisione dei criteri DNSH (Do Not Significant Harm).

Un periodo di transizione da seguire da vicino

Bisogna tenere a mente che, in questo momento, il pacchetto Omnibus è solo una proposta della Commissione Europea che dovrà passare al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo prima di essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale UE. Un iter che potrebbe, sulla carta, durare dai 4 ai 7 mesi anche se è stato attivato il processo “fast-track”. E dopo dovrà essere recepita dagli Stati membri, quindi non si tratta di un processo veloce.

Sarà quindi fondamentale monitorare da vicino gli sviluppi normativi e i relativi impatti per le imprese, così da fornire loro il supporto necessario per orientarsi in un quadro in continua evoluzione.

Su una cosa non si torna indietro. La sostenibilità resta un tema centrale per mercati e stakeholder, e chi saprà prepararsi in anticipo potrà affrontare con maggiore sicurezza le nuove regole del gioco. Quindi, il consiglio per le aziende che hanno avviato il percorso è di non stoppare nulla perché la strada davanti è ancora lunga e bisogna arrivarci preparati.

Giulia Devani

[1] Ndr: il secondo pacchetto Omnibus, atteso nel primo trimestre del 2025, sarà focalizzato sulla semplificazione delle normative sugli investimenti, mentre il terzo pacchetto Omnibus, previsto per il secondo trimestre, interverrà con misure per PMI, digitalizzazione e semplificazione della Politica Agricola Comune.