Pmi e sostenibilità: comunicare poco (o niente) è un’occasione mancata

7 Lug, 2023 | Focus Italia

Megafono

Anche tra le Pmi quotate più attente, scarseggiano i report di sostenibilità e si dà poca visibilità alle informazioni ESG. E questo è un problema.

Esiste un nuovo indice per la valutazione ESG delle Pmi quotate, che seleziona le più impegnate sui temi di sostenibilità. Si chiama ESG ITA Growth Index e il suo perimetro di ricerca rientra nel comparto Euronext Growth Milan (EGM, ex AIM), il listino dedicato alle Pmi italiane dinamiche e competitive. Fanno parte oggi del nuovo indice 30 realtà, “best in class” rispetto all’impegno di sostenibilità e al profilo ESG. Eppure, anche in questo gruppo virtuoso, l’abitudine a comunicare il proprio impegno di sostenibilità continua a latitare: il 40% non comunica in alcun modo il proprio percorso ESG.

Comunicare gli ESG, tra bilanci di sostenibilità e informazioni sul web

L’indice è stato presentato ad aprile 2023 da REPAiR Lab di SDA Bocconi School of Management e CRIF, in collaborazione con Ambromobiliare. I dati, poco incoraggianti, relativi alla comunicazione emergono invece da un’analisi successiva, portata avanti da ESGnews a maggio.

Oltre chi non rende note in alcun modo ai propri stakeholder le attività in ambito ESG, si aggiunge un 23% di Pmi che divulga solo alcune informazioni, più qualitative che quantitative, attraverso i canali del sito aziendale oppure il company profile. Un approccio cauto, se non timido, alla comunicazione dei temi di sostenibilità.

Chi si distingue in positivo? Solo il 30% delle Pmi che fanno parte di questo indice ha pubblicato almeno un bilancio di sostenibilità negli ultimi due anni e comunica i propri obiettivi e risultati ESG sul sito web. Una minoranza (7%) invece adotta solo il report di sostenibilità, senza prevedere sezioni ad hoc sul sito aziendale.

Un cammino troppo lento

Cosa ci raccontano questi dati? Che il cambiamento – culturale e di mentalità – è un processo lento e faticoso. La situazione infatti non è cambiata molto rispetto alla fotografia scattata dal Rapporto sulla rendicontazione ESG da parte delle PMI italiane quotate al mercato AIM di Borsa Italiana. Redatta nel 2022, l’indagine segnalava come il 53% delle 149 società allora presenti sul listino PMI non rilasciasse alcuna informazione quantitativa sulla sostenibilità. Ne avevamo parlato qui.

Se un leggero miglioramento si registra, questo è circoscritto alle aziende più virtuose e va letto in continuità con gli anni precedenti (nel 2020, le Pmi quotate che non comunicavano alcun dato erano il 65%), ma la sua lentezza deve indurre una riflessione. Per dare il cambio di passo, sarà necessario investire sulla diffusione delle competenze, disporre di nuove figure professionali con una formazione multidisciplinare, promuovere lo scambio di esperienze e di know how tra realtà imprenditoriali. Senza questi elementi, che possono stimolare reali cambiamenti nel modo di fare e pensare, la transizione non potrà che avvenire a passo di lumaca e le Pmi rischiano di perdere opportunità di crescita strategiche.

Comunicare la sostenibilità non dovrebbe essere un’attività accessoria

I dati però ci dicono anche altro: che comunicare la sostenibilità aziendale, tra le Pmi ma non solo, è ritenuto ancora un processo sacrificabile. Anche le più impegnate in ambito ESG, infatti, non colgono ancora la necessità e i vantaggi di comunicare il proprio percorso – e questo comprende anche le attività di rendicontazione.

In parte è forse comprensibile: tra i vari gridi di allarme al greenwashing, la comunicazione a volte viene identificata come qualcosa di superficiale e furbesco, come pura e semplice scorciatoia di immagine e tattica di marketing. Senza ombra di dubbio, in un contesto sempre più attento ai temi di sostenibilità, sapersi qualificare attraverso la propria comunicazione è un’opportunità strategica a livello di reputazione e posizionamento. Questa visione però è parziale e riduttiva. Comunicare significa aprire un dialogo con i nostri stakeholder, investire nella cura delle relazioni, contribuire alla costruzione di una cultura della sostenibilità, dentro e fuori l’impresa, oggi più che mai necessaria. Non solo: certe attività – pensiamo ad esempio allo stakeholder engagement – non sono proprio possibili se non attivando sin da subito percorsi di comunicazione condivisi e autentici.

Credibilità e trasparenza: rendicontare è comunicare

La rendicontazione di sostenibilità, pur configurandosi anch’essa come pratica di comunicazione, merita un capitolo a parte. Le spinte per attivare un percorso di reportistica sono sempre più forti: arrivano dal contesto normativo internazionale (con l’ultima direttiva europea sul tema), dalle richieste dei consumatori, dalle sollecitazioni alle catene di fornitura, dall’attenzione sempre più pressante del mondo finanziario.

Redigere un report di sostenibilità è un atto di trasparenza e credibilità. Significa aver attivato un percorso di analisi delle proprie performance ESG, ancora meglio se in dialogo stretto con la strategia aziendale, e impegnarsi nel restituirlo al proprio esterno (e anche al proprio interno!). Come e attraverso quali canali (social, sito, report, stampa, eventi e quant’altro), è una scelta strettamente individuale. Ma non farlo significa accettare di rimanere ai margini di un cambiamento che sta investendo tutta la nostra società, evitando così (forse) fatiche organizzative e costi aggiuntivi, ma (senza ombra di dubbio) mancando concrete opportunità di crescita e di sviluppo.

Micol Burighel