Laura Poggio È noto come le condizioni climatiche durante la crescita dei grappoli d’uva siano l’elemento più importante per ottenere una buona produzione: a parere degli esperti, la tendenza costante all’aumento delle temperature può mettere a rischio alcune colture più sensibili – come merlot, grignolino, dolcetto – o favorirne altre, come quella della glera, l’uva destinata al prosecco, o della barbera, entrambe amanti del caldo. Richard Geoffrey, lo chef de cave di Dom Perignon, ha dichiarato di recente, seppur “a bassa voce”, che le ultime calde estati hanno giocato a favore del loro celebre champagne: “La resa del raccolto è più regolare, la frequenza delle buone annate è maggiore, il frutto è più generoso, l’acidità più rotonda…” Enologi e agronomi concordano appieno sulla necessità di analizzare gli effetti dei cambiamenti climatici, cercando le soluzioni più efficaci per mantenere alta la qualità del prodotto imbottigliato, a seconda delle singole aree e dei singoli vitigni. Attilio Scienza, professore di Viticultura presso l’Università degli Studi di Milano, pone l’accento sulla opportunità di spostare in aree più fresche, verso nord, le coltivazioni delle uve che maggiormente soffrono le alte temperature. Il produttore di vino piemontese Gianluca Morino, appassionato blogger del settore, sottolinea come il problema del climate change possa tramutarsi nell’opportunità di riscoprire vitigni autoctoni poco noti, come il grillo siciliano: molto resistente al caldo, potrebbe recuperare terreno ed estimatori, a discapito del più noto e diffuso merlot, minacciato dal caldo. E aggiunge: “Tutto dipenderà da quanto sarà marcato il cambio di clima: in alcuni casi potrebbe bastare spostare a nord i vigneti, se il cambiamento fosse invece più netto occorrerebbe modificare le proporzioni delle uve a favore di quelle che necessitano più ore di luce e calore”. Grande ottimismo, infine, dalle cantine Gaja che dagli USA hanno recentemente dichiarato come, sebbene le condizioni climatiche dell’ultimo ventennio siano state a volte “estreme”, la qualità dei vini italiani è cresciuta esponenzialmente, grazie alla capacità dei “vignaioli di adeguarsi ai cambiamenti climatici e tirare fuori il meglio da ogni annata”. Le risposte sono rassicuranti, ma l’attenzione al tema e la necessità di studiare le soluzioni più efficaci devono restare alte, se vogliamo continuare a godere appieno dei frutti di Bacco. Fonti: http://www.winespectator.com/webfeature/show/id/52269 http://palatepress.com/2015/10/wine/facing-climate-change-italian-growers-turn-to-cooler-areas-native-grapes/ http://www.cronachedigusto.it/archiviodal-05042011/311-il-personaggio/17540-2015-11-03-14-55-06.html#addcomments]]>