Reporting aziendale: differenze, punti in comune e prospettive future

Dal bilancio finanziario alla sostenibilità: l’importanza strategica dei documenti di reporting.
Dal reporting economico alla misurazione dell’impatto sociale e ambientale, ogni report ha una funzione specifica. Comprendere come integrarli in una visione unitaria non è solo una questione di compliance normativa, ma un’opportunità per migliorare trasparenza, reputazione e competitività.
Ma quali sono le reali differenze tra i diversi tipi di report? E soprattutto, perché sono strategici per il futuro delle aziende?
Le principali forme di reporting aziendale
Bilancio finanziario: il pilastro della rendicontazione economica
Il bilancio finanziario, o bilancio d’esercizio, è il documento contabile fondamentale per ogni azienda. Il suo scopo è misurare la performance economica dell’impresa in un determinato periodo, di solito un anno, e fornire informazioni cruciali per investitori, banche e stakeholder finanziari. Si parla di bilancio consolidato quando vengono rendicontate le performance economiche, finanziarie e patrimoniali di un gruppo di imprese. A consolidare è la capogruppo.
La sua struttura è regolata da principi contabili precisi: in Italia, il Codice Civile e i principi OIC per le società non quotate, mentre le imprese quotate seguono gli standard internazionali IFRS. Il bilancio comprende lo stato patrimoniale, il conto economico, il rendiconto finanziario e la nota integrativa, offrendo un quadro chiaro di redditività e solidità finanziaria.
Perché è strategico? Perché rappresenta il primo biglietto da visita dell’azienda per chiunque voglia valutarne l’affidabilità economica. Tuttavia, si limita a un’analisi strettamente numerica, senza raccontare gli impatti più ampi dell’attività aziendale sulla società e sull’ambiente.
Report di sostenibilità: misurare e comunicare l’impatto ESG
Sempre più aziende stanno affiancando al bilancio finanziario il report di sostenibilità, che si concentra sugli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG). Il suo obiettivo è fornire dati misurabili sulle emissioni, sulla gestione delle risorse naturali, sulla lotta al cambiamento climatico e sulla gestione dei suoi effetti sull’azienda, sulle condizioni di lavoro e sulle pratiche di governance, sui rapporti con gli stakeholder e le comunità di riferimento, sulle caratteristiche della popolazione aziendale, sui programmi di welfare, ecc. Sono moltissimi i dati che rientrano in questo documento: è molto importante che ogni organizzazione faccia un’analisi preliminare per individuare quali sono i temi più rilevanti per la propria realtà, quelli da inserire nella rendicontazione. Questo processo si chiama analisi di materialità (con la nuova direttiva europea è stata introdotta la doppia materialità, ne abbiamo parlato QUI).
Negli ultimi anni, la normativa europea ha reso questo strumento ancora più rilevante: con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), molte aziende saranno obbligate a pubblicarlo seguendo gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). Fino a oggi, a livello internazionale, gli standard più usati sono quelli del Global Reporting Initiative (GRI) e del Sustainability Accounting Standards Board (SASB).
Perché è strategico? Perché investitori, consumatori e istituzioni chiedono sempre più trasparenza sulle performance ESG. Oltre alla mera compliance, un report di sostenibilità ben fatto può migliorare la reputazione e la competitività aziendale, attrarre capitali da fondi di investimento sempre più attenti ai criteri ESG, contribuire a rafforzare una relazione di fiducia con i tuoi stakeholder.
Report integrato: finanza e sostenibilità in un unico documento
Il report integrato è uno strumento che unisce la performance economica e di sostenibilità in un’unica visione d’insieme che intende mettere in luce il valore generato dall’impresa. Basato sul framework dell’International Integrated Reporting Council (IIRC), considera sei capitali: finanziario, produttivo, umano, intellettuale, sociale e ambientale. Si tratta di un documento redatto soprattutto dalle grandi imprese, proprio quelle imprese che secondo la CSRD saranno tenute a pubblicare il report di sostenibilità all’interno della Relazione sulla Gestione. La sua diffusione probabilmente ne sarà influenzata.
Bilancio sociale e report d’impatto: il valore generato oltre il profitto
Se il bilancio finanziario è lo strumento che racconta la solidità economica di un’azienda e il report di sostenibilità misura il suo impegno sul fronte ESG, il bilancio sociale e il report d’impatto si concentrano sulle persone, sulle comunità e sul valore che l’impresa genera al di là del profitto.
Il Bilancio sociale
Il bilancio sociale è un documento che è obbligatorio per cooperative sociali, enti del Terzo Settore e imprese pubbliche, ma che viene adottato anche da aziende private desiderose di raccontare la propria responsabilità verso lavoratori e comunità locali. Questo strumento consente di dare trasparenza a politiche di welfare aziendale, inclusione e sicurezza sul lavoro, iniziative di sviluppo territoriale e collaborazione con enti del territorio. È un racconto che lega il ruolo dell’azienda alla società in cui opera, mettendo in evidenza come la sua crescita possa tradursi in benefici più ampi.
Il report d’impatto
Rispetto al bilancio sociale, il report d’impatto non si limita a descrivere le iniziative messe in atto, ma ne misura gli effetti concreti. È uno strumento tipico delle B Corp e delle società benefit, ma il suo focus legato alla misurazione dell’impatto si sta diffondendo anche oltre. Le B Corp devono rendicontare periodicamente i risultati ottenuti per mantenere la certificazione rilasciata da B Lab, mentre le società benefit sono tenute per legge a pubblicare ogni anno un report che renda conto degli obiettivi di beneficio comune dichiarati nel proprio statuto.
Alcune metodologie di rendicontazione diffuse in questo ambito sono lo SROI (Social Return on Investment), che quantifica il valore sociale creato rispetto agli investimenti effettuati, e la Teoria del Cambiamento, un metodo che permette di collegare azioni, risultati e impatti a lungo termine. Questi strumenti aiutano a trasformare l’impegno sociale in dati misurabili e verificabili, un aspetto sempre più rilevante per investitori, istituzioni e stakeholder.
Perché è strategico? Oggi, più che mai, non basta dichiarare un impegno: è necessario dimostrarlo con trasparenza e dati solidi. Per questo, bilancio sociale e report d’impatto sono strumenti strategici, capaci di rafforzare la credibilità di un’azienda e di attrarre capitali e talenti che guardano alla sostenibilità come un valore imprescindibile.
Report tematici: un approfondimento su specifici ambiti di impatto
Se bilanci e report di sostenibilità offrono una visione ampia dell’impatto aziendale, alcune imprese scelgono di focalizzarsi su temi specifici, adottando report tematici che analizzano in profondità aspetti chiave del proprio operato.
Uno dei più diffusi è il bilancio di genere, che fotografa la presenza di uomini e donne nell’organizzazione, evidenzia eventuali disparità salariali e monitora le politiche di inclusione e crescita professionale femminile. Nato come strumento per enti istituzionali e pubbliche amministrazioni, oggi anche altri tipi di organizzazioni scelgono di pubblicarlo, sia per adempiere agli obblighi normativi legati alla certificazione UNI/PdR 125:2022 sulla parità di genere, sia per dare trasparenza ai propri impegni in materia di diversità e pari opportunità.
Un altro documento di rendicontazione – ormai un po’ superato ma non del tutto scomparso – è il bilancio ambientale, che misura le performance aziendali in termini di sostenibilità, rendicontando emissioni di CO₂, consumi energetici, gestione delle risorse naturali e strategie di riduzione dell’impatto ambientale. In settori ad alta intensità energetica o a forte impatto ambientale, questo report è ormai una prassi consolidata per dimostrare l’impegno nella transizione ecologica e nell’adozione di modelli di economia circolare.
Un ultimo esempio di questo tipo è il report DEI (Diversity, Equity & Inclusion), che documenta le politiche aziendali dedicate alla diversità, equità e inclusione, con particolare attenzione alle iniziative per il superamento di barriere sistemiche e per la valorizzazione di tutte le identità all’interno dell’impresa. In un mondo del lavoro sempre più attento all’inclusione, questo tipo di report può diventare un elemento chiave nella strategia di sostenibilità sociale delle aziende perché tiene in considerazione le molteplici diversità che la compongono (genere, disabilità, etnia, generazione, ecc.).
L’adozione di bilanci tematici rappresenta una scelta strategica per le imprese che vogliono comunicare in modo chiaro e mirato il proprio impatto, parlando direttamente agli stakeholder più sensibili a determinati temi e rafforzando la propria identità aziendale.
Verso un reporting sempre più integrato e accessibile
L’evoluzione della reportistica aziendale va nella direzione di un’integrazione sempre più stretta tra dati economici, sociali e ambientali. Non si tratta più di produrre documenti separati e indipendenti, ma di costruire un ecosistema di rendicontazione capace di restituire un quadro coerente e completo del valore generato da un’impresa.
In questo contesto, non va dimenticato il valore dei bilanci tematici, che permettono alle aziende di comunicare in modo più chiaro e mirato su questioni specifiche, rendendo le informazioni più accessibili e comprensibili per diversi pubblici: dalle istituzioni ai dipendenti, dagli investitori ai consumatori, dai territori alle generazioni.
Oggi, la capacità di un’azienda di raccontare il proprio impatto in modo trasparente e coinvolgente diventa un fattore di vantaggio competitivo. Non si tratta solo di rispettare obblighi normativi, ma di costruire relazioni di fiducia con il mercato e con la società. La rendicontazione del futuro non sarà solo un esercizio di compliance, ma uno strumento strategico per comunicare chi siamo e quale ruolo vogliamo avere nel mondo che cambia.