Servizio idrico: il settore si conferma solido dal punto di vista economico e finanziario

20 Lug, 2022 | Focus Italia

Sostenibilità: i vantaggi competitivi per le imprese

Buoni risultati anche di fronte alla pandemia. Diventa sempre più chiaro per il comparto il legame stretto tra investimenti e ambiente. Il position paper di Laboratorio Ref.

Laboratorio Ref, il think tank dei servizi pubblici locali che riunisce rappresentanti del mondo dell’impresa, delle istituzioni e della finanza, ha pubblicato in collaborazione con Crif Ratings un nuovo position paper che analizza le performance economico-finanziarie dei primi 100 operatori industriali del servizio idrico in Italia. Lo studio mette in luce le dinamiche che muovono oggi il settore e dà anche spunti per il suo sviluppo futuro.

Il contesto di partenza

In Italia il settore idrico rimane ancora frammentato. Sul territorio nazionale sono presenti circa 1.200 gestioni e molte di queste (oltre 800) forniscono il servizio senza averne diritto, in particolare Comuni che operano in mancanza dei requisiti di legge. Proprio questa segmentazione è responsabile del mancato decollo industriale di alcuni territori, soprattutto in molte regioni del Sud Italia, e di alcuni ritardi nello sviluppo del settore.

Nonostante questa situazione, negli ultimi dieci anni il settore idrico ha “ha intrapreso un percorso di industrializzazione volto a restituire gestioni capaci di assicurare l’equilibrio economico e finanziario e gli investimenti necessari a mantenere in buono stato le infrastrutture, mitigando i rischi e cogliendo le opportunità di sviluppo”. Un percorso che Laboratorio Ref insieme a CRIF Ratings monitora da alcuni anni.

Di fronte alla pandemia

L’indagine prende in considerazione i dati del 2020: un anno sui generis, segnato dalla pandemia da Covid-19 che ha obbligato i gestori del servizio idrico a riorganizzare modalità di lavoro e processi aziendali per poter garantire la continuità del servizio e allo stesso tempo tutelare la salute delle proprie persone. Le realtà che avevano già in passato attivato – o almeno previsto – soluzioni di smart working e rafforzato il proprio percorso di digitalizzazione hanno vissuto il periodo con minori disagi. Non è stato così per tutte.

Tensioni sul gettito tariffario (dovute a maggiore morosità da parte degli utenti e a un netto cambio nei consumi), maggiori oneri operativi relativi ai costi di sanificazione, alle procedure di sicurezza del personale e all’implementazione di sistemi di smart working. Su tutti questi aspetti rilevati in pandemia è intervenuta direttamente ARERA, l’Autorità di regolazione, con misure per minimizzare gli impatti economico-finanziari sul settore.

Quanto è solido il settore del servizio idrico in Italia?

È anche grazie a questi interventi che il settore ha dimostrato una buona tenuta dal punto di vista economico-finanziario pur di fronte a un lungo periodo di difficoltà come quello determinato dall’emergenza sanitaria. Che, però, non è l’unico scenario critico che gli operatori si trovano ad affrontare: si pensi al recente aumento dei costi delle materie prime e alla complessità nel reperirle, che ha avuto impatti netti a livello delle catene di fornitura, e non da ultimo al problema della siccità. Anche questi elementi vanno tenuti in considerazione per lo sviluppo del settore e, soprattutto, per l’implementazione delle opere necessarie per fronteggiare le sfide del futuro.

Nonostante queste premesse, rispetto ai dati del 2015, il settore ha fatto dei passi avanti a livello di industrializzazione. Un dato significativo è l’aumento dei soggetti che si sono rafforzati a livello economico-finanziario. Sono cresciuti gli Aggregatori (34) e i soggetti Stand Alone (da 19 a 28), ossia quegli operatori che sono considerati credibili per dimensioni e performance economico-finanziarie. Alcune realtà, infatti, hanno fatto il salto di qualità proprio negli ultimi cinque anni. Diminuiscono allo stesso tempo i Piccoli operatori fragili (da 7 nel 2015 a 5 nel 2020). A livello territoriale, gli operatori che si sono rafforzati maggiormente si trovano in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia al Nord, e, al Centro, in Toscana, Umbria e Marche. Al Sud i miglioramenti hanno interessato l’Abruzzo, la Campania e la Basilicata.

Il capitolo investimenti

I finanziamenti tornano a crescere, dopo la contrazione del 2020 (il report analizza l’arco temporale che va dal 2015 a inizio 2022). Nel 2021 fanno un balzo avanti e arrivano a 1,2 miliardi di euro, circa 200 milioni in più rispetto all’anno precedente. Quello che caratterizza il settore su questo fronte è un legame sempre più stretto tra investimenti, ambiente e in generale sostenibilità. Anche fra le utilities si stanno diffondendo strumenti di finanziamenti come Green Bonds, Sustainability-Linked Bonds, Green Loans e Sustainability-Linked Loans bancari. Diventa così centrale per queste realtà allineare le proprie attività alla Tassonomia Europea che individua le attività economiche e gli investimenti che possono essere definiti sostenibili dal punto di vista ambientale. E anche, possibilmente, renderne conto e fornire dati relativi a questo aspetto nei propri documenti di rendicontazione.

Uno sguardo al futuro

Il raggiungimento del numero ottimale di gestioni uniche (una per bacino di affidamento, cioè circa 91) è ancora ostacolato dalla frammentazione del settore. Un fenomeno, però, che è destinato a ridursi nel tempo: le gestioni uniche, infatti, andranno a sostituire quelle che cesseranno per legge. Già nel biennio 2020-2021 sono terminate le concessioni in 135 Comuni italiani (700 mila cittadini). Tra 2020 e 2025 saranno 42 i gestori che vedranno finire la propria concessione e questo interesserà 1.000 Comuni e più di otto milioni di cittadini.

Centrali, per lo sviluppo del settore, saranno anche i finanziamenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che per il servizio idrico ha destinato 3,5 miliardi di euro. I soggetti che si candideranno, insieme ai progetti che porteranno avanti, dovranno essere solidi, credibili, “in grado di realizzare gli investimenti in tempi definiti e in grado di raggiungere target stabiliti con importanti benefici ambientali e sociali”. Ma soprattutto dovranno rispettare il principio derivante dalla Tassonomia Europea del “Do No Significant Harm” (DNSH), ossia “non arrecare alcun danno significativo” all’ambiente. Insomma, ci sarà molta più attenzione alla capacità dei vari soggetti di generare impatti positivi, benefici, valore a livello ambientale e sociale.

È possibile scaricare il position paper e leggerlo per esteso qui.

Micol Burighel