Sostenibilità, a che punto è il settore delle utility in Italia?
Il decimo rapporto del think tank Top Utility di Althesys identifica i trend dei prossimi dieci anni del settore: attenzione sempre più spinta sui temi ESG, processi di digitalizzazione e cibersecurity, ampio spazio per investimenti, ricerca e innovazione
Le utility italiane non si fanno frenare dal periodo di crisi pandemico e accelerano su sostenibilità, innovazione e digitalizzazione. Il settore nel 2020 ha registrato circa 88 miliardi di euro di ricavi, ossia il 5,3% del Pil italiano, un risultato in discesa rispetto all’anno precedente a causa della recessione pandemica. Nonostante questo, il comparto ha dimostrato una certa resilienza, raggiungendo una spesa di 7,2 miliardi di investimenti, oltre il 2,3% degli investimenti fissi lordi nazionali, continuando a fare ricerca, a innovare e a migliorare le performance industriali e di sostenibilità. Questa la situazione che emerge dal decimo rapporto “Le performance delle utility italiane. Analisi delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti” realizzato da Althesys nel contesto del think tank Top Utility. Lo studio, oltre ad analizzare gli ultimi dieci anni delle utility italiane, immagina i trend che caratterizzeranno il settore nei prossimi dieci anni.
Lo fa attraverso un metodo di analisi che comprende più di 220 indicatori e che fornisce un quadro completo e integrato relativo alle dimensioni economico-finanziarie, sociali, ambientali e industriali. La sostenibilità, insieme alla digitalizzazione, si conferma l’ambito di azione su cui si concentrano maggiormente sforzi e azioni delle utility italiane, dal rapporto con gli stakeholder alla gestione industriale, dalla comunicazione alla ricerca & sviluppo e alla finanza.
Lo studio approfondisce nel dettaglio i profili di sostenibilità delle principali utility italiane, restituendo un quadro completo relativo agli aspetti ambientali, alle azioni di Corporate Sociale Responsibility, all’attenzione per le risorse umane, ai rapporti con gli stakeholder e alla gestione della catena di fornitura. Qui i principali risultati.
La sostenibilità delle utility italiane: certificazioni e reportistica
L’adozione di certificazioni riconosciute e la redazione del bilancio di sostenibilità si rivelano elementi chiave per i processi di accountability. A livello di certificazioni, il 90% delle utility esaminate adotta la ISO 9001(relativa al sistema di gestione della qualità) e l’80% la ISO 14000 (gestione ambientale). Per quanto riguarda la rendicontazione, il 60% delle principali 100 utility italiane redige un rapporto di sostenibilità, un dato in crescita sul 2019 (55%) e sul 2018 (58%). Allo stesso modo, aumentano le utility dotate di un codice etico – il dato sfiora il totale con il 97% – e anche il numero delle realtà (73%) che chiedono ai propri fornitori di adottare criteri di condotta ESG. Un dato, quest’ultimo, che segnala un’attenzione crescente verso la supply chain, aspetto centrale per una strategia di sostenibilità integrata, coerente e completa.
La S in ESG
Per quanto riguarda la dimensione sociale della sostenibilità, le utility continuano a investire in capitale umano. I dipendenti a tempo indeterminato sono passati dal 94% al 97% e anche il numero di risorse soggette a formazione ha mantenuto un buon andamento, attestandosi intorno all’80% anche nell’anno della pandemia.
L’attenzione verso i temi di diversity e inclusion si conferma abbastanza alta: aumentano leggermente le attività di monitoraggio e le policy dedicate e diminuiscono i già molto bassi casi interni di discriminazione (dal 3 all’1%). L’impegno per la parità di genere continua, confermato dal leggero aumento della quota di donne all’interno dei CdA (dal 36 al 38%).
E a livello di sostenibilità ambientale come performano le 100 maggiori utility italiane?
Ridurre il proprio impatto ambientale rimane fondamentale per tutti i settori. Il servizio idrico integrato per quanto riguarda l’energia elettrica consumata conferma la prestazione dell’anno precedente (1,1 kWh per metro cubo). Variazioni minime si registrano nella quantità di prodotti chimici usati per la depurazione e la potabilizzazione. Migliorano invece i servizi ambientali: dal 2018 è diminuita sia l’energia elettrica consumata (attestata sui 25,8 kWh per tonnellata nel 2020) sia le emissioni di CO2 derivanti dai mezzi di raccolta e igiene urbana (da 21 chili di CO2 per tonnellata a 16,3). Per le utility di energia elettrica, la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili ha raggiunto nel 2020 il massimo storico (oltre il 59%), superando la media nazionale del 42%.
Infine, la ricerca Top Utility esamina anche gli aspetti di sostenibilità legati alla mobilità, particolarmente rilevanti per le utility che usano flotte aziendali per i loro interventi e in alcuni casi, come la raccolta dei rifiuti, per la fornitura stessa del servizio. Il 32% delle aziende ha già attivato progetti di mobilità sostenibile e il 50% li ha in programma oppure sono in corso di realizzazione. Le flotte sono composte al 6% da veicoli elettrici, al 6% da vetture ibride e ogni anno nelle aziende è inserita una quota di veicoli a basso impatto pari al 19%.