Forum della Pa, chiuso a Roma da pochi giorni, la sostenibilità calata nelle scelte strategiche e quotidiane della Pubblica amministrazione, è stata la vera protagonista. In particolare un processo di digitalizzazione spinto e infiltrato in ogni aspetto della gestione della cosa pubblica potrebbe portare, secondo gli esperti del settore, ad un recupero di performance e ad una migliore gestione delle risorse. «Ci sono tre aspetti, in questo concetto di sostenibilità, che è necessario risolvere e rispetto ai quali il digitale può svolgere un ruolo chiave – afferma Andrea Rangone, CEO di Digital360 – a partire dal deficit e dal debito di lungo termine che gravano sui conti del Paese, passando dalla produttività e dalla propensione all’imprenditorialità degli italiani». Soltanto per portare qualche esempio, il processo di digitalizzazione potrebbe da una parte aumentare le entrate dello stato: i pagamenti digitali, tracciabili ed efficaci, vanno ad incidere su una fetta di nero che ancora sfugge ai controlli. Queste maggiori entrate fiscali sono state conteggiate in 15 miliardi di euro all’anno. Allo stesso modo l’e-procurement e la dematerializzazione documentale (con connesso risparmio di carta) potrebbero contribuire a risparmiare risorse e ridurre fortemente le spese di approvvigionamento. L’indagine di FPA “Pratiche di consumo sostenibile a lavoro”, mette in evidenza come l’Italia sia molto distante dai 17 sustainable development goal individuati dall’Onu. La situazione fotografata dal Ministero dell’Ambiente nella Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile riporta una tendenza di peggioramento che riguarda tra gli altri: l’efficienza idrica e quella energetica, la salvaguardia del patrimonio naturale, lo spreco e l’insostenibilità dei consumi. Obiettivi sui quali l’Italia è non solo molto distante dagli risultati che si è impegnata a conseguire a livello internazionale, ma presenta fattori di peggioramento. La buona notizie è che le risorse per invertire questa tendenza ci sono: solo guardando agli 11 obiettivi tematici dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei per il periodo di programmazione 2014-2020 contiamo una disponibilità di 73.624.430.700 euro da spendere in azione funzionali allo sviluppo sostenibile del Paese. Un numero di risorse significative di cui però, a metà periodo di programmazione, abbiamo speso solo 1,2{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622}. Risulta quindi evidente che il mancato conseguimento di molti dei risultati attesi è da imputarsi anche ad una scarsa capacità di progettare politiche di sostenibilità, di mettere in pratica best practices per raggiungere i 17 sustainable development goals individuati dall’Onu. In questo contesto la PA con i suoi numeri, le sue funzioni e la sua capacità di spesa potrebbe giocare un ruolo di grande importanza. La ricerca afferma infatti che se tutti i dipendenti acquisissero comportamenti di consumo responsabile si otterrebbe una riduzione dal 5 al 15{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} della spesa della PA in bolletta. Se ciascuno degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici evitasse di consumare 500 fogli, si ridurrebbe il consumo di 8142 tonnellate di carta, evitando di abbattere 122 mila alberi, risparmiando oltre 3,5 miliardi di litri di acqua, abbassando il consumo energetico nazionale di 62 milioni di Kwh. Incentivando il carpooling con almeno un collega, diventerebbero 750 mila le auto circolanti ogni giorno (ora sono 1,3 milioni), eliminando 376 tonnellate di CO2 e risparmiando 230 milioni di euro solo per il carburante. Insomma, se la rivoluzione dei consumi e delle modalità di produzione sostenibili partisse dalla Pubblica Amministrazione, si avvierebbe una vera rivoluzione “green” in Italia, perché le PA potrebbero fare da apripista su mobilità soft, risparmio energetico, raccolta differenziata dei rifiuti, lotta agli sprechi, acquisto di alimenti biologici con un impatto formidabile sull’intero Paese. Con una spesa pubblica pari a quasi il 17{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} del PIL nazionale, infatti, la PA è il più rilevante dei consumatori e i suoi dipendenti possono aiutare il paese a operare un profondo salto culturale. E se la sostenibilità degli uffici pubblici è ancora insufficiente – nel giudizio degli stessi dipendenti – cresce la consapevolezza dell’importanza di pratiche di consumo sostenibile. Eppure rispetto al green procurement l’Italia vanta un primato addirittura europeo: siamo infatti il primo paese ad aver introdotto nel nostro codice degli appalti l’obbligatorietà dei CAM (criteri ambientali minimi) per modulare la richiesta delle stazioni appaltanti e selezionare sul mercato fornitori attenti alla sostenibilità economica ed ambientale. ]]>