Stati Uniti, la SEC fa guerra al greenwashing
L’ente di vigilanza della borsa americana si è attivato per tutelare gli investitori.
Al bando i fondi che strombazzano patenti di sostenibilità senza nulla di concreto nel mercato statunitense (almeno nelle intenzioni). La Sec (Securities and Exchange Commission), la massima autorità in fatto di titoli finanziari negli States, ha deciso di dare una stretta al greenwashing e alla moltiplicazione incontrollata di fondi Esg che, poi, alla prova dei conti, di sostenibile hanno ben poco. Un fenomeno diffuso nel mondo della finanza, con gravi ricadute e conseguenze sempre più evidenti: è di pochi giorni fa la notizia delle dimissioni del CEO di Dws, controllata di Deutsche Bank accusata di aver gonfiato i numeri degli investimenti Esg.
Greenwashing, stop alle dichiarazioni fuorvianti e nuove norme di disclosure da parte della Sec
Per arginare l’ondata verde, la Sec ha previsto un’azione bilaterale attraverso la proposta – fatta il 25 maggio scorso – di due nuove normative. La prima intende impedire ai fondi di fare dichiarazioni non sostanziate e fuorvianti rispetto alle qualifiche Esg. La seconda invece riguarda la disclosure, ossia la comunicazione dei dati Esg sul mercato: l’obiettivo è aumentare gli obblighi di informazione per i consulenti e le società di investimento. Entrambe le proposte saranno soggette a un periodo di feedback pubblico di 60 giorni durante il quale imprese, investitori e operatori del mercato potranno commentare e proporre modifiche al progetto di regolamentazione.
La revisione della “Names Rule”
Il tutto parte dall’aggiornamento in chiave Esg della cosiddetta “Names Rule”. La norma, adottata circa 20 anni fa, prevede che i fondi i cui nomi rimandano a una specifica classe di investimenti siano tenuti a investire almeno l’80% del valore dei loro asset in quel tipo di investimenti. L’obiettivo è evidente: evitare che gli investitori siano ingannati da un nome furbo ma poco attendibile e tratti in errore rispetto alla tipologia di investimento e ai rischi di un fondo.
Con la nuova proposta contro il greenwashing, la Sec intende estendere il campo di applicazione della “Names Rule” a più fondi, includendo anche quelli che usano la dicitura Esg. Con questo ampliamento, si andrebbe a toccare il 75% di tutti i fondi sul mercato rispetto all’attuale 62%. L’etichetta di “sostenibile” non potrà quindi più essere adottata solo in ottica marketing ma potrà essere usata solo nel caso in cui un fondo investa almeno quattro quindi dei valori degli asset in chiave Esg. Insomma, meno chiacchiere e più distintivi. E anche in fretta: il Presidente della Sec Gary Gensler ha spiegato che i fondi che non rispettano i requisiti della “Names Rule” saranno tenuti a conformarsi alle nuove regole “in modo tempestivo”.
Nuovi obblighi di disclosure
Per quanto riguarda gli aspetti relativi alla disclosure dei dati, la proposta Sec promuove nuove regole e modalità di reporting per rendere più accessibili, comparabili e coerenti i dati e le strategie Esg nei prospetti dei fondi, nei rapporti annuali e nel materiale promozionale. Tra le informazioni da comunicare rientrano ad esempio gli specifici impatti generati dai fondi Esg, oppure le emissioni di gas serra collegate agli investimenti di portafoglio dei fondi ambientali. La nuova regolamentazione Sec da una parte allontana il rischio greenwashing attraverso una maggiore trasparenza delle informazioni e dall’altra permette agli investitori di fare scelte più consapevoli confrontando meglio le opzioni di investimento.
Insomma, presentarsi più verdi o responsabili di quello che si è diventerà più difficile. È proprio vero che trasparenza is the new black.