Luca Valpreda Si definisce “Independent Think Tank” ed è una delle prime società di consulenza al mondo che si è focalizzata sul tema della sostenibilità. Con SustainAbility inizia il nostro viaggio nelle principali realtà mondiali della comunicazione e della consulenza specializzate. Abbiamo intervistato Zoë Arden, direttore generale della società.   Zoë, ho letto sul vostro sito che SustainAbility è stata fondata nel 1987. Ma eravate già specializzati in sostenibilità quasi trent’anni fa? Già, sembra incredibile, ma è proprio così. I membri fondatori John Elkington e Julia Hailes fin da giovanissimi sono stati attivisti convinti in campo sociale e ambientale. John, nostro attuale presidente onorario, è stato l’inventore della “triple bottom line”, il principio in base al quale le imprese dovrebbero prendere decisioni societarie che perseguano simultaneamente tre obiettivi: equità sociale, qualità ambientale e prosperità economica. John ha coniato il termine nel 1994, termine che è diventato di uso comune nel 1997, quando è stato divulgato con successo nel suo libro “Cannibals with Forks”. Certo nel 1987 era difficile parlare di sostenibilità con le imprese. Non capivano nemmeno di cosa si stesse parlando! Ora invece le cose sono parecchio cambiate. Come vedi lo scenario attuale della sostenibilità in Gran Bretagna? E’ un mercato che è diventato maturo sotto il profilo della consapevolezza ed è in forte espansione per il crescente impegno di imprese e organizzazioni. Il nostro lavoro quotidiano ne è la testimonianza: siamo sempre più impegnati in giro per il mondo a lavorare con un numero crescente di multinazionali e realtà non-profit. Chi sono i vostri principali clienti? Lavoriamo principalmente con le grandi corporation quotate del settore privato, diciamo per maggiore chiarezza in prevalenza quelle presenti nella classifica di Fortune 500. La nostra scelta di concentrarci su questo segmento alto del mercato è stata dettata da una riflessione di causa-effetto. Quali sono le imprese che hanno il più grande impatto sulla vita di tutti noi? Le più grandi, le più ramificate. E se queste imprese adottano processi e promuovono prodotti sostenibili, il beneficio che se ne ricava è più grande e viene riverberato su un numero maggiore di persone. Ci puoi fare qualche nome dei vostri clienti? Walmart, Shell, Gap, Novartis, AstraZeneca, Nike, Nestlé. Niente PMI, quindi? In Italia sono una realtà imprescindibile… Le PMI rappresentano un segmento basilare anche dell’economia britannica, lo so. Ma noi abbiamo fatto la scelta di operare principalmente con le aziende più grandi, proprio perché crediamo che gli effetti positivi possano avere una ricaduta più ampia. Credo che oggi l’agenda della sostenibilità sia più urgente e attuale che mai. Per questo abbiamo focalizzato i nostri obiettivi sulla capacità di ispirare e influenzare i leader delle imprese più grandi, perché evolvano da un approccio volto alla supremazia sul mercato da “primo della classe” in termini di volumi, fatturati e profitti, verso sistemi e modelli sostenibili completamente nuovi. Però credo che qualcosa facciamo per tutti, anche per le PMI… Che cosa, Zoë? Produciamo costantemente ricerche e report che sono disponibili sul nostro sito www.sustainability.com. Per esempio, da poco abbiamo pubblicato “Orchestrating Change”, un report focalizzato sul crescente bisogno di una collaborazione cross-settoriale per guidare il progresso nel campo della sostenibilità. E, Luca, consiglio anche il recente studio “Sustainability incorporated” (http://www.sustainability.com/library/sustainability-incorporated#.V0W1Tb7kef8) che esplora i percorsi di reale integrazione della sostenibilità nel business aziendale. Molte imprese dichiarano che la sostenibilità è integrata nel loro DNA o risiede nel cuore del loro business, ma la realtà dei fatti è spesso ancora distante da questa rappresentazione. Ci stiamo anche focalizzando su business model innovativi e abbiamo fornito evidenza di questo nostro approccio nella ricerca “Model Behaviour”. SustainAbility è percepita sul mercato come un’agenzia di pubbliche relazioni, come un’agenzia full service o come una società di consulenza? Anche se io personalmente provengo dal mondo delle PR, SustainAbility è tutt’altro. E’ una società di consulenza direzionale, una sorta di ibrido advisor che fa ricerca, divulgazione e aiuta le imprese nel processo di cambiamento radicale necessario per concepire e attuare una economia realmente sostenibile. Chi sono i vostri concorrenti? Detto del nostro posizionamento, è poi vero che anche le agenzie di relazioni pubbliche sono nostri concorrenti potenziali, soprattutto per i servizi di engagement e nello storytelling. Così come le società di consulenza più tradizionali e quelle specializzate nella reportistica. E proposte di supporto alle imprese arrivano con crescente frequenza anche dalle organizzazioni non governative e dal mondo accademico. E’ un mercato che è diventato molto fluido. Noi cerchiamo di non vedere in tutto questo una contrapposizione competitiva netta. La nostra specializzazione è molto forte, la nostra dedizione alla ricerca, alla formazione, al coaching e il nostro apporto strategico sono impegni continui, visibili e apprezzati. Quindi cerchiamo con questi altri “attori” della consulenza nel campo della sostenibilità di stabilire legami, di avviare confronti e, dove possibile, di far nascere anche collaborazioni. All’interno delle aziende clienti, chi sono le figure con cui vi confrontate con maggiore frequenza? Là dove questo ruolo è previsto, con il Chief Sustainability Officer. Se no, direttamente con il top management. Qualche numero, per cortesia, Zoë: dove siete? Quanti siete? Dove operate? Lavorano a tempo pieno in SustainAbility 35 persone. Abbiamo tre uffici a Londra, New York e San Francisco. Ma agiamo in tutto il mondo, seguendo i nostri clienti nei Paesi dove operano e stringendo, quando necessario, partnership con specialisti locali, per esempio per le attività di stakeholder engagement. Come avete segmentato la vostra offerta? Viviamo un’epoca di enormi trasformazioni causate dalla interdipendenza globale, dalle risorse che sempre più scarseggiano e dalle crescenti aspettative da parte degli stakeholder. In questo scenario noi siamo convinti che le imprese debbano concentrarsi su tre aspetti principali: fiducia, innovazione e leadership. Per fare questo abbiamo raccolto i nostri servizi in tre linee consulenziali fondamentali: Intelligence, Engagement e Strategy. I nostri servizi di Intelligence forniscono previsioni e anticipazioni su trend, issue e practice emergenti, individuando le opportunità e le sfide che essi rappresentano per il business dei nostri clienti. Con i nostri servizi di Engagement mettiamo a disposizione dei clienti i migliori panel multi-stakeholder per affrontare ogni tema nel campo della sostenibilità, anche i più delicati e in presenza di situazioni di crisi. Infine, i nostri servizi di Strategy aiutano le aziende a concepire una nuova visione, a definire con chiarezza i propri obiettivi, a creare e realizzare i processi di cambiamento necessari e a comunicare con efficacia tutto quello che si sta facendo. Ci racconti una storia di successo di cui siete particolarmente fieri?   Io direi Nestlé. Abbiamo iniziato a collaborare con loro nel 2007 per lo sviluppo del primo rapporto di sostenibilità globale. Fu il primo a livello mondiale, un grande risultato. Il lavoro con il top management della società è stato intenso anche per ridefinire i loro KPI (key performance indicators). Nestlè è poi diventato – questo è successo quattro anni dopo, nel 2011 – il primo player mondiale del settore food & beverage a raggiungere il livello GRI A+. Anche questo traguardo ha rappresentato per noi una grande soddisfazione. Affianchiamo poi Nestlé nella organizzazione degli eventi di stakeholder engagement, che si sono tenuti in tutto il mondo: Londra, Nairobi, Jakarta, Washington D.C. Per finire, ho visto che siete certificati come Benefit Corporation. E’ stato un passo utile? Molto. Essere una B-Corp ha ulteriormente accresciuto la nostra credibilità e la nostra reputazione. Ci abbiamo creduto da subito. Se non sbaglio, SustainAbility è la seconda società britannica ad avere completato il percorso di certificazione. Già oggi c’è una comunità, in continua crescita, di più di 1.600 B-Corp certificate in 42 diversi Paesi, tutti uniti per lavorare a un obiettivo comune: ridefinire cosa significhi “successo” nel mondo del business.]]>