Tassonomia verde dell’Unione Europea: una breve guida per orientarsi
Un tassello fondamentale per rendere l’Europa più sostenibile… anche dal punto di vista finanziario
Cos’è la Tassonomia verde dell’Unione Europea di cui si è sentito tanto parlare? Perché è un passo fondamentale per trasformare in ottica sostenibile la nostra società? E soprattutto, come funziona? Un rapido approfondimento sulla tassonomia europea che entrerà in vigore dal 31 dicembre 2021.
Tassonomia verde, orientare i flussi di capitali verso attività sostenibili
La Tassonomia verde dell’Unione Europea potrebbe essere considerata un glossario della sostenibilità in chiave finanziaria. Si tratta di una classificazione delle attività economiche e degli investimenti che possono essere definiti sostenibili dal punto di vista ambientale. L’obiettivo dietro questo sforzo di definizione è evidente. L’Unione Europea sta cercando di indirizzare i suoi flussi di capitali verso business e servizi più attenti e responsabili nei confronti dell’ambiente, per assicurare una transizione del sistema finanziario che non sia solo di facciata e avvicinarsi sempre di più agli obiettivi di carbon neutrality per il 2050.
Per poter orientare lo sviluppo economico verso un quadro più sostenibile è necessario che le agenzie di rating ESG, i fondi di investimento, i gestori finanziari facciano riferimento a una metodologia condivisa nel selezionare quali imprese sono sostenibili e quali no. E la Tassonomia verde risponde proprio a questa esigenza di uniformità e normazione.
Ma quali sono i criteri per stabilire chi è sostenibile? Dentro a quali limiti occorre muoversi?
Criteri da soddisfare per essere considerati “green”
La Tassonomia europea individua sei diversi obiettivi ambientali:
- mitigazione del cambiamento climatico
- adattamento al cambiamento climatico
- uso sostenibile e tutela delle risorse idriche e marine
- transizione a una economia circolare
- controllo e prevenzione dell’inquinamento
- protezione della biodiversità e della salute degli eco-sistemi.
Stabiliti questi punti fermi, un’attività economica per ottenere “l’etichetta verde” deve rispondere ad alcuni requisiti.
- Contribuire in maniera sostanziale ad almeno uno degli obiettivi ambientali.
- Non impattare in maniera negativa su nessun altro degli altri obiettivi.
- Rispettare le garanzie sociali minime (seguendo, per esempio, i trattati internazionali sui diritti umani).
- Rispettare i criteri tecnici stabiliti dalla Commissione Europea attraverso Atti Delegati.
In questa prima fase di elaborazione, la tassonomia, e di conseguenza i criteri tecnici, fanno riferimento ai primi due obiettivi ambientali, la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico.
E i criteri tecnici?
Nonostante la normativa sulla Tassonomia per la finanza sostenibile sia in vigore da luglio 2020, manca ancora un aspetto importante: la definizione dei criteri tecnici. I criteri tecnici risponderanno a domande pragmatiche come “qual è il limite massimo di emissioni di CO2 consentito?”. Questo fatidico tassello del puzzle è stato più volte rimandato a causa dell’opposizione di diversi attori. Dai Paesi, preoccupati che i requisiti siano troppo stringenti, alle associazioni ambientaliste, insoddisfatte al contrario dalla morbidezza dei criteri.
Gli scontri principali sono avvenuti sul gas naturale e sul nucleare, inizialmente esclusi dalle bozze di tassonomia ma riguardo ai quali alcuni Paesi, come la Francia ad esempio, hanno protestato fortemente. Settori, invece, osteggiati dagli ambientalisti sono stati l’aviazione e la bioenergia prodotta con la combustione di alberi, entrambi entrati nel draft iniziale. Per il momento gas naturale e nucleare sono rimasti fuori dal primo atto delegato, pubblicato ad aprile insieme alla proposta di direttiva sul reporting di sostenibilità. La decisione, quindi, è stata rimandata.
Tenendo conto che un secondo atto delegato, che riguarderà i 4 obiettivi ambientali per il momento tralasciati, è previsto per il 2022, la strada della Tassonomia verde sembra ancora lunga.
Anche l’aspetto sociale della sostenibilità entra nella normativa
La Commissione europea non si è, però, dimenticata della S nella sigla ESG, ossia l’aspetto sociale. Parallelamente alla definizione della tassonomia verde, l’Europa sta lavorando, attraverso l’organismo Platform on Sustainable Finance, a una bozza di proposta di Social Taxonomy, così da includere nella normativa tutte le variabili di sostenibilità. Questo documento, presentato il 12 luglio e sottoposto a consultazione fino al 27 agosto, dovrà essere adottato dalla Commissione entro il 2021.
La tassonomia social servirà a individuare le attività economiche e gli investimenti che promuovono gli obiettivi sociali. Fondamentale sarà distinguere tra i benefici sociali che una attività genera per sua natura (occupazione, offerta di servizi per il bene comune, aspetti contributivi) da quelli aggiuntivi, come rendere i propri prodotti accessibili a categorie svantaggiate o adoperarsi attivamente per l’inclusione.
I lavori sono in corso, per i risultati dovremo attendere ancora.
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