Transizione, agire oggi per anticipare gli scenari di domani

28 Lug, 2022 | Analisi e commenti

Il prezzo di farsi trovare impreparati è troppo alto. Lungimiranza e capacità di adattamento sono elementi chiave per la sopravvivenza delle imprese.

La complessità degli scenari, da qualche anno a questa parte, è cresciuta in maniera allarmante, emergenza dopo emergenza. È sufficiente pensare a due delle crisi più recenti: quella energetica, innescata dalla guerra in Ucraina e quella idrica, che è salita all’onore della cronaca in questi giorni. Entrambe – ne potremmo nominare anche altre – hanno rotto equilibri (già instabili), reso più difficile la transizione ecologica e colpito con le loro conseguenze dirette e indirette Governi, imprese e cittadini, obbligandoli a correre ai ripari con affanno.

Andare oltre alla logica dell’emergenza

In entrambi i casi siamo stati miopi. Per quanto riguarda la questione energetica, avremmo potuto muoverci dieci anni fa, come hanno fatto altri Paesi europei, diversificando le fonti e i fornitori e investendo con maggiore convinzione nella transizione verso un’economia più sostenibile. Puntare sulle rinnovabili sarà ancora più difficile dopo la caduta del Governo: i decreti attuativi saranno messi in secondo piano di fronte a materie più urgenti, e tanti provvedimenti necessari per il settore vivranno un periodo di impasse.

Anche la questione idrica non è storia nuova. Prima di questa “emergenza”, ci sono state le crisi 2003, 2007, 2012, 2017. E già allora si parlava di come rendere più efficienti le reti idriche intervenendo sulle perdite (estesissime nel nostro Paese) e si discuteva della necessità di investire in maniera diversa nell’agricoltura e nella raccolta delle acque. E cosa è stato fatto? Poco, molto poco.

Ma possiamo davvero parlare di emergenza, oppure è meglio dire che ci troviamo di fronte a due problemi strutturali? La crisi energetica – e con lei quella relativa all’approvvigionamento e ai costi delle materie prime – non è forse conseguenza di un modello economico lineare di fatto insostenibile (estrai, consuma, getta), in cui le risorse sono limitate ma la domanda è sempre in crescita? E, allo stesso modo, la crisi idrica non è una dei tanti figli della crisi climatica, arrivata a chiedere il suo scotto?

Anticipare e adattarsi ai cambiamenti: questione di competitività e sopravvivenza

Per attraversare questa transizione – ecologica, certo, ma fisiologica allo stesso tempo – è necessario superare logica e retorica dell’emergenza e prendere consapevolezza delle dinamiche che influenzano gli scenari sociali, economici e ambientali. Per le imprese non è solo questione di competitività: in alcuni casi si tratta di sopravvivenza e resilienza stessa del business.

Per non ritrovarsi sempre ad agire in emergenza, con tutte le fatiche del caso, diventa centrale saper guardare avanti e pianificare, anticipando gli scenari futuri e adattandosi ai cambiamenti in atto. E i temi di sostenibilità non possono essere messi da parte.

Attivare un percorso di sostenibilità oggi non incide solo su reputazione, immagine e competitività ma prepara l’impresa a fronteggiare le sfide della transizione ecologica. Sapremo farci trovare preparati?

Emilio Conti