Transizione energetica in italia: tra passi avanti e problemi irrisolti

14 Apr, 2025 | Focus Italia

Transizione energetica in Italia e Europa

Il settore dei trasporti resta il principale ostacolo alla transizione energetica e alla decarbonizzazione dell’Italia.

Negli ultimi anni, il quadro delle emissioni di gas serra in Italia ha mostrato un trend positivo, con una progressiva riduzione delle emissioni complessive. La buona notizia arriva dell’Inventario Nazionale delle Emissioni dei Gas Serra dell’ISPRA. Il documento certifica che, nel 2023, le emissioni nazionali hanno raggiunto un totale di 385 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, segnando una diminuzione del 6,8% rispetto al 2022. Un risultato ottenuto grazie all’incremento delle fonti rinnovabili, alla riduzione dell’uso del carbone e a una maggiore efficienza energetica.

Un dato significativo si era già registrato nel 2020, anno in cui le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite del 27% rispetto al 1990, passando da 520 a 381 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente.

Eppure, dietro questi numeri positivi si nasconde un problema irrisolto: il settore dei trasporti, che continua a viaggiare in controtendenza. Se da una parte l’Italia sta facendo progressi nel taglio delle emissioni nel comparto energetico e industriale, dall’altra il trasporto su strada rappresenta ancora un ostacolo alla transizione, con emissioni in crescita e obiettivi europei sempre più difficili da rispettare.

Le emissioni dei trasporti continuano ad aumentare

Secondo l’ISPRA, il settore dei trasporti ha registrato un aumento del 7% delle emissioni rispetto al 1990, risultando oggi responsabile di circa il 28% delle emissioni totali nazionali. Questo dato è particolarmente allarmante considerando che, tra i settori regolati dall’Effort Sharing Regulation (ESR), i trasporti sono quelli in cui l’Italia sta facendo più fatica a contenere le emissioni.

Le ragioni di questa difficoltà sono molteplici. Innanzitutto, il trasporto su strada rappresenta il 90% delle emissioni del settore, con auto private, veicoli commerciali e mezzi pesanti ancora fortemente dipendenti da benzina e diesel. Nel 2022, la maggior parte delle emissioni del trasporto su strada è riconducibile alle autovetture, che contribuiscono per circa il 64% del totale. I veicoli commerciali nel complesso generano quasi il 30% delle emissioni, mentre i ciclomotori, motocicli e autobus rappresentano poco meno del 6%.

Al di fuori del trasporto su strada, le emissioni si distribuiscono tra la navigazione nazionale (5,3% del totale), l’aviazione domestica (2,3%), l’altro trasporto (0,9%) e le ferrovie (0,04%). Inoltre, nonostante i progressi nella mobilità elettrica, la diffusione dei veicoli a zero emissioni è ancora limitata, sia per ragioni di costo che di infrastrutture.

Un trend preoccupante per gli obiettivi europei

L’effetto di questa inerzia si traduce in numeri preoccupanti: nel 2021 l’Italia ha superato i limiti imposti dall’ESR con uno sforamento di 5,5 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente (MtCO₂eq), che sono diventate 5,4 nel 2022 e ben 8,2 nel 2023. Questo trend mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione del 43,7% delle emissioni rispetto ai livelli del 2005 per i settori non ETS (trasporti, residenziale, agricoltura, rifiuti e piccole industrie).

L’Europa fa progressi, ma serve un cambio di marcia per la transizione energetica

A livello europeo, il settore dei trasporti mostra segnali di miglioramento, ma il cammino verso la decarbonizzazione è ancora lungo. Nel 2024, le emissioni di CO₂ legate ai trasporti nell’UE sono diminuite del 5% rispetto al 2019, passando da 1,1 miliardi di tonnellate a 1,05 miliardi. Un risultato legato in parte alla crescita del mercato dei veicoli elettrici, che ha raggiunto i 6,1 milioni di unità.

Tuttavia, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, con le misure oggi in vigore, il settore potrebbe ridurre le proprie emissioni solo del 14% entro il 2030, un dato ben lontano dall’obiettivo europeo di tagliare il 90% delle emissioni dei trasporti entro il 2050. Un segnale chiaro: senza un’accelerazione negli investimenti e nelle politiche di mobilità sostenibile, il rischio è quello di rimanere indietro rispetto agli impegni climatici dell’UE.

Energia: un settore che accelera verso la transizione energetica

Dal lato dell’energia i progressi sono evidenti. Nel 2024 il consumo di carbone in Italia è crollato del 70%, riducendosi ormai a un ruolo marginale nella produzione di elettricità. Le fonti rinnovabili sono cresciute del 12%, trainate soprattutto dall’idroelettrico. La generazione da fonti fossili è scesa al 47% della domanda nazionale, segnando un nuovo minimo storico. Tuttavia, la riduzione complessiva delle emissioni nel 2024 è stata inferiore alle attese (-3% rispetto al 2023), segno che senza interventi mirati sui settori più problematici, la transizione rischia di rallentare.

Se da una parte i progressi nella produzione energetica dimostrano che il cambiamento è possibile, il nodo della mobilità rimane ancora irrisolto. Il ritardo italiano nella transizione dei trasporti dipende da diversi fattori:

  • Infrastrutture per la mobilità elettrica ancora insufficienti

La rete di ricarica per i veicoli elettrici è in espansione, ma non abbastanza rapidamente da incentivare un passaggio di massa dai veicoli a combustione interna.

  • Alti costi delle soluzioni sostenibili

Nonostante gli incentivi, i prezzi delle auto elettriche restano proibitivi per molti cittadini, e l’offerta di mezzi pubblici a basse emissioni è ancora limitata.

  • Dipendenza dai combustibili fossili per il trasporto merci

Il trasporto su gomma domina ancora il settore della logistica, con poche alternative realmente competitive sul piano dei costi e dell’efficienza.

  • Mancanza di una strategia politica chiara e vincolante

Senza misure più ambiziose e un piano di investimenti strutturali, il settore dei trasporti continuerà a rappresentare il principale ostacolo alla decarbonizzazione del Paese.

  • Dipendenza dalle materie prime e mancanza di visione circolare

La transizione verso la mobilità elettrica comporta nuove dipendenze, in particolare per i materiali critici delle batterie come litio, nichel e alluminio, quasi interamente importati. Tuttavia, a differenza dei combustibili fossili, questi materiali sono potenzialmente riciclabili. Investire nell’economia circolare della mobilità è quindi una strategia chiave per coniugare decarbonizzazione e indipendenza industriale.

Verso un cambiamento necessario

Alla luce di questi dati, un’evidenza risulta chiara: senza un’azione decisa e congiunta, la transizione energetica in Italia non sarà completa. Ridurre le emissioni del settore dei trasporti non è solo una necessità ambientale, ma anche una sfida economica e sociale.

L’Europa ha già tracciato il percorso con gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 e le tappe intermedie fissate dall’Agenda 2030. Ora spetta all’Italia decidere se vuole essere protagonista di questa trasformazione o rimanere ancorata a un modello di mobilità obsoleto.

Serve una strategia che renda le scelte sostenibili più accessibili, convenienti e praticabili per tutti. Più che puntare il dito sulle contraddizioni, è il momento di creare le condizioni per un cambiamento reale. Solo così il settore dei trasporti potrà smettere di essere il freno della decarbonizzazione e diventare, finalmente, parte della soluzione.

Francesco Pogliano