“C’è e ci sarà la crisi economica nell’agenda e nella comunicazione politica delle prossime settimane che ci accompagneranno al voto anticipato del 24 Febbraio. (…) C’è però un’altra crisi che non entra e, c’è da scommetterlo, non entrerà nell’agenda e nella comunicazione politica da qui alle elezioni: è la crisi ambientale.” Queste le parole di Sergio Vazzoler che a dicembre sollevava la questione dell’assenza delle tematiche ambientali all’interno dei partiti che si preparano per le imminenti elezioni politiche e proponeva un decalogo che riassume tutte le ragioni per cui converrebbe iniziare a introdurre argomentazioni legate all’ambiente e alla sostenibilità nella comunicazione politica.
Nell’editoriale di oggi in prima pagina sul Corriere della Sera, Aldo Cazzullo mette proprio in evidenza questa totale assenza. Un problema che secondo Cazzullo non è solo di rappresentanza, ma piuttosto di quella che lui definisce l’iniziativa politica: “Nelle varie agende l’ambiente latita. La tutela del territorio, l’inquinamento delle città, persino le energie alternative passano in secondo piano. Certo, la crisi ingurgita tutto, mette le ragioni della produzione e dello sviluppo davanti al resto. Ma alla vigilia di elezioni decisive, la difesa dell’ambiente e della bellezza di un Paese prezioso e delicato come l’Italia dovrebbe essere al centro della discussione pubblica. Invece è diventato lo sfondo di profezie di malaugurio, seguite da allegrie di naufraghi scampati”
Per Cazzullo la questione di fondo è che la politica non è riuscita a “imporre un tema che attraversa tutti i campi della nostra vita quotidiana e della nostra attività, dalle politiche industriali alla sicurezza sul lavoro, dalla salute al turismo (possibile motore della ripresa italiana di cui anche si parla poco). Mentre ai cittadini il tema interessa moltissimo; infatti quando possono occuparsene lo fanno in massa e con determinazione, sia pure nella forma tranchante dei referendum, che riconduce temi complessi come la ricerca sul nucleare e le risorse naturali alla semplificazione talora eccessiva di un sì e di un no. Una volta ogni dieci anni gli elettori battono un colpo; poi la classe politica lascia ricadere lentamente le polveri.”
A questo proposito, è di ieri la proposta del Ministro Clini relativa a un’Agenda Verde per il prossimo Governo: otto “strumenti della leva ambientale per l’economia, l’innovazione e l’occupazione soprattutto nelle piccole e medie imprese” che vanno dalla green economy alla ‘de-carbonizzazione’ dell’economia, dalla riduzione delle emissioni alla lista delle tecnologie verdi, passando per le città sostenibili, le contromisure per climate change e il dissesto idrogeologico, e ancora cooperazione ambientale nel mondo, semplificazione e trasparenza per le autorizzazioni che non difendono l’ambiente e fiscalità ambientale.
- Le conclusioni degli Stati Generali della Green Economy, promossi dal Ministro dell’Ambiente del Governo Monti in collaborazione con la Fondazione Sviluppo Sostenibile di Edo Ronchi, adottate dai rappresentanti di tutte le più importanti associazioni imprenditoriali e di settore dell’economia italiana, indicano le misure e la direzione per consolidare i risultati raggiunti in termini di competitività, crescita e occupazione aggiuntiva dalle imprese italiane che hanno scelto una chiave “verde” per il proprio sviluppo.
- Il Piano nazionale per la “decarbonizzazione” dell’economia italiana e la riduzione delle emissioni di CO2, presentato al CIPE nel maggio 2012 e trasmesso dal Governo Monti alla Commissione Europea nell’ambito del Piano di Riforma Nazionale 2012, costituisce il quadro di riferimento per le politiche e misure necessarie a rispettare entro il 2020 gli impegni del pacchetto europeo “clima-energia”, coerenti con le linee di azione di medio-lungo periodo per allineare l’Italia alla strategia per la decarbonizzazione e competitività dell’economia europea. Il piano è la piattaforma programmatica nella quale vanno collocate le misure per dare attuazione alla Strategia Energetica Nazionale, per recepire le direttive europee che regolano il mercato dei permessi di emissione, l’efficienza energetica e la fiscalità energetica, per promuovere le modalità di trasporto e mobilità a bassa intensità di carbonio e a base emissioni, per sostenere lo sviluppo della chimica verde e dei biocarburanti di seconda e terza generazione.3. La lista delle tecnologie e dei sistemi “verdi”: meccanismi incentivanti per la crescita sostenibile e “Green Procurement” della Pubblica Amministrazione.
- L’istituzione della lista delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti che contribuiscono alla riduzione dell’intensità di carbonio dell’economia prevista dal Piano per la decarbonizzazione. La lista riguarda tutti i settori (energia, chimica, trasporti, rifiuti, agricoltura) e prevede l’applicazione del sistema di “carbon management” e di “carbon foot printing” di processi e prodotti sulla base di accordi volontari con le imprese.La lista è lo strumento per regolare l’accesso prioritario delle imprese e dei soggetti privati:
a) ai fondi strutturali 2014-2020;
b) ai benefici previsti dal “Fondo rotativo del Protocollo di Kyoto” istituito presso la Cassa Depositi e Prestiti, che dovrebbe essere rifinanziato per il periodo 2014- 20120;
c) ad una riduzione del 55{f94e4705dd4b92c5eea9efac2f517841c0e94ef186bd3a34efec40b3a1787622} dell’IVA o al credito di imposta (a saldo zero per la finanza pubblica nel ciclo economico dell’investimento) sull’acquisto o per l’impiego delle tecnologie e dei sistemi della lista nel periodo 2014-2020.
La lista inoltre dovrà costituire il quadro di riferimento per le forniture e gli acquisti della pubblica amministrazione (Green Procurement). - Smart Cities: la progressiva penetrazione dei sistemi di generazione distribuita con fonti rinnovabili e ad alta efficienza di elettricità-calore-freddo nelle aree urbane, in combinazione con lo sviluppo delle “reti intelligenti”. Il pacchetto degli incentivi per le fonti rinnovabili e per l’efficienza energetica sta provocando un duplice effetto positivo sulla riduzione dei consumi e dei costi dell’energia e sulla promozione di una filiera nazionale competitiva sui mercati internazionali sia sviluppati (USA) sia nelle economie emergenti (Brasile,Cina e India in particolare). Questo processo va sostenuto come fattore chiave per la crescita ed il superamento dei vincoli e dei costi del sistema elettrico tradizionale, anche nella prospettiva di rafforzare il ruolo dell’Italia nella competizione europea per le smart cities.
- Il piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la messa in sicurezza del territorio, presentato al CIPE, è lo strumento per la prevenzione dei rischi e dei danni ai quali è sempre più esposto il nostro paese per l’alta e crescente vulnerabilità agli eventi estremi. Il Piano risponde anche all’impegno assunto dall’Italia in ambito europeo. Il Piano prevede che vengano pienamente attuate in Italia le direttive europee in materia di alluvioni, anche attraverso l’istituzione delle Autorità degli otto bacini idrografici, previste da una norma del 2006 ma sempre rinviata.
Il Piano prevede inoltre 2,5 miliardi/anno di investimenti di cui 1 miliardo di risorse pubbliche e 1,5 miliardi risorse private agevolate con credito di imposta. Gli investimenti pubblici dovrebbero essere liberati dal vincolo del patto di stabilità, come già richiesto alla Commissione Europea. - La cooperazione ambientale internazionale, nell’ambito degli impegni e dei programmi approvati dalla Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro nel giugno 2012, RIO+20. I programmi bilaterali e multilaterali per la protezione dell’ambiente globale realizzati nel corso degli ultimi 10 anni hanno costituito un volano importante per la promozione delle tecnologie verdi italiane nei mercati emergenti, con ritorni significativi per l’Italia nell’ambito delle Nazioni Unite e per le nostre imprese. Gli impegni assunti a RIO+20 danno un ruolo ancora maggiore alla cooperazione ambientale internazionale, attraverso l’istituzione del Green Climate Fund. In questo contesto è strategico mantenere un ruolo da protagonista, valorizzando i programmi già realizzati e prevedendo misure incentivanti – come il credito di imposta – per le imprese che esportano tecnologie e sistemi inclusi nella Lista Verde.
- Semplificazione e trasparenza al fine di superare il collo di bottiglia delle autorizzazioni ambientali che non proteggono l’ambiente. Le misure già adottate e quelle rimaste “in sospeso” a causa della interruzione delle legislatura, per stabilire procedure tecniche sulla base dei migliori standard europei e tempi “non discrezionali” per le procedure di autorizzazione, sono una “infrastruttura” necessaria per liberare risorse e favorire investimenti sostenibili per la crescita : dalle bonifiche dei siti contaminati alla riqualificazione ambientale degli impianti industriali ( non solo ILVA), dai progetti per le infrastrutture a quelli per le nuove imprese industriali.
- L’introduzione della fiscalità ambientale , come previsto dal disegno di legge “delega fiscale” , per spostare progressivamente la tassazione dal lavoro all’impiego delle risorse naturali ( acqua e suolo) e di quelle energetiche (carbon tax) è un volano efficace per trasformare l’economia in una direzione più efficiente e competitiva, come ripetutamente sottolineato dall’Unione Europea e da OCSE. E’ una misura chiave per la crescita sostenibile dell’Italia.
Il documento proposto da Clini vuole anche essere uno spunto per il dibattito a cui vorranno partecipare cittadini, aziende, esponenti politici, giornalisti, imprenditori della green economy attraverso il forum Agenda Verde.