Creare un’unica via ciclabile di 679 km, che colleghi Venezia a Torino lungo il fiume Po: questo l’obiettivo del progetto VenTo, messo a punto da alcuni ricercatori del Politecnico di Milano per dare vita a una infrastruttura che possa incentivare la mobilità sostenibile, attirare turismo e costruire la prima grande ciclovia italiana all’altezza di quelle che in molti paesi europei costituiscono già una consolidata realtà. Il professor Paolo Pileri, responsabile del progetto presso il Politecnico di Milano, illustra gli ostacoli e le opportunità legati al progetto.

Quali sono i principali benefici della realizzazione di un unico percorso interamente dedicato alla ciclomobilità?

La pista attraverserà 120 Comuni: i benefici sono per tutte le aziende agricole, i centri commerciali, le strutture ricettive, le attività culturali dei territori direttamente interessati, ma anche di quelli limitrofi. E’ un progetto che può dare respiro a tante piccole realtà in sofferenza. La valle del Po è terra un po’ abbandonata, è terra di confine tra Lombardia ed Emilia Romagna, Lombardia e Veneto… è un territorio dimenticato dalla progettualità e dagli investimenti. VenTo permetterà la rivalutazione dell’intera area, con vantaggi per le realtà che vivono di cultura e turismo, ma anche per tutte le economie della bicicletta: i turisti su due ruote sono turisti consapevoli, interessati alla sostenibilità e che spendono in loco, anche perché devono viaggiare leggeri e non possono portarsi dietro molte cose per il viaggio. Ne trarrà beneficio anche la mobilità locale, soprattutto quella fluviale, ad oggi praticamente dimenticata: le barche, se ci sono, sono vuote.

A differenza del Nord Europa, In Italia si tratterebbe del primo progetto infrastrutturale di così ampio respiro relativo alla mobilità ciclabile. Quali sono i principali ostacoli che rendono difficile offrire le possibilità di turismo sostenibile nel nostro Paese?

Il principale ostacolo è che, a differenza degli altri Paesi, la richiesta attuale è praticamente pari a zero. Si tratta di un limite prevalentemente culturale, ma non deve diventare una scusa per arrendersi: neppure i limiti culturali sono irrisolvibili. Bisogna creare una cultura della bicicletta non solo come svago della domenica o da utilizzare in città, ma come vero e proprio mezzo di trasporto a tutti gli effetti, accettandone le limitazioni, come quella data dalla maggiore lentezza. Il secondo problema si lega invece alla gestione dei territori da parte dei Comuni: al momento non c’è sinergia né progettualità, ognuno pensa per sé. VenTo deve essere concepita come un’infrastruttura simile ad un’autostrada: può funzionare solo se c’è coordinamento. Per questo il nostro lavoro non si limita alla progettazione, ma si estende anche a coltivare uno spirito sinergico e cooperativo, per creare una struttura che possa inserirsi all’interno dei grandi circuiti europei.

Tra i punti di forza del progetto sembrano esserci anche i costi contenuti, grazie alla possibilità di sfruttare molti dei tratti ciclabili già esistenti: quali interventi sono necessari e cosa, invece, è possibile conservare?

La forza del progetto è proprio questa: la possibilità di dare vita alla prima grande infrastruttura ciclabile italiana mantenendo i costi contenuti grazie allo sfruttamento di tute le risorse già presenti. Per questo abbiamo impiegato un anno e mezzo per realizzare il progetto, facendo sopralluoghi in bicicletta nel 2010 e riscontrando la presenza di 151 km di ciclabile già pronti per essere sfruttati senza la necessità di nessun intervento aggiuntivo. In più, c’è la possibilità di sfruttare le sommità arginali, alcune già asfaltate, altre recuperabili. Gli interventi più costosi e impegnativi sono i ponti necessari lungo il percorso, che può essere in grado di portare un flusso di 300mila – 500mila persone l’anno.

La ciclovia costituirebbe un importante anello di congiunzione tra turismo e valorizzazione del territorio: gli operatori turistici ed ambientali sono pronti a lavorare in sinergia?

Il problema non è che non sono pronti, è che non ci sono proprio. In Italia ancora mancano figure dalla preparazione specifica in grado di coniugare valorizzazione e tutela del territorio con la promozione turistica, ma non crediamo che questo sia un ostacolo insormontabile: l’attenzione, in tal senso, è crescente.

Da parte di chi avete riscontrato maggiori favori nei confronti del progetto e chi, invece, mostra maggiori resistenze?

I più difficili da coinvolgere, inizialmente, sono stati i Comuni, ma le resistenze non sono date da contrarietà al progetto in sé, quanto piuttosto da immaturità culturale e logiche di bottega. Con il tour che abbiamo intrapreso in bicicletta nel corso dell’estate abbiamo voluto trasmettere questo importante messaggio: che i benefici non si limitano all’economia locale dei Comuni interessati, ma anche alle realtà limitrofe, all’intero territorio attraversato dalla pista ciclabile. Non ha aiutato nemmeno il disinteresse da parte delle Regioni, ma con il tempo le adesioni sono arrivate e continuano ad arrivare, come dimostrato dall’elenco pubblicato sul sito web ufficiale del progetto VenTo. La Regione Piemonte sarà la prima ad aderire ufficialmente.

Per la promozione del progetto avete fatto una scelta inusuale: inforcare le biciclette e mostrare a colpi di pedale la sua realizzabilità, tramite un tour lungo tutto il percorso interessato. L’idea ha pagato?

Spesso l’Università e gli accademici che vi lavorano vengono visti come molto distanti dalla realtà pratica e quotidiana. L’Università, però, è in primis un servizio per i cittadini e noi ci siamo messi in gioco per raccontarla. In questo modo abbiamo potuto dimostrare di credere molto nel progetto, ma anche di conoscere bene tutti i mondi che ne saranno coinvolti: ci siamo sottoposti a questa sorta di “iniziazione” per farci conoscere e per convincere le amministrazioni, i commercianti, i ciclisti, cercando di parlare il linguaggio di tutti i diversi gruppi. L’esperienza ha decisamente pagato, anche a livello umano: abbiamo raccolto adesioni, ricevuto tante mail, nella maggior parte dei Comuni siamo stati ospitati gratuitamente.

Oggi, il progetto VenTo quanto dista dalla sua effettiva realizzazione?

Il progetto è stato inserito nell’Agenda Italia, guadagnandosi la legittimazione a livello nazionale insieme ad altri 69 progetti, grazie anche all’attenzione diretta del Ministro dell’Ambiente, che ha mostrato grande interesse. Il lavoro da fare è ancora tanto a livello di ricerca, per la quale, almeno in questa prima fase, abbiamo voluto escludere ogni forma di finanziamento privato: occorre studiare forme e progetti per la manutenzione delle infrastrutture e dei beni culturali, studiare un sistema di ciclabili locali che si innestino sulla dorsale per moltiplicare fluidità e fruibilità, lavorare sulla comunicazione. Per i tempi di realizzazione si vedrà, ora andiamo avanti con la progettazione.