Verso il recepimento della CSRD in Italia: gli ultimi sviluppi
Introdotta la figura del revisore della sostenibilità e sanzioni amministrative fino a 2,5 milioni di euro per i primi due anni. Previsti tre anni per preparare la filiera al bilancio ESG.
Il Consiglio dei Ministri italiano ha recentemente fatto un passo significativo nel recepimento della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la direttiva dell’Unione Europea che rappresenta un punto di svolta per la trasparenza e la responsabilità delle aziende in materia di sostenibilità. Questa fase, che dovrà essere completata entro il 6 luglio, pone l’Italia e le sue aziende di fronte a nuove sfide e opportunità. Il 10 giugno è stato approvato un primo scheda di decreto legislativo, attualmente in valutazione alla Camera. Ecco le principali novità.
Un piccolo ripasso: obblighi di rendicontazione estesi
La CSRD amplia gli obblighi di rendicontazione delle informazioni di sostenibilità oltre alle sole quotate, includendo tutte le grandi imprese e società madri di grandi gruppi, incluse le piccole e medie imprese quotate sui mercati regolamentati. L’attività di reporting dovrà seguire standard comuni europei (ESRS) elaborati dall’Efrag e adottati dalla Commissione Europea.
Le informazioni di sostenibilità entreranno a far parte della relazione degli amministratori sulla gestione, con tempistiche e modalità previste dalla nuova normativa nazionale. Dati economico-finanziari e ESG si troveranno così a convivere in un unico documento integrato: una soluzione per rendere ancora più evidente la necessità di integrare i temi di sostenibilità all’interno del business.
Il revisore della sostenibilità
La CSRD introduce la figura del “revisore della sostenibilità”, una nuova funzione che può essere ricoperta sia dal revisore legale del bilancio sia da un revisore legale diverso. L’importante è che il revisore sia iscritto nel registro dei revisori legali e possieda l’abilitazione necessaria per attestare la rendicontazione di sostenibilità.
Uno degli aspetti più dibattuti durante la fase di consultazione pubblica riguarda il sistema sanzionatorio. Il decreto prevede sanzioni amministrative fino a un massimo di 2,5 milioni di euro per i primi due anni dall’entrata in vigore delle nuove regole. Le sanzioni sono applicabili anche alle violazioni in materia di rendicontazione di sostenibilità: si mantiene così una continuità con il sistema sanzionatorio delle informazioni finanziarie. Su questo punto però non mancano dubbi e contestazioni.
Il ruolo dei lavoratori e della filiera
Il decreto prevede inoltre il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori nel processo di rendicontazione di sostenibilità. Questo dialogo è essenziale per discutere le informazioni pertinenti e i metodi per ottenerle e verificarle, consentendo ai rappresentanti di esprimere il proprio parere e assicurando che esso venga comunicato agli organi amministrativi e di controllo. Un modo per coinvolgere sempre di più una categoria di stakeholder centrale per le aziende.
Uno degli aspetti chiave della CSRD è l’estensione dell’obbligo informativo all’intera catena del valore dell’impresa, inclusi prodotti e servizi, rapporti commerciali e catena di fornitura. La norma in questo è coerente e direttamente collegata a un’altra recente direttiva europea: la CS3D, sulla due diligence di sostenibilità, rivolta esplicitamente al controllo delle filiere. Ma quali sono le tempistiche previste dalla CSRD per il coinvolgimento delle catene del valore? Al momento per i primi tre esercizi finanziari, le aziende potranno omettere alcune informazioni non disponibili, a condizione che spieghino le ragioni e descrivano gli sforzi compiuti per acquisirle.
Prospettive future
«Sul recepimento della CSRD da parte dell’Italia arrivano segnali importanti, in linea con lo spirito della direttiva e con i timori delle aziende» commenta Giulia Devani, team leader dell’Area reporting di Amapola. «Le organizzazioni avranno tre anni per ingaggiare l’intera catena del valore e i lavoratori saranno coinvolti attraverso i loro rappresentanti nella rendicontazione. Alle imprese si darà il tempo per adeguarsi, continuando a lavorare per rendere la sostenibilità sempre più integrata e diffusa all’interno del business, grazie al coinvolgimento degli stakeholder a vari livelli».
L’approvazione del decreto per il recepimento della CSRD rappresenta un passo importante verso una maggiore trasparenza e responsabilità delle aziende italiane. Tuttavia, è cruciale che le aziende non vedano questi requisiti solo come obblighi normativi, ma come opportunità per migliorare la loro competitività e la fiducia degli stakeholder. Solo così diventerà davvero strategica.